COP28: Le prime giornate di lavori nell’era del global boiling

La ventottesima edizione della COP è iniziata da meno di quarantotto ore e c’è già una lista molto lunga di argomenti cruciali da seguire e raccontare, tant’è che è già stata più volte definita the COP of actions, la COP delle azioni. 

di Sofia Farina

La prima giornata di lavori, solitamente più tranquilla e dedicata alle cerimonie di apertura, è stata caratterizzata da colpi di scena e inaspettati passi avanti, soprattutto relativamente al fondo perdite e danni, al quale anche l’Italia contribuirà con più di 100 milioni di euro. La seconda giornata è stata dedicata alla prima parte dei discorsi inaugurali dei 133 capi di stato che partecipano alla Conferenza delle Parti. Gran parte dei discorsi ha fatto riferimento all’era del global boiling, il bollore globale, citando Guterres, il Segretario generale dell’ONU.

Tra i temi emersi maggiormente nei contributi, sicuramente quello della diseguaglianza, sia in termini di emissioni causa del cambiamento climatico, che in termini di devastazione risultante, quello degli impatti sociali del cambiamento climatico, dalle migrazioni alle guerre, con numerosi riferimenti al conflitto isreaelo-palestinese. Anche i concetti di phase out e phase down, termini che si riferiscono alla diminuzione o alla eliminazione completa, entro una certa data, della produzione e della domanda di combustibili fossili, sono stati protagonisti. 

Un’altra grande notizia riguarda la firma da parte di più di 130 paesi, nella mattinata di venerdì, della Dichiarazione della COP28 su agricoltura sostenibile, sistemi alimentari resilienti e azione per il clima. Si tratta, nella storia delle COP del primo impegno di questo tipo ad adattare e trasformare i sistemi alimentari come parte di una più ampia azione per il clima. Questa risoluzione riconosce che “impatti climatici negativi senza precedenti stanno minacciando sempre più la resilienza dell’agricoltura e dei sistemi alimentari, nonché la capacità di molti, soprattutto dei più vulnerabili, di produrre e accedere al cibo a fronte di fame, malnutrizione e stress economici crescenti”.

Infatti, la crisi climatica sta già avendo un impatto sull’agricoltura e sulla sicurezza alimentare, poiché gli eventi meteorologici estremi come inondazioni, siccità, ondate di calore e incendi – e gli impatti a lenta insorgenza come l’innalzamento del livello del mare e la desertificazione – alimentano prezzi elevati e carenze alimentari nei Paesi di tutto il mondo.

E’ bene sottolineare, come ha subito fatto l’International Panel of Experts on Sustainable Food Systems, un gruppo di esperti sui sistemi alimentari sostenibili, che la dichiarazione non contiene impegni giuridicamente vincolanti e che non ci sono obiettivi o passi chiari per affrontare questioni chiave legate al clima, come l’enorme quantità di rifiuti alimentari in alcuni Paesi, l’eccessivo consumo di carne e alimenti lavorati prodotti industrialmente e l’enorme impronta dell’industria alimentare sui combustibili fossili. Infatti, a livello globale, i sistemi alimentari sono responsabili di circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra, la maggior parte delle quali proviene dall’agricoltura industrializzata, in particolare dagli allevamenti e dai fertilizzanti. 

Articolo pubblicato anche su Il T quotidiano del 2 dicembre 2023