Il clima in Trentino

“È necessario occuparsi del clima non solo preoccuparsi”: è attorno a quest’idea che si è sviluppata la conferenza sul clima del Trentino del 5 ottobre, che mirava a fornire alla popolazione dati e informazioni riguardo ai cambiamenti climatici che stanno interessando il Trentino come il resto del mondo. Per affrontare quello che è definito il “problema del secolo” sono tre le tappe da attraversare: conoscenza del problema, cooperazione tra i vari Paesi del mondo e presa di responsabilità da parte di tutti noi.Purtroppo già nel primo di questi passi ci sono delle carenze, dato che si parla ancora troppo poco di cambiamento climatico. Forse perché, nonostante l’aumento di fenomeni atmosferici fuori dal comune anche in Europa, noi  occidentali non siamo venuti ancora a contatto con l’intensità degli eventi meteorologici che stanno colpendo altre parti del mondo.Per quanto riguarda la cooperazione mondiale si è fatto un grande passo con l’Accordo sul Clima di Parigi (COP21, 2015) alla quale abbiamo partecipato con l’Agenzia di stampa giovanile, anche se i provvedimenti sono molto lontani da quelli che richiederebbe il problema. L’ultimo punto, la presa di responsabilità, è abbastanza critico: stiamo guardando al futuro e progettando senza tenere conto dell’ambiente e della delicatezza delle variazioni climatiche. I loro effetti su vari settori della nostra società sono ad oggi poco prevedibili, e ci stiamo comportando come se questo cambiamento non ci riguardasse.

Non è così. Anche in Trentino siamo stati testimoni di questo cambiamento. L’innalzamento della temperatura ha portato alla comparsa di nuovi tipi di insetti, come la zanzara tigre e altre specie sorelle, o altri nuovi parassiti che danneggiano la produzione agricola. Abbiamo assistito anche a fenomeni atmosferici  piuttosto intensi, a cui probabilmente dovremo abituarci. L’aumento della temperatura ha effetti diversi a seconda delle stagioni e di altre variabili: per quanto riguarda le precipitazioni invernali, quelle piovose sono rimaste più o meno le stesse del secolo scorso, mentre quelle nevose sono diminuite (oggi solo 1/5 delle precipitazioni invernali sono nevose contro  1/3 di quelle del 1930). Un altro problema da non sottovalutare è lo scioglimento dei ghiacciai: le stime ci dicono che entro la fine del secolo, se non cambierà qualcosa, non avremo più alcun ghiacciaio in Trentino. Dalla piccola età glaciale ad oggi sono scomparsi più del 75 % dei ghiacciai (67 ettari in meno all’anno in media dal 2000 al 2013). Abbiamo intervistato Christian Casarotto (MUSE), che ha approfondito l’argomento durante la conferenza,  per capire la vera entità del problema. Le potenzialità dei ghiacciai vanno oltre quello che immaginiamo, sono una grandissima risorsa idro-energetica e turistica, sono un archivio climatico, ambientale e storico (per la presenza di reperti che si conservano dentro il ghiaccio). Il 95% dell’energia prodotta in Trentino è proprio di natura idro- elettrica, e sono molti i laghi artificiali riempiti con acqua ottenuta per fusione glaciale. “Ci accorgiamo dell’importanza delle cose solo quando ci vengono a mancare” ha commentato Casarotto, e se le statistiche dicono il vero, non dovremo aspettare ancora molto per renderci conto del loro valore. Due sono le cose principali che andrebbero cambiate a livello globale per evitare l’aumento della temperatura e quindi l’arretramento dei ghiacciai: il mondo in cui sfruttiamo il terreno (taglio delle piante etc..) e il settore industriale.Come provincia abbiamo accesso a 100 anni di dati, mappe e statistiche riguardo allo scioglimento dei ghiacciai, i fenomeni atmosferici e le variazioni di temperatura, dati che oggi si possono trovare in rete (piattaforma Climatlas). Il nostro territorio ci permette di documentare come il cambiamento climatico incide su varie altezze, ed è quindi un buon laboratorio per fare ricerca in questo senso. Già nel 2007 in provincia c’era un’attenzione per i cambiamenti climatici, a cui nel 2010  è seguita una legge sul clima. Da poco il Trentino è entrato anche nel Climate KIC ( Comunità della Conoscenza e Innovazione ) europeo, che nel concreto significa nuove risorse per sostenere e finanziare progetti, start-up e collaborazioni in particolare nelle tematiche legate ai cambiamenti climatici.Cosa possiamo fare noi nel concreto? abbiamo chiesto a Dino Zardi quali sono le attività del nostro quotidiano che incidono di più sull’aumento della temperatura: il modo in cui ci spostiamo e il riscaldamento domestico. Una maggiore attenzione a questi due aspetti da parte di tutti noi sarebbe quindi un buon primo passo.Per concludere vi invitiamo a non perdervi il Climathon, che si terrà a Trento verso la fine di ottobre e sarà incentrato sulla problematica dell’acqua (sia la sua riduzione che la sua abbondanza durante fenomeni climatici intensi) nell’ottica di trovare rimedi e soluzioni e fornire una maggiore consapevolezza della tematica ai cittadini che potranno partecipare attivamente nella ricerca e nella presentazione di idee. Il progetto migliore in quest’ottica sarà premiato e supportato in un progetto di sviluppo nel territorio del Trentino. Quest’anno è prevista anche un’edizione young dedicata ai più giovani (14-18 anni)! non mancate!