Asier Ansorena e l’economia sociale che restituisce dignità alle persone

Economista e coordinatore del brasiliano Banco Palmas, periferia di Fortaleza, in Brasile, Asier Ansorena ci parla del contributo delle valute sociali (social currencies) nella costruzione di un’economia equa e solidale.

Direi di partire dal principio: ci spiega cos’è una valuta sociale (social currency)?

Questa definizione dipende dal punto di vista. Ci sono diversi modelli [di social currency], conosciuti come valute locali o complementari… Ad esempio quelle di Kenya, Francia e Giappone. La caratteristica che le accomuna tutte, comunque, è la loro dimensione sociale: è la comunità locale a definirne i principi strutturali, lo scopo e le modalità d’utilizzo, il meccanismo d’investimento.

Si può quindi affermare che una social currency si definisce in relazione alle questioni più urgenti per il popolo sovrano. Prendiamo ad esempio la valuta locale del Banco Palmas. L’idea di crearla è sorta in seno al Palmeiras, il quartiere di Fortaleza in cui il Banco opera. La valuta è stata pensata per facilitare l’organizzazione di economie locali, nello specifico per mettere in moto le reti formate dai produttori e dai consumatori locali.
Quando la produzione e il consumo locale di incontrano e si sviluppano insieme, la comunità crea un sistema economico unico perché vario, solidale e sostenibile. Ora, la valuta è uno degli strumenti più importanti nei sistemi economici – e non solo in termini pratici, per i quali essa rende possibile il consumo: la valuta è fondamentale anche perché è uno strumento pedagogico, in quanto ha un valore simbolico direttamente collegato alla sovranità della comunità. In altre parole, è espressione del potere locale. 

Durante il suo discorso al Forum International pour le Bien Vivre [tenutosi a Grenoble dal 6 al 8 giugno 2018], ha detto che la circolazione di una valuta sociale parallela alla valuta ufficiale era illegale fino a qualche anno fa in Brasile. Quando e come è cambiata questa situazione? E qual è stato il ruolo del Banco Palmas in questo cambiamento?

Il Banco Palmas è nato nel 1998. Per i primi 4 o 5 anni, siamo stati ignorati dal sistema economico “ufficiale”. Quando però questo iniziò a notarci, di certo i suoi principali attori non apprezzarono le nostre proposte: gli investitori e gli imprenditori che operano attraverso i canali finanziari tradizionali vogliono mantenere il monopolio del conio della moneta e le redini della politica economica del Paese. I primi anni sono stati pertanto anni di resistenza da parte nostra, durante i quali il Banco Palmas ha anche dovuto affrontare due procedimenti giudiziari.
In occasione dell’ultimo procedimento, quando nel 2003 la Banca Centrale brasiliana ha mosso accusa davanti allo Stato brasiliano, il verdetto è stato però a nostro favore: il giudice ha stabilito che l’esistenza del Banco Palmas è giustificata e giustificabile, poiché la Banca Centrale è incapace di espletare il suo mandato – che è l’inclusione finanziaria di tutti i brasiliani. Vent’anni fa, infatti, circa il 70% dei brasiliani non avevano accesso al sistema finanziario, mentre oggi la situazione è migliorata anche grazie all’intervento di banche comunitarie come il Banco Palmas.
Quindi, la nostra è sempre stata in primo luogo una resistenza. Conjunto Palmeiras esiste da 45 anni: sono 45 anni che lottiamo per migliorare la situazione delle fasce più povere della popolazione brasiliana. Nell’ambito di questa battaglia è poi nato Banco Palmas, simbolo di resistenza. Durante l’amministrazione Lula, è stata creata la Segreteria Nazionale di Solidarietà Economica, che ha permesso e facilitato la costituzione di banche comunitarie in altre regioni del Brasile. In tal modo è stato possibile creare ben 113 banche comunitarie nel Paese.
Siamo contenti che il movimento di resistenza contro il sistema finanziario tradizionale si sia evoluto in forme di supporto e legittimazione di banche solidali. Creare occasioni di crescita economica solidale è stato ed è il nostro programma per rafforzare la società civile, per darle maggiore indipendenza e sovranità in ambito economico.

