Elezioni in Brasile: il disastro Bolsonaro

Le recenti dichiarazioni del parlamentare e candidato Presidente di estrema destra Jair Bolsanaro hanno precipitato le elezioni presidenziali brasiliane nel caos più completo, poiché hanno chiarito quanto deplorevole sia la sua visione del mondo e quanto anti-ambientalista sia la sua agenda politica.

Il populista ultra-conservatore rappresenta una grossa minaccia agli obiettivi del Brasile nella lotta contro i cambiamenti climatici. Bolsonaro ha infatti promesso di seguire l’esempio di Donald Trump e ritirare il Brasile dall’Accordo di Parigi.

Descritto dai giornalisti del The Intercept Glenn Greenwald e Andrew Fishman come “il più misogino e odioso rappresentante eletto nel mondo democratico”, Jair Bolsonaro è stato pugnalato a un evento pubblico durante la sua campagna elettorale lo scorso 7 settembre. Nonostante abbia perso circa il 40% del suo sangue, la sua salute migliora e il parlamentare resta in corsa per l’ufficio presidenziale. Nei primi sondaggi dopo l’attacco, la sua popolarità ha raggiunto il 30% – mentre nessuno dei suoi sfidanti ha toccato più del 12.

La vittoria di Bolsonaro alle elezioni sarebbe una ferita mortale per la democrazia brasiliana. Forte dell’ondata di estremismo destrorso che sta percorrendo la società globale, il politico brasiliano è famoso per i suoi commenti dispregiativi verso i gruppi sociali marginalizzati. Ha inoltre dimostrato spregio per le norme democratiche, dichiarando di voler fucilare i membri corrotti del popolare Partito dei Lavoratori (PT). Si è riferito al regime militare che ha retto il Paese tra il 1964 e il 1985 come a un periodo “molto positivo”.

“Come Donald Trump, Bolsonaro è un razzista”, dice Paulo Lima – giornalista e Direttore esecutivo dell’organizzazione no-profit Viracao Educomunicação. “Difende poi l’uso delle armi e adotta un atteggiamento estremamente ostile verso la comunità LGBTI e il movimento per i diritti femminili.”
Effetto Lula

La prospettiva di una presidenza Bolsonaro è diventata drammaticamente più concreta il 31 agosto scorso, quando il Tribunale Elettorale Superiore (TSE) del Brasile ha escluso la possibilità di un terzo mandato dell’attuale presidente Luiz Inácio Lula de Silva – attualmente incarcerato e in procinto (forse) di appellarsi alla condanna di dodici anni per corruzione e riciclaggio di denaro.
Prima di essere dichiarato ineleggibile, Lula aveva un vantaggio consistente su Bolsonaro: secondo uno studio CNT/MDA di Agosto, raccoglieva il 21.8% dei voti contro il 18.4% dello sfidante.
Nonostante la differenza evidente tra il PT (il partito di centro-sinistra di cui Lula è espressione) e il Partito Social Liberale (la forza di estrema destra rappresentata da Bolsonaro), il secondo può facilmente attrarre gli elettori del primo grazie alla comune impostazione populista.
“L’immagine di outsider e anticonformista che Bolsonaro intende dare di sé ha affascinato e convinto elettori non allineati che altrimenti si schiererebbero con Lula, se Lula fosse ancora in corsa”, spiega Bruno Heilton Toledo Hisamoto, dottorando in Relazioni Internazionali all’Università di San Paolo, parlando al quotidiano La Ruta del Clima. “Questi elettori, a cui non piace l’ideologia fondante del PT, riconoscono però lo stile di Lula in quello di Bolsonaro. Dalla sua posizione di destra, Bolsonaro attira dunque elettori che tradizionalmente si orienterebbero verso il Partito Social-democratico. Può pertanto raccogliere voti che andrebbero all’ormai ex-Presidente”.

L’ascesa di Bolsonaro

Il messaggio di Bolsonaro ha colpito l’elettorato brasiliano stanco della corruzione dilagante nel Paese. Per ottenere supporto, Bolsonaro ha promesso di affrontare concretamente i problemi della criminalità e della corruzione. Tuttavia, nel processo, ha attaccato i gruppi sociali marginalizzati.

