La montagna è una sentinella e un termometro del nostro pianeta

Le montagne: sentinelle e termometri del nostro pianeta

Gli effetti della crisi climatica nella quale versa attualmente il nostro Pianeta sono visibili e considerevoli ovunque; molteplici i cambiamenti in corso e i conseguenti rischi. Esistono però delle sentinelle che possono mandarci dei segnali importanti, da cogliere come opportunità per studiare le tendenze climatiche: le montagne. Ne abbiamo parlato con Elisa Palazzi, ricercatrice e docente di fisica del clima, e Daniele Pigoni, del Soccorso Alpino.

di Ilaria Bionda, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

Alla luce della crisi climatica in atto, ad avere il maggiore impatto sul nostro Pianeta è il riscaldamento globale, che influisce sulle condizioni di atmosfera, ghiacci e mari. Nell’ambiente montano – ci spiega Elisa Palazzi, ricercatrice e docente di fisica del clima – gli effetti dell’aumento delle temperature sono ancora più accentuati, avviene un amplificarsi di tale condizione che rende le montagne dei veri e propri “termometri del clima” utilizzabili per misurare “la febbre del Pianeta”.

La temperatura media, negli ambienti di montagna, non è più elevata di quella degli ambienti di pianura, tuttavia, il tasso di crescita è di + 0,3° in 10 anni, rispetto al + 0,2° in pianura e ciò causa numerosi cambiamenti macroscopici.

È visibile ad occhio nudo, ad esempio, il ritiro dei ghiacciai, in maniera generalizzata su tutte le montagne del mondo, così come il mutamento nello stato della neve. Generalmente le precipitazioni piovose avvengono più frequentemente anche ad altitudini elevate e, anche in caso di nevicate eccezionali e di inverni particolarmente copiosi, si tratta di una neve poco salutare poiché bagnata e densa.

I fenomeni metereologici estremizzati, in montagna maggiormente rischiosi – aggiunge la dottoressa Palazzi – rappresentano un’altra delle forti conseguenze del riscaldamento climatico. L’acqua, ad esempio, è una delle protagoniste nell’ambiente montano: sia la sua presenza massiccia, sia la sua assenza totale sono causa potenziale di gravissimi danni. Se non piove, si genera siccità che a sua volta è condizione di base per l’innesco di incendi in boschi e foreste; se, al contrario, piove troppo, avvengono le cosiddette “alluvioni lampo” che ingrossano torrenti e fiumi mettendo in pericolo i fragili territori circostanti e le persone che li abitano.

Al di là di questi cambiamenti che noi tutti possiamo notare, ne avvengono altri meno visibili e discussi. La biodiversità, ad esempio, sta subendo delle gravi conseguenze. La biosfera cerca di adattarsi al cambiamento repentino della temperatura con un movimento verso l’alto: piante e animali migrano verso altitudini maggiori e danno vita a un mix non tipico per l’ambiente circostante, causando l’estinzione di diverse specie. Come effetto la montagna – uno degli ambienti più biodiversi della Terra – risulta “banalizzata”.

Per tutti questi motivi – secondo la dott.ssa Palazzi – le montagna non sono solo dei termometri, ma anche delle sentinelle del cambiamento climatico: avvertono del pericolo, di ciò che sta accadendo di potenzialmente pericoloso e «ci mostrano che lo stato di salute del pianeta non è affatto buono.»

I cambiamenti qui descritti non rappresentano un pericolo solamente per gli ambienti montani stessi, ma anche a valle, nelle zone più popolate e produttive. Il tutto è accentuato dal fatto che il territorio in molte zone è particolarmente fragile e vulnerabile a causa dell’azione e dell’esposizione dell’uomo: costruzioni inadeguate e deforestazioni privano la montagna della naturale protezione e contribuiscono a rendere gli eventi estremi ancora più dannosi.

Nelle città, gli effetti dei cambiamenti degli ambienti montani si riversano soprattutto sull’approvvigionamento dell’acqua, fondamentale per la potabilità, per la produzione di energia e per l’agricoltura. Oltre a questa fondamentale risorsa, le montagne offrono altri “regali” – come li definisce Elisa Palazzi – tra cui aria pura, materie prime (importantissimo il legname), alcuni servizi di regolazione, oltre a tutti i non trascurabili servizi culturali ed estetici, da cui deriva il benessere fisico e mentale. Quando la montagna non è in buona salute, l’erogazione di tutti questi servizi ne risente e, di conseguenza, «tutti siamo colpiti dal cambiamento che avviene in montagna, anche se non ce ne rendiamo conto.»

