I marmi del Partenone fra passato e presente, seconda parte

La situazione odierna

La Grecia e il Regno Unito ormai da secoli litigano per i marmi del Partenone. Nell’autunno del 2023 il dibattito si è riacceso. Ricapitoliamo le posizioni più importanti per vedere quali possibili soluzioni ci sono e perché i marmi non sono solo arte, ma toccano questioni più profonde.

di Jenny Cazzola
Mentor: Francesco Bevilacqua

Ormai sono secoli che la Grecia e il Regno Unito si disputano i marmi del Partenone. La prima parte di questa storia è già stata pubblicata qui su Agenzia di Stampa Giovanile: per conoscerla leggete l’articolo di Davide Berteotti. Il presente articolo invece vuole ricapitolare le posizioni attuali del dibattito che si è riacceso nell’autunno del 2023. Il primo ministro britannico Rishi Sunak si è reso protagonista di un vero e proprio scontro diplomatico, rifiutandosi di ricevere il premier greco Kyriakos Mitsotakis dopo che quest’ultimo aveva richiesto, durante un’intervista, la restituzione dei tanto contesi marmi del Partenone. Che cosa c’è sotto? Politica, ovviamente. Ma anche questioni di identità e di sovranità.

L’arte non è mai solo arte

All’apparenza può sembrare una stupidaggine. La Grecia e il Regno Unito che litigano per dei pezzi di marmo, che litigano sul fatto chi può conservare dei meri oggetti. Oggetti di valore, è vero. Ma pur sempre oggetti. A pensarci bene però, l’arte c’è di mezzo in moltissimi conflitti attuali.

Vi siete mai chiesti per esempio, perché Putin in estate ha fatto bombardare e distruggere cattedrali e musei ucraini? Non lo fa a caso, ma cerca in questo modo di distruggere, di cancellare l’identità e la storia dell’Ucraina. Perché secondo lui, l’Ucraina non è mai stata uno stato sovrano, ma sempre parte della Russia. Arte che testimonia che l’Ucraina ha una sua cultura, perciò, deve sparire.

Anche nel conflitto Israele-Palestina uno dei nodi da sciogliere è la questione “a chi appartiene Gerusalemme”, una città con siti colmi di arte e di patrimonio culturale, nonché di luoghi sacri di tre delle più importanti religioni del mondo. Chi controlla l’accesso a questi ultimi, detiene il potere sulla città, forse pure su tutto il Paese, nonché sulla quotidianità e i sogni nel cassetto di musulmani, ebrei e cristiani, sia in Israele che all’estero. Basta pensare quanti turisti vanno a visitare questi siti ogni anno. Quanti ebrei sognano di vedere il Kotel una volta nella vita, quanti cristiani vorrebbero vedere con i loro occhi i posti in cui Gesù ha predicato.

I punti di vista di Sunak e Mitsotakis

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I due attuali protagonisti della disputa dei marmi, Rishi Sunak e Kyriakos Mitsotakis © Wikipedia

Quindi è questa la ragione? Rishi Sunak vorrebbe esercitare una sorta di potere o di dominio sulla Grecia? Forse. Ma a Sunak i marmi probabilmente non interessano veramente. La disputa è un argomento molto “comodo”, perché divide gli animi e distrae l’opinione pubblica da tutte le altre crisi che il Regno Unito sta faticando ad affrontare: quella climatica, quella economica, quella della politica migratoria – che divide moltissimo – e quella della mancanza di abitazioni a prezzi accessibili.

Inoltre, i marmi non sono solo dei pezzi da museo. Sono anche un’occasione ghiottissima per inferire un senso di orgoglio e di identità nazionale sia nei Greci che nel popolo britannico. Orgoglio, che soprattutto i partiti di destra di entrambi i Paesi vogliono rinforzare. Farlo tramite i marmi del Partenone potrebbe assicurare sostegno politico sia a Sunak che a Mitsotakis.

