Killers of the Flower Moon: viaggio tra le ombre dell’America
“Killers of the Flower Moon” di Martin Scorsese è uscito in sala il 19 ottobre 2023. Il film rivela la tragica storia della popolazione indigena degli Osage. È uno sguardo tagliente sulla connessione tra storia, potere e ingiustizia negli Stati Uniti d’America.
di Matteo Carlesso
mentor: Alessandro Graziadei
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L’arrivo italiano di “Killers of the Flower Moon” ha suscitato un vivace dibattito nelle ultime settimane. Se alcuni lo hanno criticato aspramente per la sua durata (quasi 3 ore e mezza di proiezione), altri ne hanno apprezzato la profondità. Il nuovo capolavoro di Martin Scorsese conduce gli spettatori attraverso un avvincente percorso nei meandri oscuri della storia americana. Si tratta di un racconto al tempo stesso controverso e raffinato, capace di fruttare oltre 120 milioni di dollari già nelle prime tre settimane di programmazione. Disponibile al cinema dal 19 ottobre 2023, questa nuova creazione del regista statunitense trasporta il pubblico in un intricato labirinto di indagini, processi legali e momenti di intensa suspense, svelando rivelazioni sorprendenti.
La trama
Nel cuore dell’Oklahoma, a cavallo tra gli Anni Ruggenti e il periodo della Grande Depressione, oltre sessanta membri della Tribù degli Osage svaniscono o vengono ritrovati senza vita. Il motivo? Il petrolio.
Il veterano di guerra Ernest Burkhart (interpretato da Leonardo DiCaprio) torna nel suo paese natale dopo la Prima Guerra Mondiale, intrappolato tra l’ombra dei suoi trascorsi bellici e le difficoltà economiche. Coinvolto in attività criminali, Ernest diventa involontariamente uno strumento nelle mani dello zio astuto e ambizioso, William Hale (interpretato da Robert De Niro). Hale, conosciuto localmente come “King”, è un rancher e vicesceriffo di riserva, ma sotto la sua facciata amichevole si cela un oscuro piano per arricchirsi a spese della popolazione indigena.
Guidato dalla sete di potere e avidità, Hale escogita un piano diabolico che si snoda attraverso una serie di eventi traumatici, portando a una spietata espropriazione delle ricchezze dei nativi americani. La storia si svolge sullo sfondo di una riserva indiana, dove i campi di fiori durante la flower moon testimoniano la bellezza della natura, ma nascondono anche un oscuro destino per la comunità Osage. Ernest, infatti, si trova coinvolto in una catena di eventi che sfociano nell’orrore del sangue e della violenza.
Il commento
Alla conclusione di questi 206 intensi minuti, quando le luci della sala si accendono e gli spettatori si alzano dalle poltrone rosse per tornare alla loro vita, sorge spontanea una profonda riflessione sul rapporto tra ricchezza, natura e umanità. Nel ruolo di spettatore, ci si trova a contemplare con un sentimento di malinconia quale sarebbe stata la storia degli Osage se non avessero avuto la sfortuna di trovarsi sopra un giacimento petrolifero; tuttavia, ancor più significativo è immaginare quale sarebbe stata la loro storia senza le invasive interferenze da parte degli americani nelle loro vite. L’immaginare un destino diverso per questa comunità indigena suscita un senso di nostalgia per un passato in cui la loro storia non era distorta dalla cupidigia e dalla violenza, ma bensì intessuta di tradizioni e armonia con la natura, un passato che ora è irrimediabilmente perduto.
Con la sua regia magistrale, Martin Scorsese ci trasporta in un passato doloroso, attraversato da numerosi capitoli di violenza profondamente incisi nella storia degli Stati Uniti. Questi nefasti episodi, volti a privare le popolazioni indigene delle loro ricchezze, hanno impresso un’indelebile cicatrice di sofferenza che perdura ancora oggi, una ferita che attraversa il tessuto stesso della società americana. A partire dall’Ottocento, questi atti deplorevoli hanno segnato la rotta della storia, guidati da politiche statunitensi che hanno scaturito nella deportazione di migliaia di nativi americani dalle loro terre ancestrali. Oggi giorno, le popolazioni indigene continuano a fronteggiare la lotta per preservare la loro identità culturale, affrontando sfide quali la perdita di terre, discriminazioni e violazioni dei loro diritti. È un richiamo urgente a dirigere la nostra attenzione su un passato che riversa ancora la sua influenza sul presente, sollecitando riflessioni profonde e azioni determinate per costruire un futuro più equo.
Il film, con la sua narrativa coinvolgente, sottolinea la complessità di questo contesto storico e sociale, spingendo il pubblico a considerare la propria responsabilità collettiva nella comprensione e nel superamento delle ingiustizie del passato. È un viaggio cinematografico che, al di là dell’intrattenimento, si propone come una sfida critica, invitandoci a riflettere sulla nostra capacità di modellare un mondo diverso. E in questo riflettere, forse, si trova la chiave per un domani più luminoso.