Tradizioni in via d’estinzione

COY14 è anche simbolo di denuncia e diffusione di informazioni. Una delle numerose conferenze proposte è stata preceduta da sei giovani indigeni provenienti dalla zona nordica del Canada. I loro avi hanno trasmesso da anni, di generazione in generazione, tradizioni, proverbi, tecniche di caccia e pesca; ma tutto questo sta sfumando.

Questi sei giovani hanno attraversato l’oceano e volato per ore con lo scopo di arrivare qui alla COY14 a Katowice (Polonia) e far sentire la propria voce. Rappresentano comunità che da anni vivono a contatto con la natura, la conoscono a fondo, la rispettano, se ne prendono cura. Sono popolazioni molto sensibili a qualunque cambiamento, poiché vivono in aree fragili e si ritrovano quindi tutt’oggi in una situazione cruciale . Non è dunque un  paradosso? Coloro che al massimo conservano e onorano la natura si ritrovano a subire in più larga scala gli effetti negativi causati dai cambiamenti climatici. 

Stiamo parlando delle zone del Yukon, Tutslike, Tuktoyaktuk, aree vicino al  del fiume Slave dove i nativi sopravvivono grazie a caccia e pesca. Le problematiche illustrate  dai ragazzi sono state: grandi inondazioni primaverili;  zone fluviali definite “morte” in quanto , a causa dell’alta presenza di alghe nei fiumi, l’ossigeno scarseggia; formazioni di laghi di acqua scura e ricca di gas come risultato del riscaldamento terrestre e dello scioglimento del permafrost; diminuzione del diametro del ghiaccio e difficoltà nello spostamento da parte delle popolazioni; inquinamento causato dall’estrazione delle sabbie bituminose; paesaggi che cambiano; fiumi che modificano il loro corso; case costruite su un permafrost ormai instabile, che si sta via via scongelando.

E questo non è tutto. Il problema non si limita solo ai cambiamenti di paesaggi, ad alluvioni e squilibri stagionali, ma si sta avviando una graduale perdita di tradizioni, di orgoglio ed identità. Ciò che si intende esporre è questo: se un tempo le tradizioni trasmesse dagli avi riuscivano a spiegare e a rispondere ai comportamenti della natura, oggigiorno tutto questo non è più possibile. Inoltre, come sostiene Richard Steward, 18 anni, abitante del territorio di Peel Watershed: “Le uniche abilità che conosco, sono quelle che mi hanno trasmesso i miei predecessori e che fin da piccolo ho messo in pratica con la mia famiglia. Sono le basi della mia sopravvivenza, i miei punti di riferimento, se perdo questo folclore, mi trovo disorientato”
Helsy Locher, 15 anni e proveniente dai territori di Tuktoyaktuk ci racconta la sua situazione: negli ultimi 20 anni la temperatura è cresciuta di 2.4 °C, le orche sono migrate in cerca di acque più fredde, la comunità si sta preoccupando poiché il livello dell’acqua si sta elevando. Helsy inizia la sua testimonianza dicendo “My home is sinking” (“La mia casa sta affondando”). I suoi nonni non capiscono cosa stia succedendo e sottolinea la necessità di introdurre nel curriculum scolastico interventi di sensibilizzazione al tema dei cambiamenti scolastici, infatti molti abitanti si sono accorti che stanno avvenendo dei cambiamenti ma non sono  a conoscenza delle cause che sono alla radice di questi.
E poi ancora, Ryan Shaefer, 17 anni denuncia l’inquinamento delle acque causato dall’estrazione di petrolio da parte delle grandi multinazionali: le popolazioni hanno intercettato il problema e non attingono più direttamente quell’acqua, ma la fauna continua a viverci dentro ed ingerire sostanze nocive, e loro di questi pesci si nutrono; risulta quindi essere un ciclo, poiché non si possono fermare gli animali nel fare ciò che sempre hanno fatto, ovvero nutrirsi e vivere in quelle acque.

Come possiamo aiutare queste popolazioni? Il loro consiglio è quello di iniziare a prenderci molta più cura della natura, portare avanti progetti sostenibili, iniziare da piccoli gesti quotidiani come utilizzare meno plastica o camminare di più invece che usare i mezzi di trasporto; ma un ruolo importante è anche rappresentato dalla sensibilizzazione e dalla diffusione delle informazioni riguardo le loro zone. Un loro ultimo appello, destinato soprattutto alle multinazionali, è quello di ridurre lo sfruttamento delle risorse appartenenti alle loro riserve, poiché questo utilizzo sfrenato dà vita a molti squilibri tra comunità autoctone e l’ambiente circostante.