La dott.ssa Palazzi ci spiega anche che lo stato di salute delle nostre montagne, oltre a essere una fonte di preoccupazione, può essere una grande opportunità per lo studio degli effetti visibili del cambiamento di temperatura e per testare nuove metodologie di osservazione. Frequenti, infatti, le installazioni di stazioni di monitoraggio metereologiche e di misura dei parametri climatici: la possibilità di studiare maggiormente le zone più colpite pone nella condizione di sforzi maggiori – anche economici – per aumentare la capacità osservativa; lo stesso vale per il miglioramento dei modelli metereologici e climatici. Tutti questi strumenti risultano fondamentali al giorno d’oggi, anche per fornire maggiori informazioni sugli eventuali rischi corsi nel frequentare la montagna come escursionisti e alpinisti.

Le montagne sono “sentinelle del cambiamento climatico”. La ricercatrice: “Ci mostrano che lo stato di salute del pianeta non è buono”

Considerando tutti questi cambiamenti in vetta ma non solo, dobbiamo prendere coscienza della necessità che a cambiare sia anche il nostro modo di vivere la montagna. È fondamentale adottare comportamenti più attenti, poiché i rischi e i pericoli sono sempre dietro l’angolo, ma anche più sostenibili, per non aggravare la già precaria condizione nella quale versano le montagne.

Abbiamo posto qualche domanda a proposito a Daniele Pigoni, membro del Soccorso Alpino nonché alpinista appassionato. Daniele ha evidenziato un effetto più indiretto del cambiamento climatico, ossia gli errori di carattere psicologico da cui deriva la maggior parte dei rischi al giorno d’oggi. Tali sbagli derivano da un’errata percezione dovuta al modificato ritmo delle stagioni, per il quale d’inverno in montagna non è più presente un’elevata massa di neve ma, comunque, il terreno è ghiacciato sotto la superficie, nonostante sembri asciutto e sicuro.

«Il cambiamento climatico ha creato delle trappole, delle false convinzioni, modificando il calendario della montagna» ci spiega Daniele, aggiungendo che in questo hanno un ruolo fondamentale la comunicazione e l’informazione. «La comunicazione non è facile, le condizioni (soprattutto metereologiche) della montagna cambiano molto velocemente e soprattutto in modo meno prevedibile rispetto al passato, quando tutto era più regolare e costante», pertanto, la comunicazione deve essere molto rapida. Di pari passo, «deve essere anche maggiore l’attenzione dell’utente nel cercare questa comunicazione.» Oltre ai bollettini meteo e alle allerte valanghe, è opportuno ricercare aggiornamenti sulla situazione locale specifica poiché a parità di condizioni climatiche, soprattutto in una situazione di mezza stagione, le differenze di esposizione e di temperatura anche minime possono presentare differenze sostanziali. L’utente deve quindi mettere in atto un grande “sforzo critico” nel ricercare le informazioni che gli permettono di vivere la montagna con la maggiore attenzione possibile.

Al di là dei bollettini tecnici, oggi fruibili facilmente in termini di previsioni e di dati reali e registrati, Daniele suggerisce che «bisogna anche cambiare la cultura di chi va in montagna, facendo leva su una rete di forum e blog, oltre che sui social» una sorta di comunicazione più diretta e meno interpretativa, quindi, che consente di ottenere tutte le sicurezze possibili.

Alla domanda «quali comportamenti mettere in atto per ridurre il proprio impatto nell’andare in montagna?» Daniele risponde che gli alpinisti, nonostante siano attratti e affascinati dalla natura selvaggia, in realtà sono i primi a creare impatto sotto diversi aspetti. In primis, essi spesso percorrono numerosi chilometri con auto private per giungere sul luogo dell’ascesa: sarebbe invece opportuno «saper trovare avventura nella montagna vicina a casa, godersi itinerari nuovi.»