Cambiamenti climatici, migrazione e salute globale: alla ricerca del collegamento mancante

Negli ultimi decenni, abbiamo assistito ad un ruolo sempre maggiore giocato dai cambiamenti climatici nei fenomeni migratori. Disastri naturali, ondate di calore estremo, siccità, alluvioni, scarsità di acqua ed infertilità del suolo sono alcune delle cause alla base di migrazioni. Come riportato dallo studio di Greenpeace Climate Change, Migration, and Displacement (2017), solo nel 2015, dei 27.8 milioni di profughi a livello globale, 19,.2 milioni fuggivano da 113 Paesi a causa di disastri naturali.

Nonostante la società civile ed i governi abbiano già compreso ed iniziato ad affrontare il problema del rapporto tra migrazioni e cambiamenti climatici, vi è un ulteriore collegamento che non sta ricevendo molta attenzione: la salute globale. Solo adesso la comunità sanitaria pubblica si sta rendendo conto di come i cambiamenti climatici pongano un enorme ostacolo alla salute globale.
Sono stati avanzati solo pochi tentativi di considerazione della relazione tra cambiamenti climatici, migrazione e salute come una problematica unica. Ieri pomeriggio, durante l’incontro “Displacements induced by El Niño: a public health issue”, specialisti del settore hanno evidenziato l’importanza di associazione con organizzazioni ed iniziative sul campo, considerando che i progressi fatti nei forum internazionali spesso non riflettono le realtà locali.

“Il problema è che queste tre focus (salute pubblica, migrazione e cambiamenti climatici ndr) stanno lavorando indipendente l’uno dall’altro. Ciascuno di essi sta producendo i propri strumenti, le proprie politiche di sviluppo, le proprie iniziative ed a volte lavorano in insiemi separati senza essere a conoscenza di ciò che viene fatto negli altri gruppi di lavoro,” ha dichiarato durante l’incontro François Gemenne dell’Università di Liège, esperto di geopolitiche ambientali e dinamiche migratorie.

Secondo Gemenne, i contatti carenti tra questi tre focus possono portare a risultati controproducenti e questo già avviene nei negoziati riguardanti le migrazioni ed i cambiamenti climatici, i primi con lo scopo di rallentare e limitare i fenomeni migratori ed i secondi con quello di spingere intere popolazioni ad emigrare per adattarsi ai cambiamenti. “Anche in assenza di un qualsiasi giudizio politico su dove noi ci stiamo recando, uno può benissimo vedere la contraddizione tra queste due politiche,” ha sottolineato Gemenne.
Come rimarcato da Nick Watts, professore associato all’University College di Londra, quando si parla di salute, si dovrebbe tenere conto delle “correlazioni con rischi precedentemente non correlati”. Diversi fattori possono creare seri problemi alle comunità colpite dai cambiamenti climatici: malnutrizione causata da inondazioni, problemi mentali dovuti a traumi come conseguenza di disastri naturali, la diffusione di malattie.
Un esempio lampante di questa relazione tra cambiamenti climatici e rischi per la salute sono le conseguenze delle manifestazione di El Niño. El Niño è un fenomeno meteorologico le cui conseguenze si conoscono da millenni. Ma solo nei primi anni ’90, quando il fenomeno ha cominciato a divenire più forte, studi e ricerche hanno cominciato ad interessarvisi.
Ogni circa cinque anni El Niño e La Niña causano rispettivamente un aumento od una riduzione della temperatura dell’acqua nell’Oceano Pacifico, con conseguenze quali abbondanti precipitazioni piovose, un innalzamento dell’oceano, alluvione, e così via. Nonostante i due fenomeni non siano prevedibili, negli ultimi trent’anni non solo sono divenuti più forti, ma anche più frequenti, avendo luogo anche più volte in uno stesso viaggio, ed in luoghi dove non si erano mai visti prima.
La colpa di questi mutamenti è stata addossata ai cambiamenti ambientali ed alle azioni umane che li  influenzano. Oltre alle conseguenze sul territorio, sull’agricoltura e sulla produzione di cibo, effetti sono recentemente stati registrati sulla salute globale e sulla diffusione di malattie infettive. Quindi, non solo il numero di persone uccise, ferite o private di una casa a causa di disastri ambientali conseguenza di El Niño è allarmante, ma anche la trasmissione di malattie quali la malaria, la dengue e la zika.

Come sottolineato da Antoine Flahahult, professore all’Università di Ginevra, la diffusione della febbre Zika in Brasile è stata scientificamente ricondotta ad un fenomeno particolarmente forte di El Niño nel 2015, come l’ondata di influenza spagnola del 1918 fu causata da un’intensa La Niña. Quest’ultima è anche causa di una riduzione delle piogge, che è stata osservata come causa di diarrea acuta nei bambini africani. La correlazione tra scarsità di pioggia e diffusione della diarrea non ancora stata completamente compresa, ma si suppone che la mancanza di acqua possa condurre ad una scarsità di igiene, che può causare la malattia.

Fuori dai negoziati e dentro l’azione

La separazione tra il progresso che sembra raggiungersi nei forum internazionali e, d’altro canto, il progresso che ha luogo sul campo, mostra come i responsabili politici, gli scienziati e l’UNFCCC possono essere completamente alienati fa ciò che succede al di fuori dai negoziati della COP.

“A volte restiamo intrappolati nella bolla della cop e non siamo abbastanza connessi con le organizzazioni locali ed i responsabili politici che stanno rispondendo a questi problemi sul campo,” ha sottolineato Gemenne.

Nel 2015, l’Accordo di Parigi ha riconosciuto l’adattamento ai cambiamenti climatici come una parte cruciale dell’azione climatica, creando una task force per sviluppare raccomandazioni per degli approcci unitari per minimizzare e gestire la migrazione forzata conseguenza dei mutamenti climatici.
Come riportato nel testo ufficio, questa task force dovrà “completare, basarsi su e coinvolgere, ove possibile, gli enti ed i gruppi di esperti già esistenti nell’ambito della Convenzione Quadro così come organizzazioni rilevanti ed i gruppi di esperi al di fuori della Convenzione, con lo scopo di sviluppare raccomandazioni per approcci unitari per minimizzare e gestire la migrazione connessa agli impatti negativi dei cambiamenti climatici.”
Tuttavia, Gemenne è critico nei confronti della task force, in quanto essa non è aperta a quelle rappresentanza solitamente non presenti ai negoziati. “Dobbiamo renderci conto che ci sono altre discussioni fondamentali su queste problematiche che hanno luogo al di fuori della COP e che abbiamo bisogno di entrare in contatto con esse, perché se non lo facciamo, ogni passo avanti che facciamo in queste stanze sarà inutile sul campo, perché non corrisponderà con i progressi raggiunti nei negoziati di altri forum multilaterali a livello sia globale che locale.”
In conclusione, il titolo utilizzato da Gemenne per la propria presentazione può facilmente illustrare la necessità di rapportare la salute mondiale, i cambiamenti climatici e la migrazione, perché “una cosa a tre è più sana di un triangolo amoroso.”