Così diventiamo immuni dalle fake news sul clima

È un virus che non abbandona l’informazione sulla crisi climatica, anzi, è proprio nei momenti in cui gli impatti del clima sembrano farsi più gravi che tornano ad infettare le notizie e a minare la comprensione sulla rilevanza del clima nella sfera pubblica. Ma ci sono molti strumenti per tenere lontano il virus, come è emerso dall’incontro di esperti che hanno dialogato con John Cook, pluripremiato professore australiano, nell’incontro organizzato a Roma da CMCC e WWF.

di Marco Talluri

Lunghi, inusuali, periodi di caldo estremo che diventano la norma, temperature del Mar Mediterraneo che raggiungono livelli mai registrati in oltre un secolo, piogge intense e violente che producono alluvioni che mettono in ginocchio interi territori: quando la crisi climatica manifesta la sua urgenza in maniera più evidente, alcune notizie false, tese a sminuirne la portata e la gravità, tornano a circolare sui media. È quanto emerge da una recente analisi di IDMO (Italian Digital Media Observatory): nel maggio 2023, ad esempio, con le false storie sull’alluvione dell’Emilia-Romagna, la disinformazione sul clima è quasi il triplo del mese precedente. 

“La disinformazione provoca una serie di effetti negativi sulla percezione delle persone, ma ci sono strumenti che ci fanno smascherare le bugie e contribuiscono a un’opinione pubblica più informata”, sono parole di John Cook, psicologo del  Melbourne Centre for Behaviour Change, fondatore di Skeptical Science, il pluripremiato sito sulla disinformazione climatica, una delle voci più autorevoli al mondo sul tema.

Durante l’incontro Clima, news e fake news. Orientarsi nella crisi climatica tra scienza e informazione, organizzato dal CMCC – Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti Climatici e WWF a Roma, Cook ha dialogato con alcuni esperti italiani come i climatologi Paola Mercogliano (CMCC) e Antonello Pasini (CNR), Monia Azzalini dell’Osservatorio di Pavia, Riccardo Luna (direttore di Green&Blue, Repubblica), Edoardo Zanchini (Direttore Ufficio Clima del Comune di Roma), Mariagrazia Midulla del WWf e Mauro Buonocore del CMCC che ha moderato l’incontro.


John Cook, fra l’altro, ha scritto con Stephan Lewandowsky la pubblicazione “Il manuale della demifisticazione, come sfatare i miti della disinformazione“. Sfatare i miti e le convinzioni erronee è problematico. A meno che non si presti grande attenzione, qualsiasi sforzo per smascherare la disinformazione può inavvertitamente rafforzare proprio quei miti e quei convincimenti che si cerca di correggere. Per evitare che ciò accada, e perché la confutazione sia davvero efficace, servono tre elementi, approfonditi in dettaglio in questo Manuale della demistificazione, disponibile in italiano grazie al lavoro dell’Italian Climate NetworkPrimo, la confutazione deve concentrarsi sui fatti che si desidera comunicare piuttosto che sul mito stesso, per evitare che l’informazione errata diventi più familiare e si radichi ancor di più nella mente delle persone. Secondo, qualsiasi riferimento a un mito deve essere preceduto da avvertimenti espliciti per far sapere a chi legge o ascolta che l’informazione che segue è falsa. Infine, la confutazione deve includere una spiegazione alternativa: quando si sfata un mito, nella mente delle pesone si crea infatti una lacuna che deve essere colmata. In caso contrario, l’azione di demistificazione rischia di non essere davvero efficace.


Raccontare i fatti, anche utilizzando tecniche di fact-checking, è molto importante, ha spiegato Cook, ma c’è qualcosa in più che è utile a vaccinarsi contro le fake news: gioco e ironia applicati al pensiero critico sono strumenti potentissimi per riconoscere e smontare le tecniche retoriche. “Le persone comprendono meglio e di più se sono coinvolte nel pensiero critico. Una delle tecniche più efficaci è quella di coinvolgere le persone attivamente, con applicazioni per smartphone, con giochi, e renderle protagoniste di tutte quelle attività che sono necessarie per smascherare il negazionismo”. Un fenomeno che qualche anno fa si rivolgeva soprattutto a negare l’esistenza del problema e le fondamenta delle conoscenze scientifiche sul ruolo delle persone e dei combustibili fossili, ha continuato Cook, ma che continua oggi, soprattutto cercando di screditare le politiche e le soluzioni che oggi sono necessarie per affrontare la crisi climatica.

“Le soluzioni alla crisi climatica si costruiscono anche e soprattutto con il coinvolgimento attivo della cittadinanza”, ha spiegato Paola Mercogliano, climatologa del CMCC che coordina il progetto di ricerca AGORA. “Per costruire società resilienti agli impatti dei cambiamenti climatici bisogna individuare delle azioni che sono efficaci se progettate e realizzate bene a livello locale. Con AGORA stiamo realizzando in tutta Europa una serie di iniziative che chiamano le comunità ad essere consapevoli non solo della giusta informazione sul clima, ma anche di come utilizzare la conoscenza prodotta dalla ricerca scientifica affinché si traduca in proposte concrete per proteggersi dagli impatti negativi della crisi climatica e trasformarla in un’opportunità di sviluppo sostenibile.

“Mentre la vostra casa brucia, perdereste tempo prezioso a discutere con chi non vuole chiamare i vigili del fuoco? No, di certo. Eppure, è esattamente quello che sta avvenendo sulla crisi climatica” afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. “L’accesso a informazioni puntuali, verificate e fondate sulla scienza è un diritto dei cittadini. Un diritto che permette non solo di comprendere ma anche di agire sulla crisi climatica che è l’emergenza del nostro tempo e di cui subiamo quotidianamente gli impatti. Ormai è chiaro che chi nega il riscaldamento globale cerca solo di rallentare l’azione per abbattere le emissioni di gas serra, per l’87% provocate dall’uso dei combustibili fossili (gas, petrolio, carbone). La sfida che ci aspetta è troppo importante per la natura e per l’umanità, dobbiamo ottenere che dalla COP28 nasca un nuovo impulso comune per l’azione contro la crisi climatica, fare del Piano Energia Clima uno strumento per ridurre davvero le emissioni, far sì che il G7 a presidenza italiana riesca a lanciare la transizione globale verso le rinnovabili. Chi deve agire deve farlo in fretta e senza continuare a cercare scuse”.

Quindi, se l’informazione sulla crisi climatica cresce, come anche testimoniato dall’analisi dei principali giornali quotidiani e TG nazionali monitorati dall’Osservatorio di Pavia per Greenpeace dal 1° gennaio 2022, la strada delle soluzioni all’emergenza clima passa attraverso una cittadinanza consapevole di come orientarsi in mezzo alla crescente proposta di informazione e di come riconoscere l’informazione affidabile.

Articolo originale pubblicato su Ambiente e non solo, blog giornalistico nel quale si parla di ambiente, emergenza climatica, sviluppo sostenibile, mobilità sostenibile, comunicazione e non solo