Changing Mind Not the Climate

L’educazione è un vettore chiave per preparare le società ai cambiamenti globali. È uno strumento fondamentale per orientare il presente e trasformare il futuro creando le premesse necessarie per l’inclusione sociale e la giustizia, oltre che per la salvaguardia dell’ambiente, del clima e dei sistemi ecologici dai quali dipendiamo. L’educazione svolge un ruolo di primaria importanza nel sensibilizzare e promuovere il cambiamento degli stili di vita e per velocizzare i processi di adattamento delle comunità.  Educare vuol dire creare uomini e donne liberi, responsabili e informati, in grado di partecipare al dibattito pubblico e di influenzare le politiche, facilitando così il raggiungimento di obbiettivi comuni.
I responsabili dell’UNESCO e dell’UNFCCC concordano sul fatto che “l’istruzione fornisce le competenze di cui le persone hanno bisogno per poter crescere all’interno della nuova economia sostenibile, lavorando in settori come l’energia rinnovabile, la Smart-agricolture, la riabilitazione delle foreste, la progettazione di città efficienti in termini di risorse e nella gestione di ecosistemi sani. E forse ancora più importante, l’educazione può determinare un cambiamento fondamentale sul come pensiamo, agiamo e gestiamo le nostre responsabilità l’uno verso l’altro e sul pianeta”. Il ruolo fondamentale dell’educazione nelle risposte ai cambiamenti climatici è stato chiaramente riconosciuto alla Conferenza sul clima di Parigi (COP21) nel dicembre 2015. È uno dei settori su cui si focalizza l’articolo 12 dell’Accordo e su cui ogni anno si riunisce il gruppo Action for Climate Empowerment (ACE). Nello stesso anno i governi hanno adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che ha stabilito una serie completamente nuova di obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e in cui l’educazione occupa un posto di primissimo piano.
Il 16 novembre qui alla COP23 era l’Education Day, un’occasione fondamentale per tutte le parti interessate di scambiare informazioni sulle pratiche di successo e definire i prossimi passi per migliorare le alleanze per l’educazione al cambiamento climatico. Noi abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad un segmento di alto livello con numerosi interventi di particolare interesse.
A introdurre il side event Zuriel Oduwole, giovane quindicenne americana conosciuta per il suo impegno a sostegno dell’educazione di giovani ragazze in Africa. La richiesta principale di Zuriel è che i governi trovino soluzioni per aiutare a ridurre gli effetti del cambiamento climatico, ponendo particolare attenzione al continente africano.  Zuriel chiede che il punto di vista dei più giovani non venga sottovalutato e trovi un suo spazio all’interno delle negoziazioni: “i bambini hanno dei punti di vista differenti dagli adulti. A volte noi ragazzi vediamo cose che gli adulti non vedono”, dice Zuriel. Da una parte è fondamentale che bambini e adolescenti approfondiscano tematiche relazionate al cambiamento climatico (cosa molto rara, se non praticamente inesistente) e dall’altra occorre che i professori utilizzino dei programmi di insegnamento diversi, nuovi, adatti ai cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo: “Durante le lezioni di geografia quando si parla di clima, si deve specificare se si tratta del clima vecchio o di quello nuovo, perché attualmente sta piovendo in luoghi in cui non era solito piovere; sta nevicando in posti in cui non si era mai vista la neve prima”, spiega Zuriel.    Patricia Espinosa, segretario esecutivo della UN Framework Convention on Climate Change, inizia il suo intervento presentando una ricerca svolta dalla UNFCCC, che risponde alla domanda di quali fossero gli strumenti più rilevanti per affrontare la questione del cambiamento climatico.  Nonostante al giorno d’oggi si pone maggiore importanza alla tecnologia, dai risultati della ricerca appare evidente che per la popolazione non ci siano più dubbi: è l’educazione lo strumento migliore per sfidare i cambiamenti climatici. Non è sufficiente parlare del cambiamento, ma è necessario studiarlo, capirlo ed esserne informati: “l’educazione nelle scuole è la chiave per un futuro green”, dice Espinosa, “il cambiamento climatico è una questione che prima o poi ogni singolo bambino sarà costretto ad affrontare nella propria vita, indipendentemente dall’età in cui ciò succederà, si tratta di un fatto inevitabile”.
La principessa del Marocco Lalla Hasnaa ha enfatizzato l’importanza dell’Articolo 12 dell’Accordo di Parigi, il documento finale della COP21 sottolinea che: “Le parti devono cooperare nell’adottare misure … per migliorare l’educazione al cambiamento climatico, la formazione, la sensibilizzazione del pubblico, la partecipazione pubblica e l’accesso del pubblico alle informazioni …”.
Il sistema educativo è lo spazio in cui bisogna dare un imprinting di base e orientare i bambini. È sui banchi delle scuole che deve iniziare tutto.
Intervenendo all’evento, il sig. Shyamal Majumdar, capo del Centro internazionale per l’istruzione e la formazione tecnica e dell’UNESCO-UNEVOC, ha illustrato i programmi dell’UNESCO sul tema dell’Educazione allo sviluppo sostenibile: “l’educazione non è solo una chiave ma il passe partout. Durante la Cop23 abbiamo imparato qualcosa”, continua, “è facile trovare una soluzione ma è davvero difficile renderla effettiva. L’azione per il clima ha bisogno di maggiore attuazione, l’attuazione richiede istruzione e competenze”.
L’Unesco promuove iniziative per rendere l’educazione una parte centrale della risposta globale al cambiamento climatico; supporta diversi paesi affinché venga introdotta l’educazione al cambiamento climatico e affinché venga data importanza al Global Action Programme (GAP) sull’Educazione allo Sviluppo sostenibile (ESD), promosso nel 2014.
Infine Mereseini Vuniwaqa, Ministro delle Donne, Bambini e Riduzione della Povertà delle Fiji, ha chiesto soluzioni a lungo termine: “Abbiamo bisogno di ristabilire un rapporto con la natura, e per questo abbiamo bisogno dell’educazione. Dobbiamo portare i bambini fuori dalle classi affinché vedano, capiscano e imparino a giudicare da soli.”
Chiudiamo parafrasando le parole di un autore a noi caro e un grandissimo pedagogo:
“C’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando d’essere franco all’altro come a sé, sognando il mondo come ora non è: il mondo si trasforma solo se sognato”