Primo giorno alla COP27: dalla prospettiva di un’esordiente
Ciao ragazzi! Il mio nome è Teresa Xavier, sono appena uscita da una valanga chiamata COP17 e sono qui, con grande entusiasmo, per condividere con voi le prime impressioni su questo evento!
Di Teresa Xavier
Traduzione di Ilaria Bionda
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Ho descritto la COP27 come una valanga, sì, perché “valanga” è stata la parola migliore che ho trovato per tradurre e riassumere questa mia prima esperienza immersiva alla Conferenza ONU sul Clima. Sono partita da casa (nella campagna nei dintorni di San Paolo, in Brasile) il 9 novembre e sono arrivata a Sharm El-Sheikh venerdì 11, all’alba. Lo stesso giorno sono andata a registrarmi, ma ancora prima di entrare negli spazi fisici della conferenza, ho potuto sentire l’atmosfera dell’evento intorno a me.
A partire dall’incontro con numerose persone di differenti delegazioni in aereo, il viaggio verso la COP è stato interamente segnato dai suoi suoni e dai suoi personaggi. Accenti, lingue e musiche che non avevo mai sentito hanno creato una melodia unica, che è andata ad aggiungersi ai vestiti ed accessori indossati, tutti particolari e anch’essi unici.
Appena arrivata nei pressi della Conferenza mi sono imbattuta nella prima protesta fuori dai padiglioni, che incoraggiava il cibo vegano. Questa tematica è legata agli importanti benefici che trarrebbe il Pianeta se eliminassimo i prodotti di origine animale dalle nostre diete, poiché questi sono responsabili di importanti emissioni di gas serra. Proteste come questa, su diversi argomenti, sono stati motivo centrale di dibattito nel periodo pre-COP: hanno un ruolo importante della Conferenza, ma in Egitto la situazione è differente, da Paese autoritario non ne autorizza lo svolgimento. Hanno, poi, avuto luogo, altri interventi silenziosi durante la giornata, ma so che la grandezza di queste proteste è molto minore se comparata alle edizioni precedenti della COP.
Nonostante questo punto di divergenza, ho notato che anche un’altra componente principale della Conferenza è rimasta la stessa (se non è addirittura in crescita) nella sua misura: la grandezza! Ci sono molti spazi e padiglioni che compongono il luogo dove si svolge la COP ma, nonostante le numerose mappe che si possono trovare, non è raro sentirsi smarriti. Con così tante attività in programma, è difficile decidere cosa seguire, quindi è importante identificare gli eventi di interesse in anticipo, ma anche lasciare la propria agenda flessibile per un importantissimo elemento di un evento come questo: il networking!
Un momento come la COP richiede di dedicare del tempo a dialoghi e scambi, anche per le persone più introverse e timide come me. Per i più espansivi ed estroversi, la COP è il posto perfetto per ricaricarsi attraverso le numerose conversazioni: ci sono persone coinvolte in progetti, iniziative e organizzazioni che hanno molta esperienza da condividere e numerose storie ispiranti che ci danno la forza di continuare a lavorare su ciò in cui crediamo. Per coloro che, invece, hanno molta difficoltà a socializzare, la COP rappresenta un invito a sfidare sè stessi e gradualmente espandere la propria rete di contatti (e magari fare amicizia, perchè no?). L’importante è non perdere l’occasione.
Credo sia importante sottolineare quest’ultimo punto perché per avere soluzioni efficaci per una crisi complessa come quella climatica dobbiamo agire insieme, non necessariamente in progetti uguali, ma condividendo le esperienze, replicando i progetti, adattandoli dalle esperienze degli altri, incoraggiando discorsi tra pari, è solo così che si cresce nell’ambito della cooperazione.
Questo è il sentimento di unità che porto con me dalla COP. Siamo tutti molto differenti, con diverse realtà e proposte, ma convergiamo verso un singolo scopo: la lotta al cambiamento climatico. Grazie per aver letto fin qui. A presto 🙂