Eco-consumismo: ahimè, un’altra faccia del capitalismo

Oggi tutti sanno che i prodotti eco-friendly sono migliori per il Pianeta e che dovremmo comportarci in modo più ecologicamente responsabile. Tuttavia, la situazione non è così marcatamente definita e spesso il consumo di prodotti green può essere peggiore che il contrario. Ecco cosa possiamo fare, e perché. 

Di Veronica Wrobel, articolista dell’Agenzia di Stampa Giovanile

Tradotto da Carlotta Zaccarelli

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Dato che la crisi ambientale si sta trasformando in una continua fonte di ansia, negli ultimi anni l’appetito per il consumo eco-friendly è andato crescendo stabilmente. Borse realizzate con materiali sostenibili, cannucce di metallo e bottiglie riutilizzabili sono diventate le armi indispensabili degli eco-guerrieri. E le aziende hanno sempre più spesso dichiarato che il loro processo produttivo sta virando verso pratiche più green. 

Di primo acchito, sembra che il mondo si stia muovendo verso un’economia più sostenibile. Ma non c’è impressione più sbagliata: la verità è che stiamo ancora comprando troppe cose.

Salvare l’ambiente è diventato solo un altro trend che, come gli altri, le aziende stanno sfruttando e al quale i consumatori stanno cedendo. I prodotti green sono diventati un nuovo status symbol. 

Questi prodotti sono diventati popolari grazie al movimento ambientalista e alla coscienza green che ci è stata quasi imposta in quest’era di informazione costante. Le industrie non hanno aspettato molto per sfruttare la situazione e trasformarla in un’opportunità di vendita – sempre al rialzo. Perché ora, l’aggiunta di un’etichetta che dichiari la sostenibilità del prodotto sta dando alle aziende la scusa per alzare il prezzo per cose che, in primo luogo, dovrebbero essere prodotte in modo etico!

Non sto dicendo che tutte le compagnie si comportano in questo modo, però purtroppo la maggior parte senz’altro lo fa. Uno studio ha rilevato che il 98% dei prodotti “eco-friendly” ha sfruttato il cosiddetto greewashing – definito come “un comportamento finalizzato a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti”.

Ma non è questo il punto. Oltre ad aprirsi una grossa questione legata al greewashing e alla disinformazione del consumatore, i prezzi rialzati implicano che solo le persone in grado di affrontare i costi astronomici dei prodotti green siano capaci di determinare un cambiamento “ecologico”, sminuendo tutti gli altri.

Come consumatori, dobbiamo affrontare una realtà dura e scomoda. Non possiamo uscire dalla crisi climatica e non possiamo cambiare il mondo senza sacrificio. Siamo stati abituati a pensare che se compriamo prodotti coerenti con la nostra filosofia green, allora determineremo un cambiamento più importante di quello che avremmo generato con il nostro attivismo. Comprare prodotti sostenibili è un’ottima mossa che fa sentire meglio i consumatori e arricchisce le aziende. Non è vero che siamo giustificati a comprare più di qualcosa solo perché quel qualcosa ha la certificazione di ecosostenibilità. L’eco-consumismo è infatti un ossimoro. Comprare più cose e descrivere la nostra identità attraverso le nostre scelte di consumo non ha nulla a che fare con l’ecosostenibilità. 

Tutto questo genera inoltre un’altra grande questione. L’eco-consumismo e l’attuale sistema economico responsabilizzano enormemente l’individuo che sente la pressione di informarsi e scegliere bene per se stesso e per l’ambiente. In realtà, 100 aziende sono responsabili di più del 70% delle emissioni globali di gas serra dal 1988 ad oggi. Tuttavia, ci stanno convincendo che tutto quello che c’è da fare per fermare la crisi climatica sia spendere più soldi in prodotti sostenibili. 

Basta con i fatti, ora passiamo all’azione!

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Ecco un po’ di cose che puoi fare per evitare di cadere nella trappola dell’eco-consumismo.

La prima cosa è riconoscere e ricordare le tue intenzioni quando stai comprando qualcosa. Hai davvero bisogno di un’altra borsa? Quanto la userai davvero? Ogni volta che compriamo qualcosa, cerchiamo spesso di giustificare acquisti di prodotti che vogliamo ma non ci servono. 

Il secondo passo è comprare di meno e comprare usato. E ancora prima, controlla se puoi dare una nuova vita a qualcosa che già possiedi o prendi in prestito da amici e parenti. Comprare qualcosa di nuovo, anche se davvero sostenibile, deve essere l’ultima opzione. Ci vorrà molto autocontrollo e volontà per resistere all’impulso di comprare qualcosa che non ti serve davvero. Come quando, ad esempio, eviterai di comprare l’ennesima bottiglietta riutilizzabile per l’acqua. 

Terzo (e più difficile) scalino da affrontare è pensare in termini di economia circolare. Dobbiamo iniziare a considerare non solo l’estetica e il prezzo di un prodotto, ma anche il suo materiale e le risorse usate per produrlo. Dobbiamo riflettere sulla possibilità di riutilizzarlo e ripararlo, di riciclarlo. Per esempio, invece di buttare via le scatolette dei fagioli, io le uso come vasi per piante e fiori. Ci sono molti altri esempi e mi piacerebbe conoscere nuove proposte nei vostri commenti!

Quarta fase, attivati! Aderisci a movimenti, campagne e gruppi per essere coinvolto nelle politiche locali. Marciare e protestare quando è di moda non cambierà molto le cose, ma fare continuamente pressione sui politici e sulle aziende darà molti più risultati. La continuità è la chiave, in questa situazione. Scrivi email, manda lettere, chiama per far sentire la tua voce. E naturalmente, coinvolgi la tua famiglia, i tuoi amici, la tua comunità, la tua scuola, la tua squadra e gruppi sociali a cui appartieni.