COP20, un’altra occasione persa

Deludenti i risultati dei negoziati della conferenza sul clima a Lima

Si sono chiusi oggi con ben 36 ore di ritardo i negoziati sul clima della COP20 a Lima, dimostrando ancora una volta un forte disinteresse politico per un’azione decisa che affronti con la giusta serietà la problematica cambiamenti climatici. Il risultato di Lima non fa niente per affrontare la crisi climatica, mancando di coraggio, giustizia e solidarietà di fronte a milioni di persone che ne subiscono le conseguenze ogni giorno.

Il presidente della COP20 Manuel Pulgar-Vidal ha presentato l’accordo come un compromesso dove “ognuno vince” e nel quale sono incluse le posizioni di ogni parte. La realtà è che il documento finale di Lima non prende una posizione sulle decisioni più difficili per Parigi: non è stata innanzitutto decisa la forma legale per l’accordo 2015. Questioni essenziali come Loss and Damage, finanza, nonché il contenuto e la natura degli impegni di mitigazione, sono stati relegati alla decisione del prossimo anno. Infine, non abbiamo più nemmeno una bozza dell’accordo di Parigi, poiché la consegna degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni (INDC) è stata prevista solo per maggio 2015. È stato sì menzionato nel paragrafo preliminare il meccanismo di Varsavia del Loss and Damage, fondamentale per i paesi in via di sviluppo, auspicandone il suo progresso, tuttavia questa menzione ha pochissima forza legale poiché non è contenuto nel testo operativo bensì nel preambolo. Anche il principio di una responsabilità comune ma differenziata è stato incluso nel testo, su forte domanda dei paesi in via di sviluppo. Ciononostante i paesi sviluppati e l’UE non hanno accettato una differenziazione su base storica, poiché la quantità di emissioni di paesi come la Cina ha reso inadeguata l’applicazione di questo criterio.

Gli impegni finora presi al tavolo dei negoziati potrebbero portare la temperatura globale ad alzarsi tra i 4 e i 6 °C. Per arrivare ad un adeguato e giusto accordo doveva essere inclusa una forte azione per tagliare le emissioni prima dell’entrata in vigore dell’accordo prevista per il 2020. Posticiparla, “renderà quasi impossibile evitare i peggiori impatti del cambiamento climatico, gli espedienti politici e il potere delle multinazionali hanno prevalso sopra l’urgenza scientifica”, sostiene Samantha Smith, rappresentante del WWF. Non solo. Si sperava infatti che questo fosse l’anno in cui la voce della società civile venisse finalmente ascoltata, ma così non e stato.

Nei prossimi giorni analizzeremo in modo dettagliato il contenuto della decisione di Lima.

Fotografia: Ministero delle Relazioni Estere del Perù