Cuori in cravatta

La vita notturna di Bonn è  tra le più movimentate al mondo! Naaah, stavo scherzando. Anzi, si potrebbe proprio dire il contrario. Ci troviamo al centro, sono solo le 10, e già non si vede anima viva. Ma io e il mio amico abbiamo un obiettivo, una festicciola in un baretto tipico. Di chi? 

Per raccontarvi questa storia è necessario tornare un po’ indietro.Ora ci troviamo alla COP, precisamente alla Bonn Zone, sono circa le 5 del pomeriggio, la giornata si fa pesante, ci prendiamo una pausa dal lavoro e usciamo. Tempo di mettere un piede fuori dal palazzo e fare due chiacchiere che ci compare davanti un ragazzo. Porta giacca e cravatta e dimostra poco più di trent’anni. “Avete un accendino?”, ci chiede. Scambiamo qualche parola, gli raccontiamo di noi, di cosa facciamo qui a Bonn. Lui ride e scherza con noi, si interessa al nostro lavoro, sembra proprio un uomo tranquillo e intelligente. Con nostra sorpresa, quando tocca a lui presentarsi, la prima frase che dice è: “Beh, io sono qui in veste di negoziatore”.
Un negoziatore? Nella mia testa si affollano immagini di uomini di mezza età, rigidi, seri, a dirla tutta pure noiosi. Ed ecco lì un uomo, non un robot, che ci parla e prima ancora che passi una mezz’ora ci invita a raggiungerlo alla festa per il suo compleanno quella sera.
E con questo, torniamo all’inizio della storia. Dopo 5 minuti di cammino dalla fermata del bus, arriviamo al locale che ci era stato indicato. All’interno una ventina di persone che chiacchierano, bevono qualche birra e ballano musica latinoamericana. Ci accoglie il nostro nuovo amico e ben presto la serata ci trasporta in un turbinio di nuove conoscenze. Sono sempre più colpita dalla cordialità e dall’umanità di persone che ricoprono un ruolo che avevo sempre connesso a stakanovismo e snobismo.
Ne sono colpita soprattutto quando, parlando con due negoziatori, salta fuori la fatidica domanda: “Cosa ne pensate del fatto che agli osservatori sia impedito di partecipare a molte delle vostre plenarie?”. Nessun imbarazzo, entrambi sono d’accordo sul fatto che, se così non fosse, le negoziazioni funzionerebbero meglio. “Se ogni riunione fosse osservabile dalla società civile, sarebbe molto più difficile che nelle negoziazioni influissero gli interessi di chi, in realtà, non tiene tanto al pianeta quanto al suo portafoglio”ci dice un giovane uomo. La negoziatrice al suo fianco aggiunge: “È per questo che mi piace molto più passare il tempo alla Bonn Zone, tra gli stand dei Paesi e delle Associazioni, piuttosto che alla Bula Zone. È un clima molto più reale, ti fa capire ciò che le persone vogliono davvero. Questo è ciò che dovrebbe interessarci”.
Vedere gli uomini, dietro alle cravatte, e le donne, dietro ai tailleur, è un’esperienza che non solo non avrei mai pensato di fare durante questa COP, ma che ci ha permesso di vedere i retroscena della vita di persone che, troppo spesso, ci dimentichiamo essere tali.
È l’occasione per rendersi conto che non siamo i soli a sentirsi in difficoltà e a sognare una situazione in cui tutti abbiano la possibilità di essere attivi nella costruzione del proprio futuro. È l’occasione per mitigare le frustrazioni, smettere di lottare contro e iniziare a lottare con.