COP28: Salute e finanza, i negoziati entrano nel vivo

Alla COP28 le trattative continuano e i negoziati entrano nel vivo, ecco un riassunto della giornata di lunedì 4 e un focus sui temi di martedì 5 dicembre.

di Sofia Farina

La cooperazione internazionale non conosce giorni feriali e festivi, e le trattative a Dubai sono andate avanti per tutto il fine settimana senza interruzioni. Per di più, in seguito alla ripartenza dei capi di stato e di governo, dopo i due giorni focalizzati sulla loro presenza e sulle loro dichiarazioni, alla COP28 sono iniziate le giornate tematiche, focalizzate su specifici argomenti connessi alla crisi climatica in atto. La giornata di domenica è stata dedicata alla salute globale, mentre quella di lunedì alla finanza climatica. Si tratta di temi così complessi e articolati che servirebbero ben più di una singola giornata per affontarli e raccontarli, ma proviamo a riassumere quello che è successo. 

E’ la prima volta che la salute umana ha un ruolo così importante all’interno della conferenza delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico, un cambiamento che è stato definito epocale dalla stessa direttrice della sezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la dottoressa Vanessa Kerry. “Questa è una giornata storica – ha dichiarato Kerry in conferenza stampa – e spero che si tratti solamente dell’inizio di un processo che risponda con un’intensità commisurata agli effetti che il cambiamento climatico sta avendo sulla nostra salute”.

L’obiettivo dichiarato dell’OMS, in questa COP28, è proprio quello di far comprendere a tutti e tutte, a chi negozia, a chi prende decisioni, a chi ascolta, quali sono gli impatti del cambiamento climatico sulla salute umana, in modo che questo argomento venga trattato con la dovuta importanza. Per citare Kerry “gli effetti sono devastanti e metteranno a rischio tutto ciò che abbiamo conquistato fino ad oggi in termini di salute globale”. I rappresentanti dell’OMS hanno portato una serie di esempi che sono già realtà in alcune zone del mondo e che, presto, potranno diventarlo anche da noi: tra gli impatti del cambiamento climatico osserviamo l’aumento delle epidemie, delle malattie trasmesse da vettori, della trasmissione stessa di infezioni, di problematiche legate alla salute mentale, alle ondate di calore, agli eventi estremi e, soprattutto all’inquinamento atmosferico. Quest’ultimo, da solo, si stima sia responsabile di 7 milioni di morti l’anno ogni anno in tutto il globo, e risulta essere una problematica da affrontare urgentemente anche in Italia e fortemente connessa all’utilizzo smisurato di combustibili fossili. 

Il tema della finanza è emerso già nella giornata di domenica, in connessione alle ingenti risorse economiche che sarà necessario mettere in campo per adattare i sistemi sanitari globali alle nuove sfide, ed è stato poi protagonista assoluto della giornata di lunedì, che si è aperta con la presentazione della nuova edizione del rapporto del gruppo indipendente di esperti sulla tematica. Nel rapporto si fa il punto sullo stato attuale della finanza per il clima e si legge che l’importo dei finanziamenti globali per il clima è più che triplicato negli ultimi dieci anni, raggiungendo 1,27 trilioni di dollari nel 2021/22, circa l’1% del PIL mondiale. Importo che, seppur ingente, non è abbastanza, infatti nello stesso rapporto si dichiara che le cifre da mettere in gioco per raggiungere gli obiettivi prefissati con l’accordo di Parigi sono ben diverse: saranno necessari 2.4 trilioni di dollari ogni anno entro il 2030, da destinare alle economie emergenti e ai paesi in via di sviluppo esclusa la Cina. Il recente rapporto dettaglia questo obiettivo, suddividendolo nelle diverse aree di investimento: nello specifico, saranno necessari 1.5 trilioni per la transizione energetica, 250 milioni per adattamento e resilienza, 300 milioni per perdite e danni, 300 milioni per capitale naturale e agricoltura sostenibile e 50 milioni per la transizione giusta.

Articolo pubblicato anche su Il T quotidiano del 5 dicembre 2023