E’ dai tempi di Aristotele che filosofia e sociologia si interrogano sulla coesione sociale

La coesione sociale: utopia o ritrovabile realtà?

Parlare di coesione sociale all’interno di una società così frammentata e caotica, sembra quasi un’utopia. Tuttavia la coesione sociale è quel motore che permette agli essere umani di sentirsi parte di qualcosa, di poter contribuire come parte attiva, all’interno del marasma entra il quale sono immersi. La domanda è: la coesione sociale è ancora possibile oppure è solo una vana speranza? Scopriamolo insieme!

di Ambra Proto, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

Parlare di coesione sociale significa approfondire un concetto tanto complesso quanto semplice, nel quale ogni essere umano è immerso pur non soffermandosi a pensare che lo sia.

Aristotele diceva che “L’uomo è per natura un animale destinato a vivere in comunità” e proprio per questo non può, o perlomeno non dovrebbe, anteporre un approccio  individualistico ad uno collettivista.

Il concetto di coesione sociale è stato lungamente analizzato in vari campi: da quello economico a quello sociale, prendendo via via forma e lasciando a noi l’eredità di strumenti con i quali poter leggere la realtà che ci circonda.

Questo concetto rimanda al senso di appartenenza degli esseri umani ad una comunità. Appartenenza dotata di senso che si accompagna alla corresponsabilità nei confronti della società nella quale ci si trova. Questo implica naturalmente che siano presenti elementi quali: la fiducia, l’impegno e la tolleranza.

La coesione sociale viene così divisa in: culturale, identitaria, strutturale e dell’azione, anche se non è facile porre in essere una così netta divisione della stessa, senza tener conto di ciò che quotidianamente avviene all’interno di una società.

Infatti vediamo come, specie nella contemporaneità, sia sempre più complicato mantenere certi equilibri tali da permettere a chiunque di vivere una via dignitosa, lontana da disuguaglianze e discriminazioni.

La nostra è una società plurale, della frammentazione, dove risulta sempre più complesso agire insieme per, ma dove risulta più conveniente, agire da soli per arrivare ad un obiettivo che non è  teso al bene comune ma al benessere di chi lo agisce.

Emile Durkheim diceva che la coesione sociale si raggiunge in presenza del sentimento del legame. A questo mi chiedo cosa leghi i membri di una società più della propria cultura.

Parsons con il suo modello AGIL (adaptative, Goal  Attainment, Integrative, Latent Pattern) ci mostra come secondo lui il sistema sociale sia analizzabile con questi elementi.

Leggendo questo modello alla luce del periodo storico che stiamo vivendo, ci rendiamo conto di quanto sia difficile ritrovarlo al suo interno, in un momento come questo, caratterizzato da confusione, disparità e violenza. Un periodo nel quale le istituzioni non risultano più credibili agli occhi delle persone e nel quale queste ultime non riescono più a trovare il loro posto nel mondo e per questo non riconoscono più i loro simili come tali, ma come nemici da escludere e/o combattere.

Se è vero che la cultura fa da collante tra i membri di una società, allora è altrettanto vero che bisogna restituire a quest’ultima l’importanza che ha e, nello stesso tempo, far sentire le persone elementi chiave di un processo sociale nel quale siano loro ad avere la responsabilità dell’avvenire e non abbiano il ruolo di semplici spettatori passivi.

Il capitale sociale è di fondamentale importanza per avviare un processo nel quale l’individuo non rimanga semplicemente tale, ma interiorizzi l’importanza della sua azione congiunta con quella di altri, per migliorare il benessere generale.  

Il fine ultimo non deve essere, ad esempio, quello di svolgere attività in comune, portando semplicemente avanti progetti di associazioni  già esistenti.

L’obiettivo è piuttosto di far sì che le persone imparino a condividere significati, in modo tale da avere una visione concreta dell’obiettivo da raggiungere. Obiettivo che solo con la creazione di un progetto comune, nel quale gli sforzi di ognuno siano validi solo se capaci di creare il grande sforzo di tutti, riuscirà a prendere forma.

Tuttavia non bisogna cercare di eliminare il conflitto, identificandola come parte del tutto negativa dell’azione comune.  Esso può contribuire alla coesione sociale nel momento in cui, sarà capace di diventare uno strumento portavoce di democrazia, grazie al quale dar voce alle istanze di ognuno, facendo emergere spunti di riflessione utili allo sforzo comune.

Chiedersi se ad oggi la coesione sociale è possibile, vuol dire domandarsi se l’essere umano sia ancora in grado di rivedersi membro di una comunità coesa.

A questa domanda sento di voler rispondere con una frase dello scrittore Fred Uhlman:

“Per la prima volta mi resi conto della mia infinita piccolezza e del fatto che la nostra terra non era altro che un sassolino su una spiaggia dove, di sassolini, ne esistevano a milioni.”