Orto aperto: dove oltre agli ortaggi si coltivano relazioni
Orto Aperto è un luogo in cui oltre a pomodori e insalata si coltivano amicizie e rapporti interpersonali, per – come afferma Francesco Benanti, tra i fondatori del progetto – “tornare a casa felici”. In questo articolo intervistiamo proprio Francesco, che ci spiega qualcosa in più su questo speciale angolo di Trento.
di Álvaro Gálvez
traduzione dallo spagnolo di Claudio Valenti
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Orto Aperto è nato nel 2019 dall’idea di otto amici che hanno sempre vissuto nel quartiere della Clarina. A quel tempo era uscito un bando del Comune di Trento, del servizio Beni Comuni, che invitava a redigere un patto di collaborazione per la gestione di uno spazio totalmente incolto: “Era bosco, c’erano molti alberi di acacia” spiega Francesco. “Noi, vivendo qui e conoscendo un po’ il territorio, abbiamo unito le competenze. Molti di noi erano già coinvolti nel mondo del sociale. Principalmente nel gruppo c’erano: educatori, ingegneri, persone addette alla comunicazione e due professori dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Abbiamo quindi iniziato a scrivere il progetto sull’orto, ma non su un orto dove ognuno coltiva il suo pezzetto, ma su un orto aperto alla comunità“.
Gli obiettivi
Il progetto inizialmente verteva principalmente su tre obiettivi, ognuno dei quali con un’attività cardine. Uno era “Stiamo nell’orto”, cioè coltivare e crescere, cercando di coinvolgere realtà della zona, tra cui la Cooperativa Sociale “La Bussola“. Il secondo era “Orto informa“, sfruttando l’esperienza dei due professori dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, organizzare serate informative. Il terzo era ‘Aperi-orto‘, cioè attività di socializzazione attraverso momenti di svago.
Benanti approfondisce anche la struttura dell’orto: “Volutamente è stato lasciato così, diviso in due aree, una delle quali è coltivata, mentre l’altra è uno spazio dove si propongono eventi, concerti e varie attività”.
L’evoluzione del progetto in questi 5 anni
Nel 2019, quando Orto Aperto è nato, era davvero un bosco e i primi lavori con il supporto dell’amministrazione comunale sono stati fatti per portare l’acqua. A livello tecnico questo è stato un grande cambiamento: convertire in orto uno spazio che prima era incolto. “Ci siamo poi chiesti come fare a zappare, come fare la prima aratura… – racconta Francesco – e abbiamo quindi coinvolto diverse persone, contadini e non, chiedendo loro: “Ci prestate il trattore per fare la prima aratura della stagione?””. Fin dall’inizio, quindi, Orto Aperto è stato un progetto basato sul supporto reciproco e sulla collaborazione.
L’Orto Aperto di oggi è il frutto di anni di lavoro. Delle otto persone che hanno iniziato rimane solo Francesco, ma nel tempo si è creato un altro nutrito gruppo che ha firmato le versioni successive del patto di collaborazione, che va rinnovato ad intervalli regolari. L’ultimo è stato firmato da 16 giovani e una cooperativa sociale, Progetto 92, che si è posta alla guida del progetto. “La cooperativa mi riconosce 2 ore di lavoro a settimana, ma la maggior parte del lavoro viene svolto dai volontari” spiega Benanti, sottolineando l’importanza dell’impegno delle persone nel loro tempo libero.
La risposta della comunità
Alla domanda “Come ha reagito la comunità al progetto?”, Francesco risponde: “Direi che la risposta sta un po’ in quel patto di cui parlavo prima, quello che hanno già firmato 16 persone e che è iniziato con 8 amici. Sono 16 persone che hanno conosciuto questo spazio nel corso degli anni e che se ne sono un po’ innamorate, decidendo di dare il loro contributo”. Quindi la comunità ha risposto positivamente. Basti pensare all’evento tenutosi il 26 luglio scorso, con l’ex pallavolista Luca Vettori, con una grandissima partecipazione: “La gente passava e entrava a vedere cosa si faceva”.
