Scienza e (co)scienza: agire attraverso una divulgazione scientifica efficace

Ecco alcuni spunti e esempi per migliorare la comunicazione e aiutare la popolazione ad affrontare l’emergenza climatica.

Di Simone Predelli

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Quanto in profondità riusciamo a conoscere i fatti e i dati concreti che stanno dietro al cambiamento climatico? Quanta confusione e, possibilmente, paura nasce dalla difficoltà a comunicare e comprendere la scienza? Eppure solo attraverso l’azione collettiva e informata abbiamo una chance di cambiare le cose. Il general public, ovvero tutti noi, ha diritto di essere informato in maniera appropriata e aggiornata rispetto all’emergenza climatica, così da poter essere coinvolto in un processo decisionale partecipato e volontario. Ma quali sono i costi e le difficoltà? Come possiamo agire per migliorare la comunicazione e la partecipazione della popolazione alla scienza?

Per capirlo e raccontarcelo, il gruppo di delegati al Padiglione dell’Unione Europea, qui alla COP26, ha proposto l’1 novembre una conferenza che ha preso in analisi la questione da vari punti di vista e ha guardato alle modalità in cui questo fenomeno può essere affrontato.

In primo luogo è stato affrontato il ruolo delle università. Queste, essendo l’organo di formazione più vicino all’ambiente lavorativo e avendo una forte rappresentanza giovanile, sono lo strumento perfetto per raggiungere gli obiettivi del Green Deal, ovvero quell’insieme di iniziative europee che hanno come obiettivo la neutralità climatica entro il 2050. 

L’università può intervenire a livello formativo ed è possibile attraverso variazioni del metodo educativo creare delle soluzioni che partano dai giovani e che siano più adatte ad affrontare i problemi legati all’implementazione del Green Deal. Come può essere fatto? I suggerimenti portati da Douglas Halliday, a nome di EUA (European University Association), alla conferenza sono quelli di sfruttare le qualità intrinseche dell’università quali la capillarità in tutto il suolo europeo e la rappresentanza di giovani che vivono attivamente il loro tempo per affrontare le tematiche di comunicazione trasparente, di risposta adeguata alla grande diversità europea e di adeguamento in itinere delle problematiche che possono insorgere.  

E ci sono già persone che, attraverso i loro progetti, cercano di occuparsi di questo cambiamento. Esistono infatti progetti che si occupano di indagine scientifica e che curano molto la parte di partecipazione della società, offrendo degli spazi dove avviene sia uno scambio di informazione che la possibilità di co-design ovvero la presenza di dialogo che rende la ricerca un processo molto più partecipato. Uno di questi è Soclimpact, un progetto per creare una strada per la “decarbonizzazione” delle isole, che offre un decision support system for adaptation e una piattaforma aperta al pubblico.

“L’ansia climatica”

Ma c’è un ostacolo, anche un po’ inaspettato: la nostra psiche. Come raccontato dal nostro articolo “Generazione Z(ero): l’impatto del cambiamento climatico sulla percezione del futuro”, i sentimenti negativi rispetto alla crisi climatica sono capillari, soprattutto tra i giovani. Per questo, le scienze psicologiche sono fondamentali nell’affrontare il problema. La psicologia deve essere, ed è, inserita all’interno della strategia per affrontare l’emergenza climatica. Infatti, le emozioni (spesso negative come ansia e stress) causano reazioni in tutti, anche in coloro che rimangono in diniego rispetto ad esse, e queste, se mal gestite, possono andare ad influenzare i processi decisionali. Parte di quest’ansia deriva dai metodi di divulgazione legati al cambiamento climatico. Proprio per questo, ci dicono, la psicologia è maestra nel fornire l’introspezione necessaria a divulgare in maniera appropriata la scienza. Ma la nostra partecipazione è fondamentale: più feedback si ricevono maggiore sarà la capacità della psicologia di dare consiglio.

L’importanza della partecipazione degli studenti universitari è stato un tema centrale all’interno dell’evento e questo dà sicuramente fiducia riguardo al futuro. Ad ogni modo dal dialogo tra le parti è uscita la volontà e il bisogno di implementare una comunicazione efficace, così che nelle direttive che verranno prese a livello di politiche europee le persone possano sentirsi più rappresentate. Quindi, è fondamentale che la partecipazione universitaria e giovanile sia considerata all’interno del cambiamento, solo in questo modo potremo costruire azioni efficaci ed essere attori principali del mondo che viviamo e vivremo, possibilmente senza troppe ansie e angosce.