Impossible food: conosciamo il cibo del futuro

In futuro mangeremo davvero carne “sintetica”? Com’è fatto davvero questo prodotto e quali sono i vantaggi e gli svantaggi della sua produzione? A queste domande ha provato a rispondere l’associazione Speck&Tech, nell’incontro “Impossible Food” durante il Wired Next Fest di Rovereto. 

di Sara Taddeo

Si è concluso domenica 29 settembre il Wired Next Fest di Rovereto, il festival di innovazione, tecnologia, scienza e cultura che ogni anno porta nella città trentina esperti da tutta Italia. Nel ricco programma, anche “Impossible Food”, organizzato dall’associazione Speck&Tech sul tema del cibo del futuro.

Il sistema agroalimentare è responsabile di circa un terzo delle emissioni di CO2 prodotte dall’uomo. Questa consapevolezza ha dato un notevole impulso alla ricerca, sviluppando prodotti e tecnologie per rendere più sostenibili i cibi che consumiamo, ma anche dando vita a “nuovi cibi”. E quindi, cosa mangeremo nel futuro? A questa domanda hanno provato a rispondere gli esperti che si sono avvicendati sul palco di “Impossible Food.

In futuro mangeremo davvero carne “sintetica”? Com’è fatto davvero questo prodotto e quali sono i vantaggi e gli svantaggi della sua produzione? A queste domande ha provato a rispondere l’associazione Speck&Tech, nell’incontro “Impossible Food” durante il Wired Next Fest di Rovereto. 

Carne coltivata: cos’è e come si produce

Il presente articolo si concentra sulla prima parte del talk, dedicata al tema della carne coltivata, con ospiti Stefano Biressi e Luciano Conti, professori associati dell’Università di Trento. Prima di entrare nei dettagli, Biressi prova a fare chiarezza sulla carne sintetica: “La carne coltivata è vera carne, composta dagli stessi tipi di cellule e con la stessa struttura del tessuto muscolare animale” sottolinea in apertura del suo intervento. Questo risultato è possibile attraverso tecniche di medicina rigenerativa, grazie alle quali sono stati sviluppati prodotti ibridi di cellule animali e insieme prodotti vegetali, prodotti composti da un mix di cellule coltivate su un’impalcatura 3D, stampe 3D di diversi tipi di cellule.

Biressi continua poi con la storia di Mark Post, professore universitario olandese e primo a presentare un modello di carne coltivata nel 2013. All’epoca un singolo pezzo aveva un costo stimato di 280 mila dollari. Da allora, i prezzi si sono di molto ridotti (attestandosi sui 13 euro a pezzo nel 2023) e le start up produttrici sono attualmente 180. 

La carne coltivata è sicura da mangiare?

“Ma la carne coltivata è sicura?” ci domanda il relatore. Secondo le Agenzie delle Nazioni Unite sembrerebbe di sì: i prodotti sono stati infatti approvati dall’ ONU, per cui la carne coltivata presenta il medesimo rischio di sviluppare allergie della carne “naturale” e livelli di sviluppo tumorale sostanzialmente irrilevanti.

I vantaggi della carne coltivata

A questo punto, Biressi cede la parola a Luciano Conti, che parte ad analizzare vantaggi e svantaggi della produzione di carne sintetica. In sintesi, possiamo stimare che rispetto al sistema agroalimentare attuale (considerando anche la coltura di piante per mangimi)  si andrebbe a utilizzare il 95% di terra in meno, risparmiando fino al 78% di acqua in più e riducendo i gas serra del 92%. La carne coltivata risulta, quindi, più sostenibile e “più efficiente dal punto di vista produttivo, creando più massa edibile a costi ambientali inferiori, senza contare l’aspetto etico di eliminare il sacrificio animale.” Per concludere, Conti cita il potenziale effetto benefico di consumare carne priva di antibiotici (presenti in larga misura nella carne da allevamento).

Possibili svantaggi

Discutendo di svantaggi potenziali, emerge come essi siano solo apparentemente tali. La carne coltivata si allontana solo da un tipo di tradizione più poetica che reale: l’allevamento d’alpeggio e i piccoli allevamenti rappresentano solo una piccola parte della produzione totale di carne, che viene coperta per la quasi totalità dagli allevamenti intensivi (che poco hanno a che fare con la tradizione). Altre frequenti preoccupazioni sono la perdita di posti di lavoro, che andrebbero però recuperati nei nuovi impianti di produzione di carne sintetica, e il consumo di energia, cui si può far fronte utilizzando fonti sostenibili.

Il contesto politico attuale

Al consenso scientifico sulla sicurezza della carne sintetica non corrisponde, però, un simile consenso politico: complice anche l’elevato costo di produzione, attualmente il consumo è consentito solo a Singapore, negli Stati Uniti e in Israele (e solo per l’assaggio nei Paesi Bassi). In Europa, Svizzera e Regno Unito si stanno invece muovendo i primi passi verso l’approvazione di prodotti in carne sintetica in particolare come pet foo).

E in Italia? Nel nostro Paese governo e Coldiretti si sono schierati contro la carne colitivata, montando una campagna di “naturalità contro artificialità” seguita da un disegno di legge che ne vieta la produzione, a firma del Ministro dell’agricoltura e delle foreste Francesco Lollobrigida.

Conclusioni

La ricerca sulla carne sintetica ha fatto passi da gigante negli ultimi dieci anni, tanto da rendere credibile l’ipotesi di una produzione su larga scala e pensata per il consumo diffuso di questo prodotto. L’esempio della carne coltivata, quindi, rende evidente che il cibo del futuro è già nel nostro presente.

Per approfondire la tematica del cibo sostenibile, proponiamo la lettura dell’articolo Combattere il riscaldamento globale a partire dall’alimentazione.