“Bolsonaro prende spunto da Trump, che ha pubblicamente elogiato ancor prima della sua effettiva elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America”, sottolinea Toledo. “Come Trump, infatti, Bolsonaro si rappresenta come estraneo al tradizionale establishment politico e afferma di voler distruggere le solite dinamiche politiche, omettendo però alcuni particolari: lui è Parlamentare da quasi trent’anni, mentre i suoi figli occupano numerosi uffici pubblici.”

Capitano dell’esercito brasiliano ormai in pensione, Bolsonaro fa anche leva sul nazionalismo militarista accusando la sinistra di essere globalista, aggiunge sempre Toledo. “Fa leva sulla xenofobia e respinge l’idea che altri immigrati possano entrare in Brasile, perché possono rubare posti di lavoro ai brasiliani.”

Bolsonaro e l’Accordo di Parigi

Sebbene il tema dei cambiamenti climatici non sia stato tra i protagonisti delle varie campagne presidenziali di quest’anno e nonostante uscire dall’Accordo di Parigi sia solo una nota a margine del programma politico di Bolsonaro, la mossa avrebbe serie conseguenze per il Brasile e per la comunità internazionale. Perché il Brasile, considerato il più probabile luogo dove svolgere le negoziazioni sul clima nel 2019, è custode della più grande foresta pluviale del Globo e nona economia mondiale.

Il proposito di Bolsonaro è stato fortemente criticato da Erik Durkheim, direttore dell’Ufficio Ambiente ONU: “Il rifiuto dell’Accordo di Parigi equivale al rifiuto della scienza e dei fatti. Inoltre, presentare l’azione ambientalista come un eccessivo e inutile costo è cosa menzognera e fuorviante: i politi che lo fanno non capiscono la gravità del problema”.

Comunque, come nota ancora Toledo, sarebbe difficile per Bolsonaro ritirare il Brasile dall’Accordo: il trattato è stato ratificato dal Congresso brasiliano e il Presidente non ha il potere di agire direttamente su questo tipo di decisione. “In più, molti Stati brasiliani hanno obiettivi legati al clima che sono gestiti indipendentemente dal governo federale e quasi tutte le grandi compagnie economiche del Paese sono firmatarie di dichiarazioni internazionali che prevedono azioni a favore del clima.”

“La mia paura è più rivolta all’azione pratica che a quella legale. Perché un ipotetico governo Bolsonaro potrebbe sabotare importanti misure tese al raggiungimento degli obiettivi ambientalisti che il Brasile si è prefisso di raggiungere. Nello specifico, una simile amministrazione metterebbe in discussione la possibilità di ridurre i gas serra nel contesto della lotta alla deforestazione e all’avanzata indiscriminata dell’agricoltura.  Se Bolsonaro ammorbidisce anche solo leggermente la legislazione sull’utilizzo delle terre, gli effetti sull’emissione dei gas serra a livello globale sarebbero assai seri”, precisa Toledo. 

La stessa preoccupazione è condivisa da Lima: “Se il Brasile si ritira dall’Accordo di Parigi, ci sarebbero gravi conseguenze per il Paese. In più, la salvaguardia del pianeta subirebbe una grossa battuta d’arresto a livello locale e globale. Il Brasile perderebbe anche il suo status di fondamentale attore nel panorama internazionale e nelle negoziazioni dell’UNFCCC e della Conferenza delle Parti. Il Paese diventerebbe una minaccia mondiale, perché le sue politiche rappresenterebbe un serio rischio per l’Amazzonia. Nello specifico, Bolsonaro vuole rafforzare ulteriormente il giro economico legato all’agricoltura e all’allevamento, ossia ad attività che mangiano voracemente il terreno amazzonico. Ciò significa deforestazione e aumento dei livelli atmosferici di diossido di carbonio e metano, i principali gas serra.”

Quando gli elettori della quarta più grande democrazia al mondo andranno alle urne il prossimo ottobre, avranno nelle loro mani il destino del loro Paese e del Pianeta. Una vittoria di Bolsonaro comprometterebbe le opportunità sociali, democratiche e ambientaliste del Brasile in modo devastante e influenzerebbe notevolmente quelle mondiali.