Uniti nella diversità: esiste ancora un “sogno europeo”?

“Attraverso il Corpo Europeo di Solidarietà i giovani europei stanno dando vita alla solidarietà in Europa.” Così il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker espresse il suo orgoglio nei confronti dei primi baldi giovani a cimentarsi nel ruolo di promotori di solidarietà e cooperazione in Europa, valori che nell’Europa di oggi tendono sempre più ad essere messi in discussione.

Ed è proprio da questa crisi di valori che nacque la missione di Interreg Volunteer Youth (IVY) e della più vasta iniziativa di cui è parte, il Corpo Europeo di Solidarietà (European Solidarity Corps).

A differenza del veterano programma Erasmus (non in molti sapranno che la sua nascita risale al 1987), Interreg Volunteer Youth è un’azione pilota avviata dalla Commissione Europea ed annunciata dal presidente Juncker nel suo “discorso sullo Stato dell’Unione” al Parlamento Europeo di Strasburgo il 14 settembre 2016.
La neonata iniziativa è rivolta ai giovani europei tra i 18 e i 30 anni interessati ad intraprendere un’esperienza di volontariato presso programmi, o corrispettivi progetti, europei transnazionali o interregionali per un periodo compreso tra i due e i sei mesi. I progetti ricoprono svariati ambiti, tra i quali quello educativo, il sociale e quello della salvaguardia ambientale.

Ad oggi i giovani volontari partiti per tutta Europa in “missione di solidarietà” sono più di 100, molti dei quali, come me, in veste di “Interreg reporters” ovvero con il ruolo di comunicare e divulgare i benefici della cooperazione transnazionale ed interregionale in Europa.

Durante un incontro di interscambio e conoscenza tra tutti i volontari Interreg a Bruxelles mi chiesero qual era a mio parere il motto del mio programma ed io, senza troppe esitazioni, risposi “Uniti nella diversità”. Successivamente venni a scoprire che questo fu anche adottato come motto dall’Unione Europea stessa per indicare come i cittadini europei siano riusciti ad operare insieme a favore della pace e la prosperità, mantenendo al tempo stesso la ricchezza delle diverse culture e tradizioni del continente.
Oggigiorno invece l’Europa ritratta dai media globali è un’Europa che appare sempre più divisa da ingenti sfide quali l’immigrazione e la minaccia dei populismi. In questo quadro non è difficile capire come un’azione locale e frammentaria possa ancor più danneggiarla piuttosto che risollevarla.

I progetti Interreg nascono dall’esigenza di rispondere a tali sfide attraverso soluzioni congiunte rese possibili grazie ad una visione comune, una per la quale i confini tra regioni europee rappresentano un punto d’incontro piuttosto che di scontro. In casi come questo è proprio vero che l’unione fa la forza, dunque.
In quanto giovane cittadina europea e planetaria posso ritenermi immensamente grata per l’opportunità datami dall’Unione Europea.

Consiglierei l’esperienza ai miei coetanei europei? Sicuramente, soprattutto per osservare in prima persona come realtà locali e regionali collaborano a stretto contatto mantenendo vivi i valori sui quali l’Unione Europea è fondata, valori quali la solidarietà e la cooperazione.

Perciò, in base alla mia esperienza, il “sogno europeo” esiste ancora ma sta soprattutto a noi giovani tenerlo in vita promuovendone i valori ed i traguardi raggiunti.