Il cambiamento climatico: un approccio integrale

di Matteo Poda, articolista dell’Agenzia di Stampa Giovanile

Alla Conferenza ONU sul Clima (COP24) a Katowice si discute sulle politiche da promuovere per affrontare le problematiche legate al cambiamento climatico che è ormai accettato da tutta – o quasi – la comunità internazionale. Ma tutti i cambiamenti vanno costruiti su un presupposto fondamentale: la volontà di realizzarli. E la società civile non ha dimostrato uniformità sul tema, dando il suo appoggio politico in tutto il mondo a forze che, espressamente, non prestano attenzione al tema.


Quindi il problema ambientale che stiamo affrontando ha radici politiche o sociali?
Anche se sicuramente non al centro dell’attenzione, qui alla COP24 questa domanda la si sente aleggiare nell’aria, e qualche volta fa anche capolino sui tavoli delle discussioni ufficiali. In particolare, è stato organizzato un incontro che voleva spiegare quanto la questione sociale sia interconnessa a quella ambientale. Al meeting “Building a Spirit of Solidarity to overcome the climate crisis” l’estrazione dei partecipanti era molto differente: un rappresentante della Chiesa, dell’IPCC, dell’UNFCCC, di associazioni spirituali e di difesa dei diritti umani.
Inevitabili sono stati i richiami all’Enciclica “Laudato Sii” di papa Francesco da parte di Bernardito Auza, rappresentante del Vaticano presso le Nazioni Unite, ed il richiamo ad un ecologia integrale: se l’uomo fa parte della natura, si può dividere la crisi ambientale da quella sociale? Secondo questo punto di vista, non è possibile sentirsi responsabili dell’ambiente senza sentirsi responsabili del prossimo, e quindi una sensibilità ambientale deve necessariamente essere accompagnata da un’attenzione particolare verso l’uomo, verso il suo senso di solidarietà e di unione con il proprio simile.

Gli altri interventi hanno percorso la stessa strada, tutti si sono riferiti ad un approccio integrato, in cui il cambiamento del modello di vita e dei suoi principi fondamentali corrono in armonia con le variazioni della governance e della sfera politica.
Ma la discussione sull’argomento non è nuova: già 50 anni fa Erich Fromm nel suo “Avere o Essere” scriveva che “l’atteggiamento implicito nel consumismo è quello dell’inghiottimento del mondo intero”. Fondamentalmente: si può sperare di diminuire l’impatto dell’uomo e le sue emissioni senza mai smettere di crescere?