Crediti: Omar Di Felice

La crisi climatica raccontata dalla sella di una bicicletta

Omar Di Felice è un ciclista estremo che affronta i luoghi più impervi del Pianeta in sella alla sua bicicletta. Dallo stretto contatto con la natura è per lui recentemente emerso un importante bisogno di agire per proteggerla e di sensibilizzare a riguardo. Così è nato il progetto Bike to 1,5° in cui sport e scienza si uniscono per la lotta alla crisi climatica.

Di Ilaria Bionda

Omar Di Felice è un ultracyclist che con la sua bicicletta ha affrontato straordinarie imprese nelle zone più estreme del Pianeta: dal campo base dell’Everest al deserto dei Gobi, fino al recente giro del mondo artico. Negli ultimi anni di viaggi, però, notare la velocità con cui il mondo sta drasticamente cambiando lo ha portato a compiere le sue imprese con una motivazione in più: sensibilizzare sul cambiamento climatico. Con il progetto Bike to 1,5°, in collaborazione con Italian Climate Network, Omar ha prima raggiunto la COP26 in sella alla sua bicicletta e poi contribuito alla divulgazione, cercando di unire sport e scienza con l’obiettivo di comprendere come sia possibile agire contro la crisi climatica. La prossima tappa del progetto – dal titolo Antarctica Unlimited – è stata annunciata in anteprima al Festival dello Sport di Trento. Sempre con l’obiettivo di narrare il cambiamento climatico, Omar affronterà su due ruote la traversata della zona più impervia del mondo: l’Antartide. Proprio a margine del suo intervento al Festival abbiamo avuto l’occasione di incontrarlo e intervistarlo.

Omar con la bicicletta con cui affronterà Antarctica Unlimited (ph: Michele Lotti, Festival dello Sport)

La bicicletta per te è il mezzo per le imprese estreme, per noi, invece, è un mezzo che potremmo utilizzare nella vita di tutti i giorni, perché è importante?

Sì, la bicicletta è sicuramente il mio mezzo di esplorazione e di pratica sportiva, ma non dobbiamo mai dimenticare la sua concezione più primitiva, quella di mezzo di spostamento, utilizzato anche e soprattutto nei contesti in cui quotidianamente ci troviamo nelle nostre città. Questo mezzo possiede una certa potenza che coincide esattamente con quello che è lo scopo che l’umanità adesso deve avere: quello di ridurre le emissioni. In quest’ottica, sicuramente, la bicicletta è il mezzo più naturale e più sostenibile, quello che tutti noi dovremmo cominciare, anzi ricominciare ad utilizzare. Dico ricominciare perché avevamo una grande cultura in tal senso e l’abbiamo purtroppo persa negli ultimi 50 anni. Dobbiamo quindi reimparare a spostarci in bicicletta, in maniera più leggera, sostenibile ma anche più sana per noi stessi. A volte ci dimentichiamo che la bicicletta ci dà la possibilità di fare gratuitamente dell’attività fisica mentre ci spostiamo: spesso le persone perdono tempo per coprire distanze in auto e cercare parcheggi per andare in palestra, fare un’ora di attività e poi riscappare in automobile. Ecco, se noi tutte queste cose le facessimo con le due ruote risparmieremmo tempo e faremmo sicuramente del bene anche a noi stessi.

Come trasmetti il valore della bicicletta ai più giovani?

Cerco sempre di fare le cose su due livelli. Il primo è quello dell’esempio, dare il buon esempio è sicuramente importante. Raccontare i posti che vivo, come mi sposto, che cosa si può fare con la bicicletta è molto semplice, per vederlo basta accendere un mio video o guardare delle mie foto, non si può non riconoscere la bellezza di attraversare la natura in sella alla propria bicicletta. Il secondo livello è quello dell’azione per sensibilizzare, in particolare attraverso il progetto di divulgazione che porto avanti nelle scuole elementari e medie, in cui racconto le mie esperienze cercando di stimolare i giovanissimi all’utilizzo della bicicletta. Consideriamo che spesso la resistenza che hanno i nostri ragazzi giovani non è data dalla loro mancanza di voglia, la verità è che sono disincentivati dalla generazione precedente che ormai si è adagiata sulla comodità del mezzo a motore. Quindi dovremmo incoraggiare un po’ di più i giovani che già vogliono muoversi in bicicletta, dobbiamo solamente spingere, nel terreno già fertile, affinché le persone tornino a scoprire la bici.

Post dal profilo Instagram di Omar Di Felice riguardo la crisi climatica

Le tue imprese ti vedono immerso nella natura e chiaramente si crea uno stretto rapporto con essa. Da questa vicinanza emerge un maggiore desiderio di proteggerla?

Grazie a questo stretto legame si passa dal concetto di natura a cui siamo abituati, che implica il volerla ingabbiare, modificare e adattare alle nostre esigenze, a fare esattamente il processo contrario cioè adattarci noi all’ambiente circostante. Questo secondo processo fa sì che si passi dal voler modificare la natura a modificare noi stessi e il nostro approccio ed è una cosa meravigliosa, poiché ci offre la possibilità di scoprire una parte di noi che non conosciamo, ma anche di entrare nella natura in un modo più gentile. Ovviamente, come per tutte le cose, quando le scopri nella loro essenza sviluppi l’amore per la bellezza e il passo successivo è volerla proteggere. È chiaro che quando io vado su un ghiacciaio in Islanda e vedo l’acqua di fusione sotto il ghiaccio o vedo determinate situazioni negative mi preoccupo maggiormente. Sentir parlare di un malato è un conto, entrare in una corsia di ospedale e vedere i malati è un altro: lo stesso paragone lo possiamo fare con l’ambiente.

Quando scopri la natura nella sua essenza
e sviluppi l’amore per la bellezza,
il passo successivo è volerla proteggere

Omar Di Felice

Quali effetti del cambiamento climatico hai potuto constatare nella natura tra le tue prime imprese e le più recenti?

Sicuramente le stagioni sono diverse, cambia molto l’alternanza del caldo e del freddo, dell’estate e dell’inverno. Nel 2022 abbiamo vissuto la più calda estate fino ad ora, o come si sente dire, la più fresca da ora in avanti: questo è il termine giusto che fotografa esattamente la situazione. Allo stesso tempo è chiaro che in ambientazione artica ci sono meno neve e meno ghiaccio. Però, se da un lato basta questo punto di osservazione per avere un’idea, poi bisogna affidarsi alla scienza che ci dà i dati e i numeri certi per distinguere i reali cambiamenti e quanto la crisi climatica stia impattando su tutti noi.