Una lotta contro le baby gang

Ma se invece fosse una lotta per l’educazione?

di Katarina Vincic, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

Trento è una città ricca di stimoli – anche grazie alla storica e importante università – ed è molto graziosa, soprattutto a Natale, grazie al suo animato mercatino. Purtroppo, però, come in ogni città, vi sono anche qui alcune complicazioni. 

Oggi voglio parlarvi di un tema presente ma che non viene trattato e preso in considerazione come si dovrebbe. Avete mai sentito parlare delle baby gang? Nei primi mesi del 2022 questo è stato un tema molto discusso tra le diverse generazioni, se ne parlava a scuola ma anche sui giornali. Ebbene, con il termine baby gang si intende un fenomeno di micro criminalità organizzata, generalmente diffuso nei contesti urbani, per il quale minorenni assumono comportamenti aggressivi ai danni di cose o persone. 

Anche nella città di Trento vi sono stati episodi riconducibili alla microcriminalità, con piccoli gruppi di ragazzini che seguono una strada eticamente scorretta e compiono danni alla società e a loro stessi. Spesso e volentieri, prima degli atti vandalici, i giovani assumono sostanze stupefacenti per sentire di avere la situazione sotto controllo, senza rendersi conto di ciò che vanno a fare. 

Ciò che mi interessa affrontare in questo articolo è il perché di questi movimenti e il motivo per cui ragazzini così giovani debbano avere degli ideali così negativi. 

Spesso questi giovani, compresi nella fascia di età che va dai 16 ai 17 anni, hanno vite disagiate e una famiglia che non dedica a loro il giusto tempo per formarli. Vivono una vita difficile, sia dal punto di vista economico sia famigliare e, purtroppo, sono privi di educazione e di formazione che garantisca loro il giusto comportamento da mantenere, anche di fronte alla giustizia. 

Sono dell’idea che, per fermare o almeno diminuire queste situazioni sgradevoli e rischiose per gli stessi giovani, ma anche per la società, è importante che le istituzioni, in primis, siano maggiormente spinte a dedicare più tempo all’educazione dei ragazzi. Mi spiego meglio, a scuola si imparano tante cose, ma è importante dedicare una buona parte del tempo trascorso tra i banchi anche alla formazione dei ragazzi per quanto riguarda il comportamento. Un esempio che mi sento di dare è l’aumento delle gite, in modo tale che i ragazzi vengano in contatto con altri settori della società, ne conoscano le origini e soprattutto perché questo possa essere un ottimo modo per farli conoscere tra loro, aumentando il senso di condivisione e instaurando nuovi rapporti di amicizia. 

Un altro modo per educare bene i ragazzi è quello di non creare dei livelli tra di loro (come ad esempio “il bravo” e “il meno bravo”). Dal mio ricordo delle elementari vi erano dei gruppi, di cui anche io ne ho fatto parte per un periodo, nei quali i ragazzi meno bravi uscivano dall’aula con un’altra insegnante per recuperare ciò che non si era appreso, in modo tale che l’altra metà potesse andare avanti. Mi ricordo che uscire dall’aula e non seguire la lezione comunemente mi faceva sentire giudicata e discriminata come “colei che non sa”. Il consiglio è quello di spingere la classe ad aiutarsi a vicenda nei momenti di difficoltà, anche per quanto riguarda una materia, senza dover dividere gli studenti e creare gerarchie. 

Sicuramente l’educazione viene già presa in considerazione a scuola, ma è giusto dedicare più tempo a questo, in modo tale che ogni bambino e/o ragazzo possa crescere con i giusti valori senza provare negatività verso la società in cui vive. Bisogna anche mettersi nei panni di queste persone, cercare di ascoltarle per trovare una soluzione e capire in cosa consista il problema che le porta al vandalismo.