Lotta alle mutilazioni genitali femminili

Ehi! Siamo due stagisti che in questi giorni stanno scrivendo per l’Agenzia di Stampa Giovanile. 

Tra le attività svolte abbiamo approfondito il tema delle mutilazioni genitali femminili (MGF), pratica che consiste nell’asportazione parziale o totale dei genitali femminili esterni. Sono almeno 200 milioni le ragazze e le donne che in 30 Paesi del mondo hanno sofferto di qualche forma di mutilazione genitale. Questi sono dati forniti dall’Unicef e Unfpa (United Nation Population Fund).
Perché parliamo proprio di questo? Dovete sapere che il 6 febbraio sarà la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili! In occasione di questo evento, dal 8 febbraio al 22 marzo, presso il Centro per la Cooperazione Internazionale in Vicolo San Marco 1, a Trento, si svolgerà una rassegna cinematografica dove si tratterà questo argomento con la visione del film-documentario “Jaha’s promise”. Questo è solo uno dei tanti documentari su attualità, diritti umani e informazione, selezionati da CineAgenzia per il Festival di Internazionale a Ferrara il quale ha raggiunto Trento per la prima volta assieme ad almeno altre 30 città in tutta Italia.
Jaha è un’attivista gambiana che venne sottoposta a mutilazione genitale femminile da bambina e portata a 15 anni a New York per sposare un uomo che non aveva mai visto prima. Un decennio più tardi tornò in Gambia per guidare una campagna contro la pratica che le ha segnato la vita. La ragazza tentò di eliminare questa pratica raccogliendo le diverse opinioni e ragioni della sua esistenza. Un’avventura mozzafiato!
Le MGF sono molto presenti in Africa, soprattutto in Egitto e in Guinea. In questi due paesi circa il 90% delle donne sono state mutilate. Vi sono varie ragioni per cui questo fenomeno si verifica, tra le quali spiccano motivazioni religiose e culturali. Come abbiamo visto nel film, ci sono varie opinioni anche da parte delle donne che vi sono state sottoposte: alcune pensano addirittura che le MGF agevolino il parto o che vengano praticate a causa di una mancata assistenza sanitaria.
Joy Ehikioy, giovane studentessa nigeriana a Trento, ci ha parlato del fenomeno anche nel suo Paese. “Le persone credono a cose diverse. Mi sono informata sulle MGF, ho letto che si fanno per preparare le ragazze al matrimonio e cose del genere. Pensano che questo renda la donna più pura e matura, ma non hanno nessun beneficio di salute, perciò personalmente è un qualcosa che non vorrei affrontare.”
Joy non sa se ci sono campagne di questo genere in Nigeria: “Ma è un Paese che si sta sviluppando velocemente. So che ci sono dei progetti in atto nell’est Nigeria per sradicare queste pratiche, hanno fatto una collaborazione con l’UNICEF”.
La MGF è un’usanza ancora molto sentita in Africa, tuttavia sia dal film-documentario che abbiamo visto, sia dall’intervista con Joy, abbiamo capito che con grande impegno e collaborazione è possibile contrastare questa violazione dei diritti umani.