Nucleare: un pericolo o una risorsa?

Mentre la Germania chiude gli ultimi tre reattori nucleari ancora operanti, la Finlandia ne apre un terzo, il primo ad acqua pressurizzata presente in Europa. Quale sarà la posizione preponderante in futuro: nucleare come pericolo o come risorsa?

Di Gloria Malerba, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

Lo scorso 15 aprile la Germania ha chiuso gli ultimi tre reattori nucleari che erano ancora attivi sul territorio. Nello specifico, si tratta dei reattori di Emsland, di Isar 2 e di Neckarwestheim.

La chiusura, in realtà, era stata inizialmente prevista per la fine dello scorso anno, ma a causa dello scoppio della guerra in Ucraina e dei rallentamenti da essa creati nell’approvvigionamento energetico, la chiusura era stata posticipata.

I tre reattori facevano parte di una rete di 19 centrali nucleari che, quando attive, fornivano alla Germania un terzo della sua energia elettrica. Già nel 2002, però, il cancelliere socialdemocratico Schröder decise che tutte le centrali nucleari del paese sarebbero state chiuse entro il 2022. Successivamente, la cancelliera cristianodemocratica Merkel cercò di rinviare la decisione al 2036, ma nel 2011, a seguito del disastro di Fukushima, si stabilì di ritornare al piano di chiusura iniziale.

È soprattutto a seguito degli eventi del 2011 che hanno cominciato a svilupparsi le maggiori proteste legate alla lotta al nucleare, particolarmente forti proprio in Germania, dalle quali è nato il partito dei Verdi. I membri di quest’ultimo si sono detti soddisfatti dalla chiusura delle centrali, al contrario dei conservatori, che hanno definito la decisione un grave errore, sottolineando il rischio che essa comporta per la sicurezza energetica del paese.

Ad essere problematico, in particolare, è il fatto che la Germania non sia riuscita a trovare un’alternativa al nucleare che non sia l’utilizzo del carbone. In effetti, per quanto stia investendo sulle risorse rinnovabili, il paese sarà costretto ad aumentare l’uso del carbone e del gas, soprattutto nel breve termine. Già lo scorso inverno, in realtà, l’energia eolica e l’energia solare si sono rilevate insufficienti per coprire la domanda elettrica del paese per diverse settimane, a causa delle condizioni meteo avverse. Ciò ha costretto la Germania ad usare il gas e il carbone per coprire l’80% della richiesta energetica interna.

Inoltre, la recente crisi in Ucraina ha comportato una riduzione delle importazioni di gas e petrolio da parte della Russia, portando ad un aumento generalizzato dei prezzi.

La decisione della Germania appare controcorrente rispetto alle azioni intraprese nel frattempo dagli altri paesi dello scenario internazionale. Tra gli altri, possiamo ricordare gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, la Cina e persino il Giappone, che hanno manifestato l’intenzione di incrementare l’uso dell’energia nucleare a scapito del ricorso ai combustibili fossili.

A questo proposito, è emblematico come lo stesso giorno in cui la Germania spegneva i suoi ultimi reattori nucleari, la Finlandia, al contrario, accendeva il terzo reattore posseduto dal paese, Olkiluoto 3. Si tratta, questo, di un reattore di terza generazione, nello specifico di un reattore nucleare ad acqua pressurizzata, l’unico del genere al momento attivo in Europa e il più potente tra quelli presenti. Tale tecnologia permette di avere alti livelli sia di efficienza che di sicurezza e si stima potrà funzionare per un periodo di circa 60 anni.

Il reattore verrà usato per coprire il 14% del fabbisogno energetico del paese, permettendo, quindi, una riduzione del bisogno di importazioni da altri paesi, quali la Norvegia o la Svezia, così come dalla Russia, il cui potere di esportazione nel paese era già terminato nel maggio dello scorso anno.

Nel frattempo, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea) ha sottolineato come l’idroelettrico e il nucleare siano da considerare le due più importati fonti di energia elettrica a basse emissioni ambientali, le uniche a poter permettere di mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5° rispetto ai livelli preindustriali e di realizzare, quindi, lo scenario a zero emissioni.

In ogni caso, il dibattito attorno al nucleare rimane ancora controverso ed è particolarmente accesso anche in Italia. Il paese è diviso a metà, sia in ambito sociale che in ambito politico, dove i partiti a destra e il polo di centro, costituito da Azione e Italia Viva, ne sostengono lo sviluppo, mentre, i partiti di sinistra e il Movimento 5 Stelle si oppongono. I favorevoli al nucleare sottolineano che esso permette di produrre grandi quantità di energia in maniera continuativa a fronte della ristretta area territoriale occupata. Al contrario, coloro che si oppongono a questa fonte di energia fanno perno soprattutto sul tema dei costi iniziali alti, così come sullo smaltimento delle scorie radioattive e sulla possibilità dello sviluppo di incidenti potenzialmente catastrofici. È, infatti, soprattutto la memoria dei due incidenti nucleari di Chernobyl e Fukushima che mette in difficoltà la propensione verso lo sviluppo di tale forma di approvvigionamento energetico. Segno di ciò è anche il voto contrario espresso dagli italiani nel referendum riguardo lo sviluppo nucleare realizzato nel corso del 2011 e a seguito del quale il paese ha eliminato la produzione di tale energia, limitandosi ad importarne solo un 5% da produzione francese.

Nonostante l’apparente contrarietà di gran parte della popolazione, però, in Italia lo scorso 9 maggio sono state approvate in Parlamento due mozioni riguardo la questione, portate avanti da Azione e da Forza Italia.

Nello specifico, le due proposte esortano il governo a considerare anche il nucleare nell’ambito della politica energetica, in modo da accelerare il processo di decarbonizzazione.  In verità, nessuna delle due mozioni prevede nulla di concreto, ma solo un impegno a considerare lo sviluppo del nucleare in futuro. Inoltre, entrambe contengono una richiesta al governo per accelerare la costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e per stimolare il dibattito pubblico, favorendo più informazione sull’argomento. Infine, si propone di dare il via libera al finanziamento italiano per la costruzione di centrali all’estero. Questione sicuramente rilevante anche a livello europeo, in quanto sposterebbe l’Italia nell’insieme di paesi, a guida francese, che sostengono il nucleare in Europa e ai quali si oppone il gruppo dei paesi contrari, guidati dalla Germania.

Senza dubbio, sono ancora molti coloro i quali temono l’implemento del nucleare.  

D’altra parte, però, le innovazioni tecnologiche ad oggi esistenti sembrano confermarci la sicurezza e l’efficacia dell’utilizzo degli impianti nucleari. Impianti dei quali, ci piaccia o no, siamo comunque circondati.  Forse, allora, sarebbe più efficace un allineamento europeo in ambito energetico, che preveda un’implementazione nella condivisione dell’energia proveniente dai reattori già operanti e nella costruzione di nuovi, necessari per lo sviluppo di una transizione energetica vera e propria.