Solidarietà ed accoglienza in risposta al muro americano

Fin dal primo giorno di insediamento alla Casa Bianca, il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è occupato di emanare numerosi provvedimenti e ordini esecutivi che hanno suscitato polemiche in ogni zona del Paese e del globo.
Il leader degli Stati Uniti si è mostrato tutt’altro che indifferente al tema dell’immigrazione su cui ha promulgato in particolare due decreti: il Muslim Ban e l’Executive Order 7, che prevedono rispettivamente la sospensione dell’arrivo di profughi da alcuni Paesi a maggioranza musulmana per 120 giorni e la costruzione di un muro al confine tra Stati Uniti e Messico.
Se l’ordine esecutivo riguardante il Muslim Ban è stato ampiamente contestato e disapprovato sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo, il provvedimento ai danni dei migranti messicani è stato messo in secondo piano e forse dimenticato da coloro che non si sentono direttamente coinvolti nel problema.Questo decreto, già promesso in campagna elettorale, dà il via alla progettazione di un muro su tutto il confine tra Stati Uniti e Messico che attraversa aree metropolitane, zone rurali, deserti e parchi nazionali. Dei più di 3 mila chilometri di confine, più di mille sono già occupati da una barriera costruita a partire dagli anni 90. Trump sta promuovendo la realizzazione di un ulteriore muro in nome della difesa del Paese dal flusso di droga, crimine e immigrazione illegale proveniente dal Messico.
L’attuale situazione messicana è decisamente complessa sia a livello economico che sociale. Basti pensare agli scontri tra narcotrafficanti che molto spesso coinvolgono anche la popolazione civile, provocando morti e alimentando la violenza, di cui sono vittime specialmente donne e bambini. La migrazione verso gli Stati Uniti è una delle difficoltà più radicate sul territorio. Nel 2014 vivevano negli Stati Uniti quasi 12 milioni di messicani, emigrati nel corso degli anni sperando in una vita più dignitosa. La maggior parte dei migranti, circa il 70%, decide di intraprendere questo viaggio per motivi economici, infatti quasi la metà della popolazione vive in stato di povertà e le possibilità di occupazione sono scarse.
Attualmente ben il 18% dei migranti si sposta negli Stati Uniti per raggiungere i propri familiari espatriati già da tempo. Infine del restante 8% la maggior parte è costretta a trasferirsi per fuggire alla violenza. Secondo Amnesty International dal 2003 al 2013 i casi di tortura sono aumentati del 600%, una percentuale incredibile, che negli ultimi anni è ulteriormente aumentata.
Pronto soccorso ai migranti
In questo scenario si colloca l’ormai indispensabile attività dei volontari della Kino Border Initiative (KBI), che ogni giorno si prendono cura dei migranti che arrivano a Nogales, città divisa a metà tra Stati di Arizona (USA) e Sonora (MEX).
L’organizzazione aiuta ogni anno circa 8 mila migranti, a cui vengono offerti due pasti al giorno, dei vestiti puliti, supporto psicologico e spirituale e la possibilità di telefonare gratuitamente, oltre al servizio di pronto soccorso sempre disponibile. Per donne e bambini c’è anche una struttura di riparo aperta anche di notte. A Nogales chiede assistenza non solo chi dal Messico vuole raggiungere gli Stati Uniti, ma anche coloro che vengono deportati dagli Stati Uniti dopo aver vissuto lì per molti anni. Di questi ultimi solo una piccola parte torna nella propria città di origine; gli altri riprovano a varcare il confine illegalmente.
I promotori delle attività di assistenza ai migranti sono un gruppo di gesuiti del posto, guidati dall’esempio di Padre Kino, missionario gesuita trentino, che nel corso del ’600 ha difeso gli indigeni messicani dall’autorità spagnola, che si serviva di loro per il lavoro nelle miniere. La figura di Padre Kino, tuttora conosciuta in tutto il Messico e in Arizona (USA), è per i gesuiti e i volontari il modello da seguire ed imitare.
L’attività dei volontari è particolarmente difficile se si pensa alle condizioni psicologiche con cui i migranti arrivano al confine. Il viaggio che li porta alla frontiera si contraddistingue purtroppo per furti, rapimenti, assalti e violenze, che queste persone regolarmente subiscono. La nota più negativa è che i responsabili di tutto questo non sono solo le bande criminali, ma anche le forze di polizia messicane e gli agenti di pattugliamento del confine statunitensi dell’US Border Patrol, che esercitano sui migranti sia violenza fisica che verbale.
