Appello per agire concretamente

La Coalizione marocchina per la Giustizia Climatica (MCCJ), in collaborazione con i movimenti sociali, le associazioni, le reti e le organizzazioni, ha istituito uno “Spazio Autonomo”, creato per diffondere la voce della società civile sul tema dei cambiamenti climatici, condividendo esperienze e idee. Tra il 14 e il 17 dicembre, si sono svolti diversi eventi atti a sensibilizzare l’opinione pubblica sul cambiamento climatico, i negoziati e anche il lavoro congiunto delle organizzazioni.
La coalizione è impegnata da anni nella tutela delle risorse idriche, la biodiversità e l’ambiente, lottando contro la desertificazione e promuovendo la gestione equa delle risorse naturali. Il suo obiettivo è quello di collaborare, insieme ad altri rappresentanti della società civile internazionale, in azioni per lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti umani, l’uguaglianza e, infine, la giustizia climatica.

Lo spazio ha pubblicato una dichiarazione conclusiva, della quale portiamo i punti chiave:

Il mondo non può aspettare! Qui si sottolinea il collegamento delicato tra guerre e conflitti, le violazioni dei diritti umani, la regressione dei diritti umani e il cambiamento climatico. L’urgente necessità di preservare la biodiversità del nostro pianeta. Si sottolinea un’informazione molto sentita in queste settimane: i paesi del sud globale saranno quelli che soffriranno di più col cambiamento climatico. I paesi del sud del mondo sono già colpiti dai cambiamenti climatici. Il 2016 è stato protagonista nei registri di temperature elevate, uragani, cicloni, inondazioni, incendi boschivi. Questi sono solo un’ulteriore prova che il cambiamento climatico è reale ed è qui. Questi fenomeni affliggono milioni di persone, causando, tra altri effetti, la migrazione.

Data l’urgente necessità di agire, lo Spazio Autonomo ha rilevato che la COP22 non è riuscita a produrre le politiche necessarie per costruire la giustizia climatica. Ha anche sottolineato che la COP22 si presenta come l’attuale momento delle multinazionali inquinanti e criminali.

Zero fossili, 100% rinnovabili. Al fine di raggiungere l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius, abbiamo bisogno di cambiare. Dobbiamo tenere i combustibili fossili sotto la terra e il primo passo è in relazione agli idrocarburi. Pertanto, la coalizione invita i leader mondiali a congelare lo sviluppo di nuovi progetti fossili e a iniziare la transizione verso un sistema energetico sostenibile. Essa afferma che l’industria fossile è un blocco che si batte per la sopravvivenza e, di conseguenza, la società civile ha bisogno di essere unita e combattente. Si chiede ai gruppi sociali, ecologici, femministi e democratici di essere uniti per una trasformazione democratica. Si chiede ai cittadini di controllare i fondi verdi, in modo che il 50% del finanziamento possa essere diretto a progetti basati sulle comunità e gli ecosistemi. Secondo il documento, questo è l’unico modo di andare avanti: il nostro futuro non dipende della mano invisibile del mercato, ma del potere del popolo, dei popoli del mondo.

A proposito di Donald Trump: la coalizione ha sottolineato che Trump è il simbolo di un sistema che sta finendo. Un sistema che utilizza la crisi sociale e la paura per giustificare l’estremismo e il razzismo. Questo tipo di sistema impedisce la giustizia climatica, minacciando i diritti delle donne e delle persone di colore, degli immigrati, dei musulmani e dei più poveri.

Un clima di convergenza. La coalizione chiede la liberazione di tutti i prigionieri ambientali e la protezione degli attivisti ambientali in tutto il mondo.

Richiede, ma si impegna inoltre:
– A continuare a costruire la struttura sociale, al fine di garantire la partecipazione dei cittadini nelle politiche a livello locale e regionale;
– A garantire l’appropriazione dei beni comuni (terra, acqua, aria, semi);
– A creare e stabilire una zona di cittadinanza regionale nel Mediterraneo, in collaborazione con gli Stati africani e delle isole, a causa della necessità di portare avanti la campagna comune per la giustizia climatica.

Il documento si conclude affermando:
“Stiamo soffrendo, ma la nostra lotta è in crescita. Sempre più persone sono consapevoli della necessità di unità, del rispetto per la diversità e dei modi complementari di azione.

Ci rifiutiamo di permettere ai nostri Stati di fare scelte di libero scambio che danno alle società gli strumenti giuridici per agire impunemente. Essi possono oscurare i diritti delle donne e degli uomini, dei piccoli agricoltori, dei pescatori e di tutti coloro che sono di fronte alla costruzione di un mondo veramente giusto e sostenibile.

Non aspetteremo che i negoziatori internazionali concordano e iniziano a lavorare per noi. Il lavoro è già in corso da diversi anni e continuerà attraverso i movimenti sociali che si battono a livello locale per un sistema e un mondo migliori.

Vogliamo affermare la nostra solidarietà a tutti coloro che sono in prima linea nella lotta contro l’estrazione: in Imider, Gabes, Ain Salah, Standing Rock e altrove. Siamo solidali con la lotta del popolo palestinese per la libertà e per il loro diritto alla terra e all’accesso alle risorse. Oggi, più forti e con più convinzione, riaffermiamo che un altro mondo è possibile!”

Il documento è stato realizzato a Marrakech il 17 novembre 2016.