Una delle sfida che si presentano adesso è, come spiega Francesco, “gestire anche la parte agricola coinvolgendo persone che ne sanno un po’ più di noi, coinvolgendo persone anziane che magari hanno un orto, per ricevere dei consigli tecnici”.
Alla fine, tutto è racchiuso nel titolo “Orto Aperto”:
È davvero l’apertura a tutte le idee che la gente può e vuole portare, per far crescere la comunità, per aumentare la cultura. Questo spazio rimarrà sempre uno spazio di apertura.
Francesco Benanti
Sostentamento economico
Ma come funziona Orto Aperto dal punto di vista economico? “Nel patto di collaborazione c’è una parte di contributo che gestisce il Comune di Trento per l’acquisto di attrezzature, strumenti e piante. Nell’ultimo patto sono stati stanziati 900 euro. Si tratta di un rimborso spese per l’acquisto di, ad esempio, un decespugliatore, alcuni attrezzi che ci servono per coltivare, semenze o, per fare un esempio differente, per rientrare delle spese d’utilizzo dell’acqua”. Inoltre, quest’anno il Comune ha sistemato tutta la parte relativa all’impianto di irrigazione con 6 girandole e 5 file di impianto a goccia.
L’altro grande contributo che Orto Aperto riceve sono le donazioni che la gente lascia quando partecipa agli eventi, quando prende una casetta di verdure o assiste a un concerto. “Credo che capiscano dove si trovano e capiscano il progetto” afferma Francesco. Quindi, in parte, Orto Aperto si autofinanzia.
Le opportunità
In Orto Aperto, vengono organizzate spesso giornate di porte aperte in cui si coltivano ortaggi, ma soprattutto si coltivano relazioni: “Attorno alla rimozione delle erbacce, al piantare, alla raccolta dei pomodori, delle zucchine, o di qualsiasi altra verdura, si respira davvero l’aria di voler creare relazioni, di voler creare qualcosa di sano, per tornare a casa felici“. Anche gli eventi che si organizzano hanno questo focus, sono un’altra occasione per regalare un po’ di pace, di serenità.
Un’attività che Benanti ci ha tenuto a raccontare è stata quella del 6 agosto scorso: “Vi hanno partecipato diversi bambini, accompagnati da nonni e genitori, che hanno imparato, attraverso momenti di gioco e scoperta, a rispettare la natura e alcune curiosità sulla coltivazione di ortaggi. Bimbi e bimbe hanno prima di tutto differenziato alcuni rifiuti, poi sono andati nell’orto e hanno aiutato a togliere le erbacce, per permettere alle verdure di crescere vigorose. Alla fine hanno imparato una canzone sul come coltivare l’orto”. Questo dimostra come Orto Aperto è proprio per tutte e tutti, senza limiti di età.
L’importanza del luogo
Una riflessione è d’obbligo sull’importanza di un luogo come Orto Aperto in una zona periferica per la città come quella della Clarina. A questo proposito, Francesco Benanti: “Credo che sia fondamentale avere uno spazio verde che i ragazzi possano frequentare, ma non solo loro. Per esempio, ieri sono venuti i nonni di una ragazza che fa parte di Orto Aperto”.
È uno spazio dove si può stare la sera, soprattutto in estate, ma il bello è che anche in autunno e in inverno c’è la voglia di stare assieme, ci si ritrova attorno a un tavolo, si condivide una pizza e si iniziano a pianificare quali attività si potrebbero mettere in calendario: “In questo modo si alimenta la voglia di stare insieme, di respirare aria pura”.
Le buone relazioni che si creano nell’orto, spiega Francesco, hanno un grande vantaggio: “Possono aiutarti a non pensare al lavoro. Se l’orto è in città, se incontri persone con cui ti piace stare e ti distrai tagliando il prato dopo essere stato tutto il giorno al computer, è sicuramente una preziosa opportunità”.
Ma Orto Aperto non è frequentato solo da abitanti della Clarina o di Trento: “Abbiamo notato che c’è un fenomeno Erasmus in corso. Giovani in Erasmus arrivano qui e qui rimangono, è un luogo che piace!”
Per saperne di più sulle attività che si svolgono in Orto Aperto, vi consigliamo la lettura dell’articolo Community Urban Farming Lifestyles.