Una lezione per tornare “a riveder le stelle”

Dante Alighieri con la Divina Commedia non ha lasciato ai posteri solamente la lingua e un’opera imponente presente in tutti i programmi scolastici. Ha lasciato soprattutto l’idea stessa di Italia come patrimonio di cultura e bellezza. Se dopo settecento anni è considerato ancora contemporaneo un motivo c’è. Ilaria Bionda dell’Agenzia di Stampa Giovanile ha intervistato Aldo Cazzullo, in occasione dello spettacolo “A riveder le stelle”.

Di Ilaria Bionda, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile
Foto di Lukas Del Giudice

Al Teatro Sociale di Trento, durante il “secondo tempo” del 69° Trento Film Festival, è andato in scena lo spettacolo dal titolo “A riveder le stelle”. Partendo dall’ultimo verso dell’Inferno, uno tra i più conosciuti della Divina Commedia, ci siamo chiesti cosa Dante ha da dire oggi ai giovani, al di là di essere diventato nel tempo mero materiale di studio scolastico. Ne abbiamo parlato con Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore, autore e narratore dello spettacolo.

Aldo Cazzullo – foto di Ilaria Bionda

“Dante è modernissimo, la sua lingua è molto viva” esordisce il giornalista, elencandoci una serie di espressioni coniate proprio dal poeta fiorentino ed entrate nell’italiano comune, tra cui stare fresco, essere a buon punto, solo soletto. Non si tratta, però, solo di una questione linguistica, “anche l’idea stessa di Italia come patrimonio di cultura e bellezza è nata con Dante”. Il poeta ha dunque molto da dirci. I sentimenti da lui narrati sono persino entrati nei testi di canzoni moderne e quindi “sono eterni”, così come i peccati di cui parla nell’Inferno. “Andrebbe però aggiunto un altro girone infernale: quello dei narcisisti che passano tutto il tempo davanti allo schermo del cellulare”.

Sì, perché secondo il nostro interlocutore “il cellulare è una grande opportunità ma anche una grande fabbrica di infelicità, il cellulare è uno specchio” su cui costantemente rimiriamo la nostra immagine, mostrando contemporaneamente agli altri quel che facciamo, vediamo e mangiamo, cadendo vittima della frustrazione che deriva dal poco interesse che il mondo ha di noi, dal fatto che nessuno ascolta veramente.
In aggiunta, “tutto quello che l’uomo ha dipinto, pensato, composto e filmato nei secoli viene fatto a fettine e gettato in aria come coriandoli” e, nonostante questi coriandoli “arrivino dappertutto”, ne stiamo perdendo il valore; come lo perdiamo dei rapporti umani, ormai rarefatti a causa della rete. L’attuale pandemia non ne è la causa principale, ha solo accelerato processi già avviati in precedenza, tra cui la sostituzione della vita reale con quella virtuale.


“Non è però colpa della rete” ci tiene a precisare Cazzullo, “sono sempre gli uomini che la utilizzano e possono farlo per il bene o per il male” così come è importante “essere noi i padroni del cellulare e non il contrario”. Pertanto, tutto dipende da noi, anche cogliere le opportunità positive che ne derivano, tra cui la nascita di nuovi mestieri “che ancora non esistono o per i quali non esistono ancora i nomi per chiamarli”.

Il consiglio ai giovani di fronte al mondo del lavoro è quello di studiare poiché “non è vero che studiare non serve a niente, anzi è fondamentale”, soprattutto per costruirsi il futuro con le proprie mani. E per costruire allo stesso tempo il futuro dell’Italia. Essere italiani, infatti “è un’opportunità e una responsabilità; significa essere all’altezza di un patrimonio di bellezza, arte, cultura, e anche dei valori morali che le nostre madri e i nostri padri ci hanno lasciato”.

Secondo Cazzullo, in Italia esistono però diverse ingiustizie a cui far fronte, tra cui il divario tra la ricchezza e la cultura: “molte persone ricche non hanno cultura, molte persone colte sono povere, soprattutto di opportunità”. Sarebbe infatti opportuno investire di più “nelle cose per cui l’Italia è importante, come la scuola, l’università, l’arte e la bellezza”. Perché è nel nostro potere, oltre ad essere un nostro dovere “non buttarla via, ma renderla migliore un pezzo alla volta” e tornare così a riveder le stelle.