Energia rinnovabile per tutti

ll settore energetico è responsabile di due terzi delle emissioni globali, il che rende necessario interventi immediati. Solo pensare a paesi, città, o addirittura intere regioni dipendenti da energia rinnovabile può sembrare utopico, ma è invece ciò che sta accadendo in diverse parti del mondo. Ad esempio, l’Islanda è il primo paese al mondo ad ottenere il 100% di energia per elettricità, riscaldamento e trasporti da fonti rinnovabili.
Essa rappresenta, di fatto, la prova tangibile che il passaggio alle fonti di energia pulita non è solo possibile, ma è anche l’unico modo efficace per ridurre le emissioni. Durante un evento parallelo alla COP22, a Marrakech, il network REN Alliance ha mostrato i diversi livelli (insulare, rurale, cittadino, nazionale e regionale) e le tecniche di implementazione in materia di energia rinnovabile, attraverso casi studio da tutto il mondo. La REN Alliance è un network che conta cinque organizzazioni per la produzione di rinnovabili che lavorano a livello globale: la International Solar Energy Society (ISES); la World Wind Energy Association (WWEA); la International Hydropower Association (IHA); la International Geothermal Association (IGA); e infine a World Bioenergy Association (WBA).
Rychard Taylor, della IHA, ha presentato una serie di progressi ottenuti a livello nazionale, specialmente nel settore idroelettrico. Uno dei principali problemi da affrontare, ha affermato, è il bilanciamento tra produzione e domanda, tale che l’energia non venga sprecata. Sono stati inoltre descritti i progressi nel campo dell’energia idro-solare: questi pannelli immersi in acqua stanno già dimostrato il proprio potenziale in termini di efficacia e qualità in Brasile, Cina e Corea.
L’unione di energia solare ed idrica, o eolica ed idrica, apre le porte ad una nuova era nella produzione di energia, vantaggiosa sia per il Pianeta che per gli stati. Taylor ha concluso il suo intervento dicendo: “credo che se unissimo gli sforzi nell’implementazione del settore dell’energia rinnovabile, potremmo parlare di solide aspettative a livello regionale”.
Marietta Sander, della IGA, ha illustrato invece il caso della regione dell’Africa orientale, la quale è impegnata nella produzione di energia geotermica. In particolar modo, paesi come Burundi, Comore, repubblica democratica del Congo, Gibuti, l’Eritrea, Etiopia, Eritrea, e Kenya hanno lavorato insieme non solo per le loro simili condizioni geologiche, ma anche perché hanno visto nella produzione delle rinnovabili la migliore via verso lo sviluppo.
La città di Stoccolma, rappresentata da Gustaf Landahl, è uno tra i migliori esempi del passaggio alle rinnovabili. Dagli anni ’90 ad oggi, le emissioni di carbonio sono state dimezzate e mirano ad essere totalmente eliminate entro il 2040. Nell’attuare questo piano, l’amministrazione ha ritenuto cruciale la collaborazione tra il governo centrale e le entità locali. Landahl ha infatti evidenziato come l’introduzione della tassa sul carbonio abbia rappresentato la maggiore spinta verso la transizione. Dal 1990 la Svizzera ha infatti stabilito la CO2-tax: tra il ’90 e il ’91 ha diminuito le tasse sul lavoro ed aumentato quelle sull’energia introducendo l’IVA.
Allo stesso tempo, il governo ha stanziato numerosi finanziamenti rivolti sia alle industrie che alle case per la produzione di energia pulita. Oggi, la Svizzera dipende in minima parte dai combustibili fossili, utilizzati in media solo per il 10% per l’elettricità, per il 20% per il riscaldamento, e per l’80% nei trasporti. Landahl ha concluso il suo intervento dicendo “governi locali e incentivi nazionali sono andato di pari passo: la tassa sul carbone sommata con la diminuzione delle emissioni, ha portato un maggior tasso di crescita”.
Dave Renné, dell’ISES, ha portato invece l’esempio di diverse isole interamente, o quasi, a energia pulita, come le isole di King, Flinders e Rottnest. King island, un tempo interamente dipendente dai combustibili, oggi vanta il 100% di energia eolica e solare.
La transizione è cominciata nel 1998 con la costruzione del primo parco eolico, ampliato nel 2004, e con progetti di sensibilizzazione della popolazione locale in materia di energia rinnovabile. Le principali sfide per un’isola sono legate alla produzione di energia elettrica; all’adozione di micro-reti elettriche; alla logistica delle installazioni; al sistema di monitoraggio; al finanziamento; ed infine alle politiche di supporto.
“La chiave di volta è eliminare la dipendenza dai combustibili fossili”, ha infine concluso Dave Renné. Stefan Gsängers, della WWES, ha parlato del settore elettrico rurale presentando, in particolare, due progetti in Mali e in Senegal. Attraverso l’impiego di energia solare, è stato infatti possibile portare elettricità in 30 diversi villaggi in Senegal e ad oltre 42.600 persone in Mali.
Sono stati evidenziati anche gli effetti positivi per l’economia: il 50% degli investitori, infatti, ha ottenuto considerevoli profitti pur non avendo alcuna garanzia a livello internazionale o finanziamenti da parte del governo. Gsängers ha successivamente illustrato il ciclo di produzione e consumo d’energia, sottolineando come questo cambi la struttura delle imprese e produca, inoltre, opportunità di lavoro e di profitto. Altri risultati sono la riduzione della povertà e l’aumento della produzione d’energia. Esiste un forte legame tra l’accesso all’energia e lo sviluppo economico e sociale.
Secondo ognuno degli esperti, la de-carbonizzazione dell’energia è un requisito fondamentale per restare al di sotto dei 2 gradi Celsius e prevenire le peggiori conseguenze del cambiamento climatico. Oggi, la produzione di energia pulita è più economica che in passato, ed un mondo basato al 100% sulle rinnovabili è un’ipotesi ogni giorno più plausibile. Abbiamo solo bisogno di credere in questo progetto.
Le presentazioni in formato video dell’evento sono disponibili online su YouTube

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