© 2022 – Ultima Generazione

C’è un modo giusto per fare rumore?

Quest’estate hanno fatto discutere i blitz degli attivisti ambientali alle opere d’arte. Tra le tante, sono state coinvolte la Primavera di Sandro Botticelli, la Galleria degli Uffizi di Firenze e il Laocoonte dei Musei Vaticani. L’articolista di Veronica Iandolo fa una riflessione sulle proteste di Ultima Generazione (così si chiama il gruppo che ha dato il la a questi blitz).

di Veronica Iandolo, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

Chissà se Sandro Botticelli, nel lontano 1477, più di cinque secoli fa, avrebbe mai immaginato che uno dei suoi dipinti più noti, la Primavera, sarebbe diventata la scenografia della protesta avvenuta quest’estate: alcuni attivisti di Ultima Generazione si sono incollati al vetro di protezione dell’opera conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze per chiedere azioni urgenti e concrete contro la crisi climatica. Poco dopo Ferragosto è giunta notizia di un’ulteriore manifestazione, con le stesse modalità: questa volta è toccato al Laocoonte dei Musei Vaticani, anche se Ultima Generazione non sembra voler tacere.

Ma chi sono gli attivisti di Ultima Generazione? Si definiscono come “semplici cittadine e cittadini preoccupati per il proprio futuro e per quello di chi verrà dopo” e affermano che “le scelte che l’umanità (non) sta prendendo ora delineeranno un futuro dal quale non sarà possibile tornare indietro”. Per questo motivo si ritengono, appunto, l’ultima generazione che ha la possibilità di agire e salvare ciò che è rimasto.

Agire sì, ma come? Dopo gli appelli lanciati da Ultima Generazione, si è infiammato un interessante dibattito che, fin da subito, ha diviso chi ritiene che il gesto sia stato efficace e chi, invece, è dell’opinione che il fine non sempre giustifica i mezzi e critica l’atto come scorretto o, addirittura, vandalico, seppur le opere non siano state danneggiate in alcun modo. Nei video diventati virali è possibile sentire le voci di alcuni dei presenti che gridano “smettetela, andate via”, mentre altri chiedono “cosa pensate di ottenere?”. Nei commenti si leggono frasi che chiedono rispetto per l’arte, ma anche incoraggiamenti di chi loda queste proteste in quanto complici della lotta al cambiamento climatico.

© 2022 – Ultima Generazione

Nei loro discorsi davanti alla tavola del Botticelli, gli attivisti hanno fatto leva su un’istituzione importante come i musei, in quanto portatori di idee, di pensieri e di cultura fin dall’antichità, ma anche in quanto imminente vittima del collasso eco-climatico.

D’altronde l’opera, emblema del Rinascimento, è simbolo di quell’età di cambiamento, portatrice di nuovi modi di vivere la vita e visioni del mondo. Le stesse cose che Ultima Generazione ha chiesto ai visitatori degli Uffizi: cambiare per “rinascere”, per dare una svolta, una nuova visione alla questione ambientale e alla crisi energetica.

Gli attivisti della città eterna invece volevano mostrare che, come Laocoonte, gli scienziati e gli attivisti hanno messo in guardia l’umanità sulle azioni che oggi compiamo e sui loro effetti nel domani. E, sempre come Laocoonte, essi non vengono ascoltati. Come possono quindi fare rumore?

A onor del vero, l’entrata in un museo, in confronto ai violenti movimenti di black bloc e no global, è un gesto del tutto innocuo, seppur divisivo. Ultima Generazione ha sicuramente raggiunto lo scopo di arrivare alle menti di tante persone, sicuramente molte di più rispetto a una semplice manifestazione, forse proprio grazie ai suoi gesti irriverenti e provocatori, ciò che gli attivisti stessi chiamano “disobbedienza civile nonviolenta”.

Esistono modi giusti per manifestare? Se sì, quali? Se il fine può giustificare i mezzi, qual è il limite? Ma forse, alla fine, la vera domanda è: manifestare è abbastanza?

Il “come” ha importanza limitata, ma il “perché” ne ha a dismisura. Ciò che conta è non perdere di vista l’obiettivo, tenere a mente per chi o per cosa si lotta. Perché le manifestazioni fanno parlare di loro ma poi passano. Le lotte restano.