Italia divisa in due dal maltempo: è colpa del cambiamento climatico?

Mentre nubifragi e temporali imperversavano nel Nord Italia, il Sud del paese bruciava tra temperature infernali. È ciò che è successo nel mese di luglio nella penisola italiana, interessata da fenomeni meteorologici estremi, che hanno diviso il paese nettamente in due. Che ruolo ha il cambiamento climatico in tutto questo?

Di Gloria Malerba, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

Da nord…

Non solo alte temperature. Tra il 23 e il 24 luglio scorsi in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna si sono sviluppati violenti nubifragi.

Le forti raffiche di vento hanno scoperchiato edifici e abbattuto alberi, mentre i grandi chicchi di grandine hanno causato danni ingenti ad auto e condomini, spaccando finestrini e tapparelle. Disagi si sono sviluppati anche sulle linee ferroviarie nelle tre regioni, portando a ritardi e cancellamenti nelle varie tratte, a causa di rami e alberi caduti sui binari. Inoltre, i danni hanno interessato anche le linee elettriche e l’agricoltura, con vari campi ormai distrutti e la conseguente perdita, in molti casi, del lavoro di un’intera stagione.Diverse sono state le persone soccorse e, purtroppo, si contano anche alcune vittime.

Nei giorni successivi il maltempo ha continuato a imperversare nel Nord del paese. In particolare, da sabato 29 luglio è stato il Trentino-Alto Adige ad essere colpito da nubifragi e vento, che hanno provocato allagamenti e frane.

In Val Pusteria i torrenti ingrossati dalla pioggia hanno trascinato via ponti in legno. Sulla strada statale in direzione Val Gardena una frana ha investito quattro autovetture parcheggiate. Varie frane si sono susseguite anche in Val Badia. A Valdaora le strade allagate e piene di fango hanno richiesto l’intervento dei vigili del fuoco, ma fortunatamente non sono stati segnalati feriti o dispersi nelle diverse zone colpite.

… a sud

Nel frattempo, in quelle stesse ore, il Sud Italia è stato distrutto dagli incendi.

Gli abitanti di Sicilia, Sardegna e Calabria hanno visto le proprie terre andare in fiamme. L’imperversare del fuoco è stato favorito dalle forti raffiche di vento e dalle alte temperature. Da segnalare è il superamento dei 45°C in alcune regioni, quali la Sardegna. Anche in Sicilia la situazione è particolarmente grave, tanto che l’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo ha dovuto sospendere la propria attività. Considerevoli sono stati i danni. Si contano almeno 5 persone morte e circa duemila sfollati, costretti a lasciare le proprie abitazioni a rischio di incendio o a causa del fumo e dell’aria irrespirabile.

Nelle città si sono susseguiti, poi, vari blackout, per i danni causati dalle fiamme e per i carichi subiti dalla rete elettrica. Inoltre, alcuni tratti autostradali sono stati interrotti.

Sia a Nord che a Sud, vari presidenti di regione hanno richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza, in modo da avere maggiori aiuti per affrontare la grave situazione creatasi.

E il cambiamento climatico?

Tale situazione meteorologica avversa si pronostica che sarà sempre più frequente nei prossimi anni. L’aumento delle temperature medie mondiali, dovuto in gran parte all’azione umana, è determinante nello svilupparsi dei fenomeni estremi sul lungo termine.

È vero che eventi del genere si sono da sempre verificati, così come è vero che ad oggi è molto più semplice e immediato venirne a conoscenza grazie all’azione dei social media, eppure non bisogna dimenticare che negli ultimi anni questi fenomeni stanno aumentando di frequenza e intensità.

Secondo i dati del sito di ricerca Our World in Data, ad esempio, si stima che dal 1990 ad oggi si è passati da  tra 5 e 10 a 100 disastri naturali registrati ogni anno. Ci si aspetta, inoltre, che lo svilupparsi di questi eventi aumenti nei prossimi anni, con sempre più periodi di intensa siccità, di estati con violenti temporali, di grandinate, di alluvioni, di inondazioni e di incendi.

Cosa fare di fronte a questa situazione?

Maurizio Maugeri, professore di fisica dell’atmosfera all’Università degli studi di Milano, suggerisce la necessità di sviluppare un’informazione sul meteo più capillare ed efficiente là dove possibile prevenire determinati tipi di fenomeni e, allo stesso tempo, educare i cittadini a reagire di fronte a tali problemi, stabilendo delle regole di comportamento da tenere in tali occasioni.

Certo è che l’azione più efficace resta sempre quella di cercare di mitigare il più possibile le cause scatenanti che hanno portato all’aggravarsi degli eventi avversi menzionati e, quindi, tentare di ridurre l’impatto che l’uomo ha sul cambiamento climatico.

Tuttavia, questo obiettivo sembra allontanarsi ogni giorno di più.

Lo scorso 2 agosto, l’organizzazione non profit Global Footprint Network ha dichiarato il sopraggiungere dell’Earth Overshoot Day. Ciò vuol dire che le risorse che il pianeta poteva offrire per quest’anno sono finite. Si è calcolato che a livello globale l’umanità sta consumando l’equivalente di 1,7 pianeti all’anno, cifra che ci si aspetta salirà fino a 2 pianeti entro il 2030.

Proprio l’Italia appare tra i paesi con il più alto debito ecologico, in effetti si stima che il paese aveva esaurito le risorse già a maggio.

Pertanto, di fronte agli effetti del cambiamento climatico sempre più evidenti, non resta che chiederci quando saremo pronti a prendere consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni e ad agire per arginare, quanto possibile, le ripercussioni future.