Giovani e social media: la storia di Mary e il progetto firmato Dove

Cosa succede quando la nostra persona ed i social si fondono a tal punto da non poter più distinguere l’essenza di noi stessi? In un mondo eccessivamente “connesso”, in cui il conformismo mediatico è diventato il pilastro della società attuale, tante, troppe, sono le esperienze negative legate all’utilizzo dei social network. 

di Kiria Zunica
mentor: Francesco Bevilacqua

Un po’ di dati

Un recente studio svolto in Australia dalla University of Technology di Sydney,  pubblicato presso il Journal of Global Information Management ha reso noti ben 50 effetti dannosi provocati dall’uso prolungato e scorretto dei media. Fra questi spiccano: ansia, depressione, molestie, incitamento al suicidio, gelosia, cyberstalking, delinquenza, DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), violazione della privacy, inganno e conflitto con gli altri.

Ulteriori dati testimoniano come, la fascia d’età più colpita risulti quella compresa fra i 16 ed i 24 anni a causa dell’aumento di fenomeni legati ad ansia e depressione con conseguente riduzione delle ore di sonno. Ad aggravare la situazione concorre il tempo trascorso dai giovani sulle piattaforme, compreso fra le 2 e le 4 ore giornaliere e, la mancanza di controllo da parte delle famiglie che, al contrario, dovrebbero monitorare maggiormente l’attività del ragazzo/a sui media. 

La situazione in Italia

Fondamentali nel contesto italiano sono gli studi condotti dal Telefono Azzurro con Bva Doxa (Istituto specializzato in sondaggi d’opinione), i quali hanno sottoposto ad un questionario via web, ragazzi e genitori per poter assimilare dati concreti circa la percezione che questi hanno della realtà digitale e le problematiche annesse.

Contestualmente al legame fra salute mentale e social media, diversi grafici presenti nel dossier, sottolineano come parte dei giovani, circa il 22%, qualora venissero privati dell’utilizzo dei social, avvertirebbero ansia, agitazione e perdizione. Tale dato, fornisce risultati differenti una volta sottoposto ai genitori, i quali dichiarano infatti che, nella stessa situazione, si sentirebbero tranquilli e liberi. Ancor più rilevante, però, risultano i sentimenti provati dai giovani sui social. A tal proposito, l’indagine rivela come più di 1 ragazzo su 2 provi invidia per la vita degli altri, il 21% si senta inadeguato, il 18% diverso ed il 12% nutra una forte senso di solitudine. Presentando il quesito ai genitori, i quali vengono invitati a “mettersi nei panni dei loro figli”, essi mettono in luce una realtà ancor più obiettiva, dichiarando come il sentimento prevalente, per il 52% degli intervistati, risulterebbe l’inadeguatezza.

Pertanto, sulla base di questa visione si rendono necessarie azioni concrete, immediate e soprattutto volte alla salvaguardia di vite la cui unicità ed identità devono essere tutelate e protette affinché non vi sia più una vita cancellata o un dolore inferto legato a canoni di bellezza dettati da “x influencer” o messaggi mediatici il cui obiettivo è la distruzione dell’individualità e del benessere della persona.

https://www.economist.com/graphic-detail/2018/05/18/how-heavy-use-of-social-media-is-linked-to-mental-illness

Petizione Dove

Obiettivo della campagna “Il Costo della Bellezza” promossa da Dove in collaborazione con Cittadinanzattiva e Social Warning- Movimento Etico Digitale è sensibilizzare i giovani circa le problematiche frutto della comunicazione digitale e, lanciare un appello affinché venga istituito un percorso educativo specifico sull’uso consapevole dei social media nelle scuole primarie e secondarie.

Attualmente ragazzi e ragazze vivono in un’epoca storica in cui l’approvazione dell’”altro” assume maggiore rilevanza della stima verso se stessi. La paura dell’isolamento ed il timore dell’esclusione, li portano a valutare costantemente ciò che la collettività pensa e crede di loro stessi ma, così facendo, entrano in un vortice oscuro in cui la propria vita è legata all’esteriorità, a ciò che viene osservato e questa continua smania di accettazione da parte della società, li porta a rinnegare tutto ciò che sono stati e che sono fino a distruggerli, a fargli credere che nel riflesso che vedono allo specchio tutto sia sbagliato e tutto debba essere cambiato per far sì che il mondo li accetti.  

La storia di Mary

Mary, rappresenta il simbolo della petizione sostenuta da Dove, l’emblema della lotta per la riconquista della vita e la salvezza dall’oblio.  Si tratta della storia di una bambina spensierata, felice, sorridente, la cui vita cambia improvvisamente nell’adolescenza, nell’esatto momento in cui, fra le sue mani, arriva uno smartphone. Dentro quella scatola nera Mary raccoglie tutti gli utopici stereotipi di una bellezza nociva e proprio questi la portano a mettere in discussione se stessa, la sua fisicità, la sua presenza in un mondo troppo crudele in cui la vita virtuale è più importante di quella reale. 

Mary non sorride più, non scherza più, nella sua mente campeggia solo l’ossessionata ricerca della perfezione, quella trasmessa dai social. Il suo corpo continua sempre più a dimagrire, la sua mente non è più la stessa e l’immagine di quella bambina amante della vita, non esiste più. Tutto, dentro di lei, è progettato per incarnare un ideale irraggiungibile e proprio questa irraggiungibilità la porterà via dalla sua famiglia, presso un centro di recupero per disordini alimentari.  

Ad oggi Mary continua a lottare ma sta finalmente uscendo dal tunnel ed assieme a lei tanti sono i giovani che combattono ogni giorno per riconquistare se stessi: Neko (in via di guarigione dalla depressione), Comi (in via di guarigione da un disturbo alimentare), Alexis (in via di guarigione da un problema di autolesionismo), Chioma (in via di guarigione da un disturbo alimentare).  

Perché firmare

Per Mary, Neko, Como, Alexis, Chioma e per tutti i giovani che si sono sentiti soli e vogliono riprendere a vivere, è necessario firmare questa petizione. Per un mondo libero dalle catene oppressive dei social; per una vita sempre più vera e sempre meno “fake”. Per tutti i nostri coetanei che hanno perso se stessi e per evitare che altri di loro possano cadere nella stessa trappola, è importante firmare; io l’ho fatto e spero che chiunque in questo momento stia leggendo, capisca l’urgenza e l’indispensabilità di questo gesto. Perché non esiste virtualità che valga più dell’esistenza stessa.