Web Valley: sperimentare la ricerca in prima persona

Tre settimane, 18 giovani provenienti da tutto il mondo, il focus sulla ricerca interdisciplinare: questa è Web Valley, la summer school organizzata da Fondazione Bruno Kessler che, quest’anno, si è incentrata sull’analisi dei dati relativi alla qualità dell’aria.

Di Ilaria Bionda

Giunta alla sua 23esima edizione, anche per l’anno corrente Web Valley ha richiamato giovani delle scuole superiori provenienti dal Trentino, dall’Italia e dal resto del mondo a sperimentare in prima persona la ricerca scientifica, grazie a un camp residenziale svoltosi a Trento dal 18 giugno al 7 luglio. Il tema centrale è stato quello della qualità dell’aria, per il quale sono state analizzate grandi moli di dati, in particolare relativi alla sensoristica a basso costo, per calibrare quest’ultima e fare in modo che possa essere utilizzata per un monitoraggio diffuso sul territorio.

Web Valley è organizzata dal 2001 dalla Fondazione Bruno Kessler (FBK), che mette a disposizione del progetto anche i propri ricercatori delle sezioni sensors and devices e science for health. Le e i giovani si sono cimentati su quattro challenge, utili a permettere un lavoro in piccoli gruppi: relazione tra inquinamento e parametri ambientali; qualità dell’aria indoor e outdoor; confronto di dati da centraline qualificate e dati – presi nello stesso momento dallo stesso luogo – da sensoristica a basso costo; parte informatica con una dashboard di visualizzazione dati.

Abbiamo incontrato Claudia Dolci, direttrice della summer school, che ci ha spiegato che l’esperienza “non si tratta di una simulazione: è veramente un pezzo di ricerca che viene aperta dalla Fondazione a Web Valley”. Le e i giovani, quindi, si sentono parte di qualcosa di vero, mettendo in pratica le reali attività di un ricercatore, dalla ricerca bibliografica, al procedere per tentativi, compresi quelli che non vanno in porto. Ad esempio: “abbiamo a disposizione un sensore di qualità dell’aria interna mai usato prima, stiamo raccogliendo dati per la prima volta, non sappiamo cosa ci diranno.”

© Web Valley

Web Valley si tratta, quindi, di una vera esperienza orientativa: le e i partecipanti possono avere una panoramica delle figure professionali coinvolte in una ricerca come questa. Dalle figure scientifiche come matematici e fisici, agli informatici, oltre a chi è impegnato nel project management e nella comunicazione. “C’è un gruppo a parte, 3 ragazzi/e dell’Alta Formazione Grafica, – ci ha spiegato Claudia – che lavora come ufficio comunicazione: crea i post per i social, supporta la realizzazione della presentazione finale, si occupa della parte foto e grafica.” Oltre ad allargare gli orizzonti personali, c’è poi sempre una certa attenzione a trovare un tema eticamente formativo, come in questo caso quello della qualità dell’aria.

Cos’è cambiato negli anni? “Abbiamo un modello sempre più strutturato di collaborazione tra FBK, Istituto Pavoniano Artigianelli e tutor esterni. Si studia sempre meglio il posto dove ospitare il laboratorio, la parte organizzativa, i docenti che ci aiutano, l’ufficio comunicazione: nulla è più improvvisato”. Inoltre, Web Valley cerca sempre di più di intessere relazioni con gli e le alumnae, in modo da attivare un rapporto tra pari tra chi partecipanti attuali e passati.

E cosa succede “dopo”? “La ricerca viene portata avanti e i prodotti di Web Valley citati come tali. Alcuni giovani partecipanti sono rimasti in contatto e sono oggi co-autori di paper. Inoltre, una parte di questo lavoro lo si porta in un progetto annuale nelle scuole.”

© Web Valley

Oltre a Claudia, abbiamo avuto anche l’occasione di sentire tre giovani voci.

Beatrice, da Parma, ha conosciuto il progetto grazie alla propria scuola e in relazione all’esperienza ci dice di aver imparato molto: “sia a livello di competenze tecniche acquisite, sia a livello sociale con nuove amicizie e nuovi rapporti, con le e i partecipanti ma anche con i membri dello staff, sempre pronti ad aiutare e a rispiegare”. Benedetta, da Trento, a proposito di un progetto come questo proprio nella sua città ammette che “da un lato è strano perché ho sempre considerato la mia città molto piccola, però in quanto ricerca è molto organizzata, grazie alla presenza dell’Università e della Fondazione Bruno Kessler”. Importanti, per la giovane anche le nuove amicizie: “Sono contenta di avere amici da tutto il mondo, che si appassionano delle mie stesse cose”.

Sarvesh, da Nuova Delhi, ci racconta che la sua città è “molto famosa per i problemi legati all’inquinamento e per questo il progetto ha proprio a che fare con me. Ho subito pensato che fosse la mia opportunità per contribuire e imparare di più su un problema che affronto proprio nella mia città e nella mia vita quotidiana”. Cosa si porta a casa il giovane? “Dal punto di vista intellettuale conoscenze su chimica dell’aria, data science e data analysis; dal punto di vista dell’impatto, invece, penso che d’ora in poi potrò essere un cittadino informato e aumentare la consapevolezza di amici, famigliari e persone che ho intorno. E chissà che non avvierò un percorso come questo anche in India, dove il problema è grave”.

Venerdì 7 luglio il camp si è concluso con la presentazione dei lavori, che è possibile riguardare a questo link.

© Web Valley