In termini quantitativi, qual è l’impatto delle valute sociali sulle comunità locali? Come si ricollega poi questo discorso al concetto di benessere?

Le social currencies hanno effetti misurabili e non misurabili. Faccio un esempio: nel 2010 il Banco Palmas ha lanciato un sistema di microcredito destinato solo alle donne che beneficiavano di un programma di trasferimento di fondi liquidi soggetto a condizioni. Ci sono modelli simili in altre parti del mondo, ma quello brasiliano è di gran lunga il più grande. Aiuta circa 13 milioni di donne a sostenere la loro famiglia. Circa il 30% delle famiglie in Brasile beneficiano del programma. La nostra linea di microcredito produttivo è stata creata nell’ottica di permettere a queste donne di avviare attività che generino introiti – piccole aziende o lavori da svolgere in casa per avere un guadagno complementare. Questo perché è importante che si generi ricchezza a livello locale, che poi è una delle funzioni principali di una banca comunitaria come il Banco Palmas.
Dopo tre mesi dall’inizio del progetto, un sondaggio sottoposto a 100 donne coinvolte dal programma ha rivelato che in un quartiere come Palmeiras, nella periferia di una città costiera come Fortaleza, metà delle donne non era mai andata in spiaggia. Pensate al livello di isolamento di donne di 20, 30, 40, 50 anni nate in un posto simile, ma che non sono mai state in una spiaggia.
Ci siamo accorti che portare queste donne al mare era una questione più urgente del microcredito, perché, alla fine, uscire dall’isolamento e vivere la propria realtà – questo è il benessere. Provate però a spiegarlo alla Banca Mondiale o alla Banca dello Sviluppo Inter-Americano. Ci ho provato, pure spesso, ma mi guardano sbigottiti chiedendosi se hanno capito bene. Ti chiamano comunista, anarchico, anti-sistema, solo perché dici che fare in modo che queste donne vadano in spiaggia per la prima volta nella loro vita è più importante del microcredito.
Ovviamente, non nego l’importanza del microcredito. Dico solo che in un contesto in cui le donne sono i principali attori dello sviluppo sociale, coloro che si occupano della casa e della famiglia, di crescere le nuove generazioni (spesso senza essere aiutate dai mariti, assenti o influenze negativa) – ecco, in situazioni simili, abbiamo bisogno di un approccio più olistico.

Abbiamo perciò avviato il progetto ELAS, con lo scopo di favorire l’inclusione socio-produttiva delle donne di Bolsa-Família, programma governamentale a livello nazionale promosso inizialmente dal presidente Lula. In aggiunta al microcredito, ELAS offre attività di formazione, crea occasioni di tempo libero in modo che le donne abbiano momenti per sé, per conoscere la città, per connettersi in spazi propri.
Come sottolineato da tanti relatori al Forum International pour le Bien Vivre, lavorare sulla dimensione psicologica del benessere, guardare dentro prima di intervenire sulle condizioni esterne, generare serenità d’animo è una sfida cruciale per aiutare tante famiglie a risollevarsi da una situazione di mancata equità e grave povertà.
Ecco, questo è il nostro modo di creare benessere. È un progetto che una banca convenzionale non potrebbe mai portare avanti. Al contrario di una banca comunitaria, che pensa invece al microcredito e lo utilizza per investire in ambito locale, creando ricchezza all’interno della comunità; che usa valute sociali; che si rende conto dell’importanza della lotta alla povertà e capisce che si può essere d’aiuto solo tramite la presenza sul territorio.
Una banca tradizionale non farebbe mai questo tipo di operazioni, ripeto. Prima di tutto perché sono finanziariamente rischiose. Quindi, perché l’approccio adottato da quell’istituzione è solitamente paternalistico e assistenziale. Una community bank, invece, costruita dall’azione della comunità che essa rappresenta, ha il potenziale per trasformare un progetto che doveva essere solo di microcredito in un’opportunità molto più grande.

