“La mia prima marcia”

Da bambina, sono cresciuta leggendo storie di rivoluzioni e di grandi icone come Martin Luther King Jr. e Che Guevara. Ho sempre sognato di guidare la mia gente verso libertà ed uguaglianza. Tuttavia, mai avrei immaginato che la causa per cui la mia generazione avrebbe combattuto, sarebbe stata il clima.
Che cosa abbiamo fatto alla Madre Terra? Questa domanda ha riecheggiato nella mia mente per molto tempo, finché non ho avuto l’onore di partecipare alla COP22 nella mia città, Marrakech, attraverso il progetto The New Voice of Climate, promosso da Viração&Jangada e Tribe of Why con il finanziamento di Enel Green Power.
Durante questa avventura, ahimè fin troppo breve, ho davvero compreso il pericolo che stiamo correndo, e quanto sia nostra la responsabilità per questo declino che ci ostiniamo a chiamare progresso.
È per avidità che non abbiamo lasciato nulla per le generazioni future, se mai ce ne saranno. Domenica 13 novembre è un giorno che non dimenticherò facilmente. La mia prima marcia in difesa dei miei diritti e della mia casa. Se dovessi descrivere la COP22 in una parola, direi «travolgente». Già, è stata un’emozione indescrivibile. Gente da tutto il mondo è scesa lungo Harti Street per far sentire la propria voce, per agire, e per dimostrare il proprio sincero interesse. Nessuno ha lasciato che le nostre differenze ostacolassero ciò che ci ha uniti e continua ad unirci: Madre Natura.
Divertimento e duro lavoro espressi da una sola, travolgente, voce. Ho visto fede e dedizione negli occhi di ciascuno. Sono stato colpito dalla loro volontà. Sono rimasto sbalordito nel realizzare quello di cui sono pronti fare per correggere i nostri errori. Ma, al di sopra di tutto, sono rimasto scioccata da ciò sta accadendo alla Terra. Come essere vivente, prometto di dedicare tutta me stessa alla sua salvaguardia del Pianeta e per contribuire alla salvezza dell’umanità. È una nostra responsabilità.