Monochrome view of handsome businessman in the room is drinking alcohol drink near the window

Bonapax e Whisky

La voce robotica rimase in silenzio per qualche momento. Poi disse, con tono amichevole: “Già, non devi vedermi bene neanche tu. Che ne dici di condividere con me la larghezza della tua banda? Così potremmo vederci meglio in faccia. Sono Frederick, comunque.”

“Frederick!” esclamò Philip piacevolmente sorpreso.

“Già, e chi altri potevo essere se no? Dai, condividi la banda che è tanto che non ci vediamo”, lo canzonò l’altro, ridacchiando. Philip obbedì, e in pochi secondi vide sul grande schermo del suo soggiorno il volto sciupato ma sorridente del suo vecchio amico, con la barba da fare e la pelle tirata sugli zigomi.

“Che ti è successo?” mormorò preoccupato il web designer. L’altro sospirò.

“Non è stato facile, da quando mi hanno licenziato. Non avevo più i soldi per l’affitto, e mi hanno preso la casa. Adesso ho trovato un posto dove vivere.”

“Ti hanno licenziato?” sbottò incredulo Philip. “E perché?”

“Lascia perdere. Un mio collega ha scoperto che non sono laureato e ha pensato bene di farlo notare al mio capo per soffiarmi il posto. Adesso non ho più un lavoro fisso, ma almeno ho ancora i denti davanti,” ridacchiò Frederick tamburellandosi gli incisivi superiori. Anche Philip sorrise: “Vedo che non hai perso il tuo spirito. Ma te l’avevo detto che avresti dovuto finire l’università.” Il suo ex compagno di banco sbuffò allegro. “Cioè, un invidioso mi fa un’infamata e tu lo difendi pure? Ma da che parte stai?”

“Non eri tu che mi chiamavi sempre “Il primo della classe?” lo punzecchiò Philip. L’altro rise.

“Sì, bè, lasciamo perdere. Ora ho bisogno di un favore, e non ho molto tempo per chiedertelo. Uno dei miei vicini di stanza si è ammalato.”

Philip rimase a bocca aperta. L’ombra dell’ultimo sorriso gli era già morta sulle labbra.

“Lui non dice niente, ma fa fatica a respirare. Di notte rantola così forte che sveglia tutta la casa. Non ha i soldi per il tampone in una clinica privata, e ha paura di andare in ospedale, sai come funziona. Può darsi che non lo facciano più uscire, o peggio. Fa il corriere, guadagna poco più di quello che paga per tenere la luce accesa in questa topaia.”

“Fa il corriere.” sussurrò Philip, incapace di commentare oltre.

“Già” rispose l’amico. “E da quando si è ammalato a quando ha manifestato i sintomi sarà entrato in contatto con migliaia di persone. Non sapremo mai chi l’ha contagiato. Probabilmente è stato qualche asintomatico non si è preso la briga di infilarsi una cazzo di mascherina e dei guanti e gli ha attaccato il coronavirus. E chissà quanta gente ha contagiato lui, inconsapevolmente.” Philip strinse automaticamente i braccioli della sua poltrona. “È un untore” sibilò. Frederick lo osservò con un’espressione curiosa. Poi rispose pacatamente: 

“Sì, potrebbero accusarlo di essere un untore. E allora sarebbe finita. Con gli altri stiamo cercando di risparmiare qualcosa per comprargli un tampone, ma potrebbe già essere troppo tardi. Quindi…”

“Gli altri?” lo interruppe Philip. 

“Sì, i miei coinquilini”

“Vuoi dire che tu vivi…vivi in comunità?” riprese Burrough, con l’orrore negli occhi.

“Sì, Philip, ti ho detto che è il mio vicino di stanza” rispose Frederick con un tono forzatamente paziente.

“Vivo in comunità con altre otto persone, tra cui il corriere e l’amico El Sheik, che mi ha gentilmente prestato il computer per contattarti.

Proprio questo è il problema” continuò, abbassando la voce. “Non è sicuro, per me, stare qui. Tra tutte le persone che vivono con me, a parte il corriere, sono l’unico a non essermi mai ammalato, e a quel che ricordo dalle mie ultime analisi, non sono mai stato contagiato. Perciò qui sono quello che rischia di più.” Fece una piccola pausa. Poi continuò: “E questo è il motivo della mia chiamata: avrei bisogno di un posto al sicuro dove andare, lontano da persone contagiate, in un ambiente sano.” Prese coraggio e un respiro: “Quindi ti chiedo, per favore, se posso trasferirmi a casa tua finché il corriere non è guarito.” Tentennò: “O morto.”