Cambiamento climatico: che emozioni mi provoca?

Si è parlato di cambiamento climatico al secondo incontro di Circolo Climatico. Dopodiché c’è stata una riflessione sulle emozioni suscitate dal confronto con l’esperto Roberto Barbiero, climatologo di APPA. Al prossimo incontro, mercoledì 19 ottobre, si parlerà dell’importanza di una risorsa vitale, l’acqua, e come al solito si ragionerà anche sulle “emozioni climatiche” e sui piccoli passi che ognuno può fare per diventare più sostenibile cambiando le proprie abitudini.

di Redazione

E’ cominciato con uno “speed date” climatico l’incontro di Circolo Climatico di mercoledì 12 ottobre, che si è svolto come sempre negli spazi del MUSE. I partecipanti hanno avuto un minuto di tempo per scambiarsi due informazioni: quale azione sostenibile sono riusciti a mettere in campo e quale gesto provoca loro difficoltà. C’è chi ha detto di essere riuscito a diminuire il consumo di carne ed essere diventato vegetariano e chi, invece, non riesce proprio a smettere di consumare carne. Per contro, c’è chi, pur riuscendo ad avere un’alimentazione vegetale, trova difficoltà a restare sotto la doccia per poco tempo.

All’incontro si è discusso di cambiamento climatico con il fisico e climatologo di APPA Roberto Barbiero. “Non bisogna confondere i fenomeni meteorologici con il cambiamento climatico – ha precisato -, perché il clima si misura su lunghi periodi: si ragiona sull’arco di almeno trent’anni”.

Sono state usate alcune parole per descrivere il cambiamento climatico: rapido, intenso, inaudito e inequivocabile. Rapido perché “negli ultimi 50-60 anni ha subito un’accelerazione”, intenso perché la temperatura è aumentata in media di 1,1°C rispetto all’era preindustriale. “L’aumento di 1,5°C – ha spiegato Barbiero – è una soglia da non raggiungere: gli scienziati spiegano che si attiverebbero dei processi fisici irreversibili per il pianeta. Un altro limite importante da non superare, stabilito dagli accordi di Parigi, è quello dei 2°C”.

Il cambiamento climatico è inaudito “perché facciamo fatica a immaginare le conseguenze sul comparto sociale ed economico”, ha ammesso Barbiero, mentre è inequivocabile perché così gli scienziati hanno definito l’impatto dell’azione antropica sul cambiamento climatico.

Nei prossimi incontri di Circolo Climatico si parlerà, tra le altre cose, di energia ed alimentazione, che sono i due settori più impattanti, che generano più emissioni di gas a effetto serra. “Per l’energia si parla del 70 per cento della responsabilità del cambiamento climatico – ha detto Barbiero – dovuta soprattutto ai combustibili fossili”. Anche il settore della moda – di cui si discuterà nei prossimi incontri – ha un impatto rilevante sul cambiamento climatico e anche su quella che viene definita “giustizia climatica”: molto spesso, infatti, oltre a essere prodotti senza rispetto per l’ambiente alcuni capi d’abbigliamento sono lavorati da persone che non vedono riconosciuti i propri diritti.

Un’altra parola legata al cambiamento climatico è “insufficiente”, perché tale è l’azione messa in campo finora dai governi di tutto il mondo per mitigarlo e per adattarsi ad esso: nel primo caso, ha spiegato Barbiero, si agisce sulle cause del cambiamento climatico, nel secondo invece sugli effetti.

Da questa presentazione è partito un dibattito interessante non solo sulle emozioni climatiche, ma anche sul nucleare e sul ruolo dell’Unione Europea nella questione climatica. C’è chi pensa che più gli impatti del cambiamento climatico si faranno sentire, più i potenti della Terra saranno costretti ad agire, mentre alcuni ritengono che neanche in quel caso i leader e i capi di Stato cominceranno a prendere decisioni serie e concrete.

Si è ragionato anche sul ruolo importante delle reti di attivisti e attiviste e sull’importanza di creare legami e comunità anche per lottare contro il cambiamento climatico. Nelle prossime settimane, inoltre, si parlerà di mindufulness, una pratica che ancora la mente al presente, “l’unico istante in cui è possibile agire”, come ha spiegato la psicologa Laura Endrighi, che accompagna i ragazzi in tutto il percorso. La pratica più conosciuta della mindfulness è la meditazione, ma ce ne sono molte altre.

IL PROGETTO

Il progetto “Circolo climatico” nasce a seguito di un confronto portato avanti dall’associazione Viração&Jangada con i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato ad alcuni suoi progetti. È promosso e co-finanziato dal Piano Giovani di Zona Trento Arcimaga e in collaborazione con l’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente (APPA), Museo delle Scienze di Trento (MUSE), l’Ecosportello Fa’ la cosa giusta! Trento, Extinction Rebellion e Fridays for Future.

Si chiama “Circolo climatico” perché l’idea di fondo è che parlare dei pensieri e delle emozioni in gruppo aiuti a migliorare il livello di benessere mentale e aumenti la motivazione a modificare le proprie abitudini verso uno stile di vita più sostenibile.