Cosa ci dobbiamo aspettare in concreto dalla COP23?

Oggi sono iniziati i negoziati sul clima a Bonn, in Germania, e dureranno fino al 17 novembre. Siamo stati a fare un giro nella Bonn Zone, l’area dove ci sono gli stand dei vari paesi e dove le organizzazioni del terzo settore e della società civile tengono i loro eventi, per parlare delle sfide della COP23 dal proprio punto di vista. abbiamo partecipato ad un intervento tenuto dalla Cina, dall’Ecuador, dal Sud Africa e dal Third World Network.
Pieg Lang, dalla Cina, ha sottolineato il fatto che c’è bisogno di ripensare in maniera più ampia i contributi nazionali (NDC): “dobbiamo connettere le azioni pianificate a livello istituzionale con i cittadini e altri attori della società civile, ma anche con le risorse disponibili”. Inoltre, ha menzionato che è importante coordinare e allocare correttamente queste risorse in maniera bilanciata, secondo le necessità dei singoli paesi, sia sulle azioni di mitigazione che di adattamento.
Andrés Mogro, dall’Ecuador, ha invece approfondito una tematica fondamentale: i finanziamenti. Ha menzionato il fatto che “gli NDC non sono solo un numero su un pezzo di carta, perché questo implica una visione limitata, mentre non c’è solo bisogno di soldi, ma di risorse intese in senso più ampio.” Ha sottolineato più volte il fatto che in termini di finanze, c’è un grande squilibrio tra le risorse allocate per la mitigazione (90%) e quelle invece destinate alle politiche di adattamento (10%). Nonostante sia aumentata la mobilitazione di risorse, la proporzione è rimasta invariata. Infine, Andrés ha sottolineato come l’ammissibilità al finanziamento di progetti per i paesi a “medio-reddito”siano ancora inadeguate. Tali paesi, che ancora necessitano di importanti investimenti per implementare politiche climatiche efficaci, necessitano di un diverso quadro normativo che determini più efficacemente cosa è una politica climatica e cosa non lo è, altrimenti si rischia di bruciare risorse.
Xolisa Ngwadla, dal Sud Africa ha invece parlato del fatto che non è possibile discutere dell’agenda post 2020, se prima non si tiene conto dei risultati effettivamente ottenuti finora. Secondo lui, è necessario fare luce su come i paesi più ricchi possano supportare quelli con meno risorse. Ha menzionato il fatto che è necessario stabilire un quadro regolatorio che tenga conto delle prospettive di tutti gli attori.
Il Third World Network è stato molto critico su tre punti in particolare. Da una parte, i risultati ottenuti prima del 2020, come l’Emedamento Doha, sono stati  lasciati indietro dalle nuove negoziazioni, spostando le responsabilità stabilite inizialmente. Dall’altra parte, bisogna fare i conti con la decisione degli Stati Uniti di non rispettare l’Accordo di Parigi nei prossimi 3 anni; in questo contesto, le ONG hanno l’importante ruolo di osservare che non vengano distrutti i progressi ottenuti finora. Infine, la sfida di queste negoziazioni sarà quella di ottenere un piano di lavoro inclusivo di tutte le prospettive, guidato da tutte le Parti e non imposto dall’alto dai soliti pochi.
Ci sono molte aspettative per questa COP23, così come ci sono tante sfide, vecchie e nuove. Inoltre, tenendo conto del poco tempo rimasto a disposizione per l’implementazione degli Accordi di Parigi, sarà essenziale che il processo sia inclusivo e che i singoli contributi portino ad una visione più comprensiva di tutte le parti in gioco.