COP28: Le voci dei giovani e di Tuvalu

Venerdì 8 dicembre è stata una giornata molto intensa alla COP28, ripercorriamola insieme.

di Ilaria Bionda

Le voci di Tuvalu e dei giovani hanno aperto la nona giornata di Cop28, inaugurandone la seconda settimana di lavori. Gli abitanti dello stato insulare situato nel mezzo dell’Oceano Pacifico, in Polinesia, hanno organizzato una action, una protesta autorizzata, per sottolineare le proprie istanze di lotta al cambiamento climatico. Un grande striscione rendeva chiaro il messaggio: “Non stiamo affondando, stiamo combattendo”. Tuvalu, infatti, a causa dell’innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico, sta lentamente vedendo il suo territorio ridursi, con il conseguente accrescersi di innumerevoli problemi legati in modi diversi alla vita quotidiana, dalle case in cui abitare alla coltivazione dei campi.  

Qualche minuto dopo si sono riuniti i giovani, in un’azione organizzata dalle attiviste di Fridays For Future. Al grido di “Cosa vogliamo? Giustizia Climatica. Quando la vogliamo? Adesso!”, gli esponenti delle future generazioni hanno voluto alzare la voce nella giornata tematica a loro dedicata. L’8 dicembre, difatti, i temi centrali della Conferenza sono stati i giovani, i bambini e l’istruzione: tre temi cruciali per il più grande evento sul clima al mondo. Si tende a sottovalutare che il futuro del Pianeta è anche il futuro dei più piccoli e questa è la prima Cop in cui i diritti dei bambini entrano all’interno delle negoziazioni.

Anche il direttore generale della Conferenza, Majid Al Suwaidi, aprendo la giornata di venerdì, ha voluto sottolineare questi aspetti e ha auspicato che la Cop28 sia “di svolta grazie anche ai giovani, perché possono dare un grande contributo per delineare l’accordo. Abbiamo bisogno di voi in questo negoziato”, ha esortato. Temi, questi, che entrano inoltre a piè pari nella questione della giustizia climatica, della transizione giusta e, quindi, nel rapporto molto stretto tra diritti umani e crisi climatica.

Tra i padiglioni della COP è stata in generale una giornata molto attiva. Si sono tenute, infatti, varie altre proteste autorizzate, soprattutto a favore di una concreta finanza climatica, che tenga conto degli impatti del cambiamento climatico, e per la fine dell’utilizzo dei combustibili fossili soprattutto nelle aree naturali protette.

L’8 dicembre è stato anche il giorno dei cosiddetti pairing tra i ministri. Un nuovo step dei negoziati è difatti segnato da questa azione di appaiamento tra un ministro a rappresentare un Paese del nord del mondo e un ministro del Sud del mondo, con l’obiettivo di trattare gli argomenti chiave dei documenti finali. Per la mitigazione sono stati designati Singapore e Norvegia, per l’adattamento Cile e Australia, del global stocktake si occuperanno Sud Africa e Danimarca, mentre per i metodi di implementazione (e di finanza climatica) Egitto e Canada.

Ultima notizia “calda” dalla giornata, qualche passo avanti riguardo l’assegnazione della COP29. Dopo Bulgaria e Australia, adesso è l’Azerbaijan a essere tra i Paesi favoriti ad ospitare la Conferenza ONU sul clima del prossimo anno. Si tratterebbe del terzo paese organizzatore di seguito a basare buona parte dell’economia sui combustibili fossili.

Articolo pubblicato su Il T quotidiano del 9 dicembre 2023.