La COP si tinge dei colori dell’Amazzonia

In questa prima settimana di lavori alla Conferenza sui Cambiamenti Climatici di Lima sono stati tanti gli eventi, i dibattiti e le manifestazioni che hanno messo in luce i problemi affrontati dai popoli indigeni che vivono nei 9 Paesi che compongono la regione amazzonica. Come si prevedeva, questa sta diventando sempre di più la COP dell’Amazzonia. A rafforzare questa presenza, ieri, 4 novembre, si è tenuto il seminario internazionale sulla “Riserva di carbono nei territori indigeni e nelle aree protette dell’Amazzonia”, promosso dai importanti organizzazioni, come il Coordination of the Indigenous Organizations of the Amazon Basin (COICA), Amazon Environmental Research Institute (IPAM) e Woods Hole Research Institute (WHRC ).

All’evento è stato presentato un nuovo studio dell’IPAM che rivela l’esistenza di enormi quantità di carbonio in una rete che raggruppa più di 2.300 territori indigeni. Con il titolo di “Carbonio nelle foreste dell’Amazzonia: il ruolo poco riconosciuto dei territori indigeni e aree naturali protette”, la ricerca suggerisce che la grande quantità di carbonio esistente in queste foreste – pari al 55% di tutto il carbonio della regione amazzonica -, è di fondamentale importanza per la stabilità del clima globale e per l’identità culturale dei popoli della foresta.

“Abbiamo scoperto, ad esempio, che le zone dei popoli indigeni contengono circa un terzo del carbonio di tutta la superficie amazzonica, una quantità maggiore di tutto il carbonio contenuto nelle foreste ricche di carbonio degli altri paesi tropicali, inclusi Indonesia e Repubblica Democratica del Congo”, afferma lo scienziato Wayne Walker, del Woods Hole Research Institute.

Lo studio rivela inoltre che circa il 20% delle foreste dell’Amazzonia sono minacciate dalla deforestazione legale e illegale, dalla costruzione di nuove strade e dighe, dall’espansione dell’agrobusiness e industria dei minerali e dall’estrazione di petrolio.