L’esempio dei Kino Teens
Come racconta Luis Enrique Delgado, diciassettenne responsabile delle attività dei Kino Teens, giovani volontari della KBI, il trattamento disumano riservato ai migranti durante il loro viaggio è la causa che fin da subito l’ha spinto ad attivarsi e rendersi disponibile nelle attività di aiuto e sensibilizzazione promosse dai gesuiti.
Il lavoro di sostegno che i Kino Teens portano avanti attraverso la stesura di articoli, in cui vengono raccontate le storie strazianti dei migranti o in cui vengono rivendicati i loro diritti, procede di pari passo con le iniziative culturali proposte nelle scuole per sensibilizzare altri giovani sul tema e con le attività di raccolta fondi organizzate a Tubac, Tumacacori e Tucson dai ragazzi stessi.
I volontari che dedicano il loro tempo all’aiuto ai migranti si mettono in gioco in particolare per essere “a voice for the voiceless” (una voce per chi non viene considerato dallo Stato), come dice Yamelle Gonzales Dabdoub, studentessa di Nogales, che testimonia come spesso le notizie divulgate dai media riguardo alle condizioni dei migranti siano false. Solo visitando il Comedor, dove vengono accolti coloro che chiedono aiuto, ci si rende conto della vera situazione che i messicani stanno vivendo. Il padre gesuita Sean Carroll, responsabile della Kino Border Initiative, ribadisce l’importanza di prendere dei provvedimenti che possano garantire il rispetto della dignità umana dei migranti. “Una riforma della politica di immigrazione ènnecessaria per garantire anche a chi non ha i documenti, ma esigenze gravi o specifiche, di poter raggiungere gli States”, racconta.
Bisogno di riforma
Sean conferma l’urgenza di riformare il sistema di visti statunitense, per assicurare che i migranti riescano a raggiungere i propri familiari in tempi utili. L’importanza per entrambi gli Stati di dare lavoro ai messicani nelle zone statunitensi dov’è maggiormente richiesta di manodopera, dovrebbe spronare i governanti ad occuparsi più seriamente del problema.I provvedimenti firmati da Trump hanno scaldato gli animi dei Kino Teens, che hanno subito dichiarato profonda solidarietà e sostegno ai migranti nella lotta contro la costruzione del muro.Cesar Perez, sedicenne di Nogales, ribadisce l’importanza di educare e sensibilizzare la popolazione per averne il suo appoggio e sostegno. “È triste rendersi conto che tra i sostenitori di Trump ci siano anche dei nativi messicani, che non sono consapevoli del contesto in cui vivono i loro ex-connazionali.”
“L’unione fa la forza” sembra essere diventato il motto di questi giovani, che in modo del tutto pacifico si stanno schierando apertamente dalla parte dei più deboli ed emarginati dalla società.
Come ricordano Ana Maria Gonzales, studentessa e segretaria dei Kino Teens, e padre Sean, l’idea di un nuovo muro, oltre ad essere del tutto assurda, non risolve il problema, perché non fermerà la gente che vuole attraversare il confine pur aumentandone il rischio. La politica razzista di Trump ha lo scopo di dividere due realtà che invece dovrebbero valorizzarsi a vicenda.
Il lavoro che i gesuiti stanno portando avanti per fermare la costruzione del muro riguarda soprattutto la pubblicazione di una dichiarazione che esprime chiaramente la loro opposizione. Allo stesso tempo si stanno occupando di aiutare i migranti che hanno subito violenza ad avere la possibilità di richiedere asilo negli Stati Uniti e di promuovere una campagna contro l’uso della violenza da parte degli ufficiali di polizia.
La situazione critica che sta vivendo il Messico in questi ultimi anni e in particolare nelle ultime ore non può lasciarci indifferenti. Il messaggio che i Kino Teens ci lanciano è molto chiaro: se lavoriamo tutti insieme ad un progetto di aiuto e solidarietà, possiamo fare valere i diritti di tutti i migranti che ogni giorno (ri)partono sognando una vita migliore.