Quest’ultimo sembra usare ogni occasione buona per chiedere che i marmi vengano restituiti al suo Paese. E dopo un intervento dell’UNESCO, che nel 2021 si espresse per la prima volta sulla questione, invitando il Regno Unito a rivedere la sua posizione e a negoziare con la Grecia, Mitsotakis si dimostra pure disposto a concedere a Londra con un prestito a lungo termine due importantissime opere del Museo archeologico nazionale di Atene: la Maschera di Agamennone (XVI sec. a.C.) e il Cronide di Capo Artemisio (480-470 a.C.), pur di riavere indietro i marmi del Partenone.

Di Jebulon – Opera propria, CC0, Wikimedia Commons
Il Cronide di Capo Artemisio è una delle poche sculture in bronzo dell’era classica sopravvissute. ©Wikimedia Commons

Ma, similmente al Regno Unito, anche la Grecia sta attraversando delle crisi dalle quali Mitsotakis potrebbe voler distrarre i propri connazionali.

Arte e identità

Che cosa c’etra l’arte con l’identità di un popolo? Secondo il teorico politico Antonio Gramsci le nazioni moderne che conosciamo oggi si basano su un senso di identità condiviso, che accomuna persino persone e partiti politici con valori opposti. Questo senso di identità nasce dalla storia e dai momenti d’orgoglio al quale una nazione fa riferimento più spesso. Per i Greci, il Partenone è proprio uno di questi punti d’orgoglio.

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Antonio Gramsci © Wikipedia

Infatti, come spiega la professoressa di politica e media dell’università dell’East Anglia, Marina Prentoulis, l’identità nazionale della Grecia moderna si basa fortemente sull’idea di essere un’estensione della Grecia antica. Fin da piccoli ai Greci viene insegnata la loro storia e ad essere orgogliosi di essere nati nella culla delle civiltà moderne. È dunque logico che i Greci vadano fieri della loro arte e cultura e che vogliano riavere indietro i marmi, che a molte persone sembrano rubati e detenuti illegalmente.

Anche la popolazione del Regno Unito non sembra essere d’accordo con il Primo Ministro sulla questione dei marmi. Nel 2012 è stato organizzato dall’Intelligence Squared Group un dibattito pubblico dal titolo “Send them back”, dopo il quale la maggior parte del pubblico si è espresso a favore della restituzione delle sculture.

E, come dimostra questa vignetta del comico inglese James Acaster, non tutti vedono di buon occhio il passato e la posizione del British Museum.

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Una possibile soluzione della disputa

Al momento né Sunak né Mitsotakis vogliono cedere. E la disputa potrebbe andare avanti ancora per molto.

Una soluzione però potrebbe consistere nel fare replicare le sculture. L’Istituto per l’archeologia digitale, un progetto comune delle università di Oxford e Harvard e del Museo del Futuro di Dubai, possiede dei robot in grado di riprodurre fedelmente pezzi d’arte fino all’ultimo millimetro. Atene potrebbe far produrre i pezzi del Partenone del British Museum e completare così l’insieme scultoreo. Oppure Londra potrebbe far realizzare le riproduzioni e restituire gli originali alla Grecia. Finora però il British Museum si rifiuta di collaborare con l’istituto per le tecnologie digitali. E se i Greci sono felici di una replica del loro tesoro nazionale è dibattibile.

Le informazioni contenute negli articoli di Jenny Cazzola e Davide Berteotti sono parte del corso di Museologia tenuto dalla prof.ssa Alessandra Galizzi Kroegel nell’a.a. 2022-23 all’Università di Trento: a lei va il ringraziamento degli autori per aver trattato questo ed altri casi-studio di una tematica molto attuale e importante nel dibattito culturale.

Altre fonti: https://www.britishmuseum.org/blog/introduction-parthenon-and-its-sculptures e Dyfri Williams, Lord Elgin’s Firman, in “Journal of the History of Collections”, volume 21, issue 1, May 2009, pages 49-76, https://doi.org/10.1093/jhc/fhn033