Giornalismo delle Soluzioni: un nuovo modo di raccontare storie

Nel 2014, i giornalisti della pubblicazione francese Nice-Matin si trovarono sul punto di perdere il loro lavoro: come tanti altri, il giornale era in crisi finanziaria ed era costretto a chiudere le porte. Per evitarlo, i dipendenti hanno abbracciato una soluzione audace: comprare la società e diventare loro stessi i suoi padroni, sulla base di una gestione collaborativa e di azioni di crowdfunding.
Superate le prime sfide, buone idee hanno cominciato ad emergere. Una di loro, messa in atto nel 2015, avrebbe dato nuova linfa alla linea editoriale e portato l’organizzazione verso la sostenibilità. Il nome dell’iniziativa è Giornalismo delle Soluzioni (Solution Journalism), ed è caratterizzata da articoli mirati non solo a identificare problemi, ma anche a fare domande sulla loro risoluzione. Come definito dal giornalista Damien Allemand, responsabile del settore digitale del Nice-Matin, oltre alle già note “Chi, quando, come, dove e perché”, si sta aggiungendo una nuova domanda: “Ed ora?”.
Per parlare di questi cambiamenti e del concetto di Giornalismo delle Soluzioni, la giornalista Sophie Casals, del Nice-Matin, ha partecipato al News Impact Summit tenutosi a Roma il 23 maggio, promosso dal Centro Europeo di Giornalismo. Nel corso di un dibattito dedicato all’innovazione e alla costruzione della fiducia con il pubblico, la Casals ha parlato della sfida di offrire nuovi formati narrativi – mettendo in chiaro che, nel caso del Nice-Matin, non si tratta soltanto di “dare buone notizie”. “Il nostro obiettivo è quello di mostrare, in primo luogo, come la comunità si stia mobilitando per risolvere o ridurre i problemi che vediamo ogni giorno”, ha affermato. “La risposta del pubblico è stata molto positiva: dopo il lancio della sezione ’Soluzioni’, il numero di abbonati è cresciuto del 70%. E le storie di questa sezione, di solito, hanno fino a dieci volte più accessi rispetto alla media degli argomenti trattati in modo ’tradizionale’”.
Intervistata da Viração durante l’evento, Sophie ha parlato di questo concetto: “La nostra intenzione è di analizzare gli eventi da un altro punto di vista. Le notizie quotidiane possono essere molto brutte e,spesso, abbiamo la sensazione di non trovare soluzioni o forme di azione contro ciò che viviamo. Quindi, cerchiamo di dimostrare il contrario: al di là delle fonti ’tradizionali’ – il sindaco, le autorità, i canali ufficiali di informazione – parliamo con persone che vanno oltre la comprensione puramente ’intellettuale’ dei problemi, che sono personalmente coinvolte nei processi sociali. Chiediamo a loro: ’Se tu avessi il potere di cambiare questo problema, cosa faresti?’.”
Come esempio, la giornalista ha citato la periferia di Nizza, spesso ritratta dai media come focolaio di violenza e problemi sociali. Coprendo storie in queste regioni, la squadra del giornale cerca di mettere in luce le persone della comunità che lavorano da decenni sulle tematiche narrate. “Così siamo in grado di affrontare le questioni in modo più completo, parlando anche dei fallimenti strutturali della società. Ad esempio, non si può parlare del problema della droga senza osservare la mancanza di accesso all’istruzione, ai posti di lavoro, ai servizi di base che poi generano un problema sociale”, spiega.
Sophie ritiene che questo approccio sia ancora incipiente nel giornalismo in generale. “Io non credo che questo debba essere l’unico modo di raccontare le storie – siamo parte di una società di Media e sappiamo che ogni punto di vista è importante. Ma si tratta di un giornalismo che offre alla gente una nuova visione di situazioni sistemiche. Oggi, abbiamo già dei lettori che scrivono alla ricerca del ’Team delle Soluzioni’.”