Possiamo fare un esempio prendendo in considerazione l’uso della valuta digitale nella città di Maricá, nello Stato di Rio de Janeiro: per conto dell’amministrazione cittadina, distribuiamo un benefit (il bolsa-mambuca) ricavato dalle royalties sul petrolio. E lo facciamo in forma digitale. In poche parole, siamo in grado di trasferire localmente fondi liquidi a determinate condizioni attraverso la piattaforma digitale della banca comunitaria: la valuta, la chiamiamo l’e-money (e-dinheiro). La banca comunitaria, che possiede la piattaforma digitale, converte poi la valuta digitale in valuta locale – spendibile solo nell’area di riferimento. L’attività va avanti da 5 mesi ormai, con 5000 utenti registrati che hanno accesso al loro benefit.

Così facendo, abbiamo generato scambi a livello locale per più di un 1,5 milione di Real. Il vantaggio è che, mentre altre piattaforme come Visa e MasterCard addebitano una commissione pari a circa il 6% della transazione, Banco Palmas chiede solo il 2%. E quel 2% è poi reinvestito sul territorio.
Da quel 1,5 milione di Real si sono ricavati 30.000 Real da reinvestire nella regione. La community bank di Maricá ha quindi parlato con la comunità per capire come far fruttare quel ricavato. Perché esso appartiene alla comunità, la comunità lo ha prodotto attraverso i propri consumi locali. Si tratta di esercitare la sovranità popolare a livello locale.

La consultazione ha stabilito che il denaro sia investito in un sistema di microcredito produttivo senza interesse. Va ricordato che, sul mercato tradizionale, gli interessi annuali dei prestiti alle imprese arrivano anche al 50% o al 60%. Senza contare poi che se quelle transazioni fossero avvenute con i metodi tradizionali (ovvero con commissioni al 6%), invece che 30.000 Real reinvestiti nel territorio, avremmo visto 90.000 Real sparire per sempre dal territorio.
Il profitto che Visa e Mastercard traggono dalle operazioni sui loro circuiti va infatti a finire nelle mani delle sedi centrali di queste grandi istituzioni commerciali, sedi che si trovano a San Paolo o negli Stati Uniti – non torna mai al territorio che lo ha generato. Qui sta la differenza che fanno le social currencies e le community banks: la ricchezza prodotta in un territorio, per la maggior parte, circola e viene distribuita nella regione.

Questioni come il benessere stimolano una comprensione più completa di situazioni simili a quella descritta, tutte caratterizzate da iniquità e povertà.
Quali sono le sfide poste alle valute sociali dal loro territorio di riferimento e quali quelle provenienti dal contesto ad esso esterno?

