COP28: Silenzio in aula, parla Giorgia

Il presidente Giorgia Meloni ha tenuto questa mattina un intervento alla sessione plenaria “High-Level Segment for Heads of State or Government” della COP28. Nel suo discorso la Premier cita il Piano Mattei, il Fondo Italiano per il clima e molto altro ancora.

Di Sofia Farina e Francesca Roseo

Questa mattina abbiamo seguito col fiato sospeso il tanto atteso intervento della presidentA Giorgia Meloni all’assemblea plenaria della COP28. Il discorso che abbiamo ascoltato apparentemente “replica tutta la retorica dell’anti-ambientalismo che si respira in Italia e in Europa ma in modo molto patinato e prudente, da politica competente qual è”, per usare le parole del noto giornalista ambientale Ferdinando Cotugno, che ci ha rilasciato una breve dichiarazione. Proviamo a decodificarlo insieme. 

Siamo chiamati a stabilire una direzione chiara e a mettere in atto azioni concrete – ragionevoli ma concrete – come la triplicazione della capacità di generazione di energia rinnovabile nel mondo entro il 2030 ed il raddoppiamento del tasso globale di miglioramento annuale dell’efficienza energetica, come indicato anche dalla Presidenza.

Il WWF si è subito esposto sottolineando che “la premier ha sì ribadito alcuni impegni e richiamato l’importanza dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, ma senza andare al cuore delle cause del cambiamento climatico, ovvero le emissioni derivanti dall’uso dei combustibili fossili. Pur citando l’eliminazione graduale del carbone in Italia, l’elefante nella stanza rimangono gas e petrolio.” 

Giorgia Meloni non si dimentica di citare la neutralità tecnologica (dopotutto siamo alla COP28):

L’Italia sta facendo la sua parte nel processo di decarbonizzazione, e lo fa in modo pragmatico, ovvero con un approccio tecnologicamente neutrale, privo di inutili radicalismi.

Parole che non sono scappate a Cotugno che ha commentato “Meloni ha parlato di neutralità tecnologica, che è un antico cavallo di battaglia di chi è contro l’elettrificazione. Chi si batte contro le auto elettriche parte proprio da questo punto, quando invece noi sappiamo quali sono le tecnologie migliori per fare la transizione.”

 La mia idea è che se vogliamo essere efficaci, se vogliamo una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale, ciò che dobbiamo perseguire è una transizione ecologica e non ideologica.

Il passaggio sulla transizione che la premier sottolinea dover essere non ideologica, non ha scosso solamente la nostra redazione questa mattina, quando alle 9:35, in religioso silenzio, abbiamo ascoltato l’intervento in diretta, ma apparentemente anche la stampa internazionale; il The Guardian scrive così: “Meloni ha a lungo respinto la necessità di un’azione urgente sul cambiamento climatico e ha represso duramente le proteste degli attivisti ambientalisti e non solo, a cui questa dichiarazione sembra fare riferimento”. Anche il WWF, nel suo comunicato stampa, e Cotugno hanno sposato questo sentimento: “Il vero approccio ideologico è quello che difende il passato e non vuol vedere l’urgenza dell’azione sul clima e i rischi dei ritardi per economia e società”.

Stiamo gradualmente sostituendo la produzione di energia a carbone con le energie rinnovabili, abbiamo adottato un nuovo Piano per l’Energia e il Clima e stiamo dedicando risorse e attenzione ai biocarburanti […]. Nel contesto europeo, abbiamo tracciato un percorso per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e per ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030.
L’Italia intende destinare una quota estremamente significativa del Fondo italiano per il clima – la cui dotazione complessiva è di 4 miliardi di euro – al continente africano. Ma non attraverso un approccio di beneficenza, perché l’Africa non ha bisogno di beneficenza. […]  L’energia è uno dei cardini del Piano Mattei per l’Africa, il piano di cooperazione e sviluppo a cui l’Italia sta lavorando con grande determinazione per costruire partenariati reciprocamente vantaggiosi e sostenere la sicurezza energetica delle Nazioni africane e mediterranee. In questo modo stiamo anche lavorando per diventare un polo strategico per l’energia pulita, sviluppando le infrastrutture e capacità di generazione necessarie […] sono stati istituiti due nuovi strumenti finanziari per affrontare le cause profonde della migrazione, combattere i trafficanti di esseri umani e garantire il diritto a non emigrare. 

Il WWF, confuso, si domanda se il discorso sia rivolto ad una platea globale o meno: “Un discorso molto più rivolto alla politica nazionale, tranne che sul fumoso Piano Mattei, e questo desta preoccupazione alla vigilia della Presidenza italiana del G7.” Cotugno aggiunge: “ha parlato molto più dei costi della transizione che delle opportunità della transizione. Infine, ha inserito le sue piccole, note, ipocrisie, come ad esempio l’hub del gas nel Mediterraneo che è diventato polo strategico per l’energia pulita senza specificare di cosa si tratta. Sembra un briefing di ENI trasformato in un discorso alla COP28.” 

La premier ha concluso il discorso con un inaspettato appello rivolto a tutti i capi di governo di impegnarsi adesso per chi verrà dopo di noi.

Siamo tutti consapevoli, colleghi, che molti degli sforzi che stiamo facendo oggi probabilmente produrranno risultati visibili quando molti di noi non avranno più ruoli di responsabilità. Ma farlo comunque, non per noi stessi ma per coloro che verranno dopo di noi, definisce il valore della nostra leadership. Come scrisse Warren Buffet, “C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa”.

Infine, nota Cotugno, la Meloni ha aperto e chiuso il proprio intervento con i ringraziamenti al sultano Al Jaber, rafforzando l’idea di un legame speciale creato tra i due paesi, “dall’intenso sapore di gas”.