Il golpe parlamentare del 2016 contro Dilma Rousseff, la presidente eletta democraticamente, ha posto il Brasile in una situazione estremamente complessa – politicamente ed economicamente. Chi detiene il potere ora non garantisce certezze su ciò che avverrà dopo le elezioni di ottobre prossimo. C’è una grande polarizzazione e non sappiamo quale sarà il destino del Paese.
Tutto ciò va a discapito del tipo di politiche pubbliche che andrebbero a beneficio delle community banks. Stiamo valutando tutte le alternative per far fronte alle varie difficoltà che potremmo incontrare. L’esempio di Maricá, ossia scegliere di utilizzare una piattaforma e una valuta digitali (invece che le banche tradizionali, come Santander o Itaú) per distribuire risorse, è molto interessante perché mostra i vantaggi che le banche comunitarie possono creare in termini di impatto sociale e sostenibilità finanziaria.
La loro diffusione porterebbe a un sistema più trasparente, più economico, senza proprietari e, di nuovo, basato sulla nozione che il profitto generato localmente deve essere redistribuito localmente. Un sistema capace di annullare la forte dipendenza della società civile dalle politiche pubbliche. Un sistema, in altre parole, che riconsegna ai cittadini la loro sovranità e i loro diritti economici.
Credo che le community banks siano un’occasione irrinunciabile per il Brasile. La sfida ora è convincere le diverse comunità, le municipalità e gli enti privati che questa è la strada da percorrere.
Il sistema finanziario brasiliano è uno dei più redditizi al mondo. È però viziato da un serio problema, perché le banche commerciali private non reinvestono nella popolazione, che ha capacità produttive enormi e variegate. L’attuale sistema, dunque, non crea posti di lavoro e introiti a livello locale.
Solo se la società civile diventa protagonista, si può arrivare a raggiungere la sostenibilità economica per l’intera nazione. Per esempio, io penso che ci siano più probabilità di prendere le giuste decisioni a livello locale quando si interpellano gli abitanti delle zone fluviali, quelli delle periferie delle grandi città, quelli delle zone remote. Quali riforme si possono fare in un Paese in cui le banche privano i cittadini della loro capacità economica?
Per definizione, una local currency è limitata a una determinata area. Scegliere di sostenere le valute locali, come fa il Banco Palmas, è una mossa contro la globalizzazione?
Durante il Forum International pour le Bien Vivre, ho sentito un relatore affermare che dovremmo stare attenti a non consegnare questo dono meraviglioso che è la globalizzazione dei popoli a mercati e compagnie capitaliste. Noto che stiamo tutti impegnati in battaglie specifiche, ma il nostro scopo e la nostra ragione sono gli stessi.
Difatti, anche noi riteniamo che consegnare al capitalismo il dono delle popolazioni indigene, dei discendenti degli schiavi dell’America Latina e del Brasile, delle popolazioni delle periferie, degli immigrati e dei rifugiati in Europa, della classe media francese sia un errore da evitare. Non possiamo lasciare che il nostro progetto di una società globale fondata su democrazia economica, benessere, economia circolare e ambientalismo sia rovinato dal mercato attuale, che ha una visione del mondo piatta, sterile.
Crediamo soprattutto che coniare moneta non dovrebbe essere un’operazione centralizzata. Dobbiamo però essere prudenti, perché in Brasile emettere denaro  è un’operazione illegale – a meno che tu non sia lo Stato.

La nostra moneta è dunque un elemento di controcultura, perché è pensata e prodotta dalla comunità per la comunità. È uno strumento di autosostentamento economico, utile a stimolare e  supportare il consumo locale. La social currency di Palmeiras non è però una sfida all’autorità centrale, anche se il Banco Palmas è già stato accusato di crimini contro lo Stato. Per questo motivo, ora, ogni unità di valuta sociale emessa deve avere un contrappeso di 1 Real.

Ma insistiamo. Continuiamo a creare la valuta sociale per stimolare il consumo e la produzione locali, in modo da riorganizzare l’economia e il potere del territorio. Quello che vorremmo fare in futuro è coniare social currencies senza che sia necessario agganciarle alla moneta nazionale, per ottenere maggiore autonomia e capacità finanziaria nelle diverse comunità.

Che spesso non si sviluppano perché non possono investire, dato che non esistono meccanismi di condivisione dei rischi e dei guadagni. Però i luoghi più ricchi del mondo, come la California, hanno raggiunto il loro livello di benessere anche perché il sistema economico con cui funzionano è costruito su modelli di investimento per cui gli investitori e gli imprenditori condovino rischi e benefici. Nel modello del microcredito, ad esempio, la responsabilità ricade a un livello ben più alto di quello del singolo investitore.
Se potessimo creare valute alternative, sarebbe più semplice pensare a modelli di autofinanziamento. E non ci sembra di stare chiedendo tanto: vorremmo solo che chi ha capacità produttiva possa metterla in atto.
Questo è l’aspetto fondamentale. E questo è l’ambito di intervento della moneta digitale: i modelli che abbiamo implementato permettono al consumo locale di finanziare le regioni dalle quali è prodotto. È l’essenza della finanza solidale.

Nel 2018 il Banco Palmas terrà il Global Meeting of Solidarity Development Banks, che raccoglierà l’intero network di community banks brasiliane e vedrà la partecipazione di enti internazionali operanti nel settore dell’economia solidale. L’evento avrà luogo a Fortaleza da 4 al 6 settembre.